Pochi giorni fa, a Porto Cesareo, genitori distratti da un selfie lasciano cadere in mare il passeggino con il loro piccolo; alla scena assiste un passante che riesce a salvare il bambino. Il commento di Barbara Volpi.
Episodi del genere, che per un caso fortuito, una coincidenza, un segno del destino come potrà essere ricordato in maniera “salvifica”, che per l’osservazione attenzione di qualcuno non sono degenerati in tragedia possono esserci UTILI per fermarci un attimo a riflettere su quello che stiamo facendo e che si sta facendo in seguito all’invasione della digitalità, nell’accezione più ampia del termine, nelle nostre vite e nella nostra quotidianità.
{xtypo_dropcap}N{/xtypo_dropcap}el testo Genitori Digitali edito dal Mulino (2017) ho utilizzato la metafora del FERMO IMMAGINE come momento di “osservazione partecipata” per focalizzare l’attenzione ed orientare la riflessione sulle dinamiche digito-affettive rilevate ed espresse nelle azioni quotidiane in cui la tecnologia è capillarmente inserita. Selfie, condivisione sui social, attenzione focalizzata sul telefonino a scapito di altre forme di interazione sono soltanto alcuni esempi di un agire quotidiano, che spesso come riportato dai fenomeni di cronaca, ci sfuggono di mano e come possiamo osservare questo riguarda non solo agli adolescenti ma anche coloro che dovrebbero proteggere e sostenere i figli nella corretta e salutare educazione alla digitalità.
In questo caso specifico siamo dinanzi ad una situazione che “superficialmente” potrebbe essere interpretata come accidentale e di distrazione e proprio per il “suo lieto fine” può farci da memo per ricordarci uno degli elementi universali che vengono stravolti dall’uso improprio di uno strumento, che nel proposito di Steve Jobs doveva permettere di “avere il mondo in tasca” ma non quello di permettere allo stesso di cancellare e distruggere il mondo nel quale viviamo.
L’assunto base della teoria dell’attaccamento che è la disciplina che ha orientato nel corso degli ultimi 30 anni le nostre conoscenze sullo sviluppo psicologico del bambino, della relazione genitore-bambino e la profondità della comprensione dell’agire adulto, ci insegna che la costruzione della base sicura nella prima infanzia è il trampolino di lancio in adolescenza e in età adulta verso il benessere e la salute mentale dell’individuo. Più i legami sono saldi e sicuri più il bambino, il ragazzo e l’adulto avranno la possibilità di costruire e portare avanti relazioni sane nel loro ciclo di vita tramettendolo ai loro figli. Viceversa l’insicurezza dell’attaccamento predispone il bambino su un terreno di rischio che a seconda delle circostanze può sfociare o meno in disturbi psicologici nella traiettoria di sviluppo.
{xtypo_dropcap}C{/xtypo_dropcap}onsiderando il fenomeno del Selfie (e questo vale per le diverse azioni quotidiane “distraenti” web-mediate) come un iceberg rispetto ad un’analisi più profonda delle dinamiche mentali ad esso connesse possiamo concepire la base come una porta di ingresso verso la distrazione che può essere temporanea e anche salutare se la intendiamo nel senso ricreativo del termine come momento di stacco dalle pressioni e dalle incombenze giornaliere, che permette di sospendere, di staccare la spia per poi riprendere in maniera più energica e focalizzata ma che, se poi si estremizza, può diventare un RIFUGIO della mente per dissociarsi e staccarsi dalla realtà.
In questo caso la dissociazione estremizzata porta il mondo in tasca ad essere l’unico mondo nel quale l’individuo vive in isolamento e in chiusura totale come nel caso degli Hikikomori, la cui realtà si sta diffondendo in modo repentino anche in Italia.
Nel Selfie il fermare l’attimo per suggellare un ricordo o un’immagine nei tanti album digitali è alimentato da una parte, da una ricerca di un investimento narcisistico sul Sé che può essere fisiologico e naturale per gli adolescenti alle prese con lo sviluppo della propria identità reale e digitale allo stesso tempo, ma che assume toni preoccupanti nel momento in cui si bypassa il bisogno istintivo di proteggere e monitorare la prole per ricercare una condivisione iconica e un plauso condiviso di like e cuoricini rispetto a cosa?
Ad una mancanza di aspetti affettivi e emotivi che la psicologia dello sviluppo ha messo alla base di una traiettoria di sviluppo sano: se il bambino al parco che si allontana dalla madre per esplorare l’ambiente esterno di pochi metri e cade si gira per cercare rassicurazione dalla stessa nel momento di bisogno. Questo è vero sia nell’infanzia, che in adolescenza quando le esplorazioni del mondo esterno lo porteranno più lontano. Se i genitori sono occupati a fare il Selfie per condividerLo in rete e mostrare a tutti quanto stanno bene perdendo di vista il bambino (nell’estremizzazione di quanto accaduto come riflessione congiunta) allora la base sicura reale/digitale non garantisce la sicurezza necessaria ad uno sviluppo SANO.
La base sicura reale viene minata da scambi interattivi poco attenti e nel contempo la base sicura digitale si struttura su un terreno minato che non tiene conto di rischi e pericoli concreti e reali quali pedofilia o grooming e via dicendo.
{xtypo_dropcap}N{/xtypo_dropcap}el momento in cui condividiamo in rete immagini di nostro figlio che dorme, dell’allattamento, dei primi passi priviamo il bambino del suo bisogno istintivo di essere protetto, rassicurato ma soprattutto di essere RISPECCHIATO negli occhi dei genitori primo Selfie istintivo e naturale di una vera e fruttuosa condivisione affettiva. Nel film INSIDE OUT l’emozione primaria di Ryle la Gioia viene letta e amplificata dai genitori nella loro focalizzazione attenta del volto della bambina e nell’amplificazione all’unisono: “è proprio un fagottino di gioia”. Se deleghiamo la rete a riconoscere il bambino o la nostra vita, i nostri momenti intimi e la nostra quotidianità fissandoli in immagini da condividere senza viverle appieno allora si corre il rischio rincorrere la linea patologica del PUBBLICO quindi SONO per poi di scontrarci sulla lama sottile del confronto con la realtà che può portarci dell’ISOLAMENTO o alla ricerca NARCISITICA dell’approvazione degli altri che nel momento in cui viene a mancare porta ad una frantumazione del Sé.
Se questo può essere giustificato per gli adolescenti, la cui trasformazione da “bruco a farfalla” conosce momenti di vacillamento e confusione, gli adulti non possono regredire a forme adolescenziali cavalcando l’onda della diffusione di una comunicazione iconica priva dell’ancoraggio alla dimensione umana e affettiva che orienta il benessere psicologico proprio ed altrui.
Il FERMO IMMAGINE di Porto Ercole nell’estremizzazione della tragedia evitata ci deve far rabbrividire rispetto a quanto la tecnologia si stia appropriando delle nostre vite e nel contempo indurci ad OSSERVARE con maggiore attenzione l’iceberg digitale per prevenire un impatto repentino che può sfociare in tragedia.
Iniziamo a proteggere quindi il GERME VITALE del bambino e non lo esponiamo precocemente ai rischi digitali partendo in primis dall’esempio che diamo orientandoci verso la conquista di una consapevolezza digitale che alcune volte viene drammaticamente a mancare.