Fermo immagine: Marco 7 mesi e Isabella 30 anni
Marco un bambino di 7 mesi è seduto sul seggiolino in casa insieme alla mamma. Sono appena tornati dalla spesa mattutina e si sono divertiti insieme ad inseguire un uccellino che si era posato sul suo passeggino. La mamma è attenta a mettere in ordine la spesa negli scaffali e Marco emette un gridolino per richiamare la sua attenzione, come se volesse dirle: “mamma sono qui torni a giocare con me?”. Nel dialogo comunicativo fatto di gesti e sguardi la mamma si rivolge distrattamente a Marco per verificare che sia tutto sotto controllo e, dopo essersene assicurata, le arriva un messaggio su WhatsApp.
È un video di Serena sul gruppo delle “Mamme SOS” creato insieme alle donne conosciute al Corso di Preparazione alla Nascita, con cui è in contatto h24 per scambiarsi idee, suggerimenti, consigli, foto e video dei pargoli che fanno parte dell’aggiornato album AnnaGeddiano frutto dell’avanzamento della tecnologia. Nel video c’è Samuele che mangia il suo primo biscottino e sorride alla mamma intenta a riprenderlo. Marco dall’altra parte della comunicazione reale non coglie questo momento se non nell’assenza della mamma che è concentrata ad osservare lo schermo del cellulare e si dimentica per un po’ di stare attenta a ciò che succede in casa. Marco allora prova di nuovo a richiamare la sua attenzione ma non riesce ed inizia a piangere disperato. Isabella a questo punto pensa che deve ancora sistemare la spesa, mettere in ordine e preparare la pappa a Marco. Prende allora i-Pad, ciuccio virtuale temporaneo e lo da a Marco così si tranquillizza e sta calmo.
Chi mi legge, ha ormai ben compreso che l’Educazione Digitale (ED) parte molto tempo prima del dare il cellulare in mano al proprio figlio, sin dalla prima infanzia (se non in gravidanza evitando di postare immagini ecografiche del bambino che ledono la sua intimità prima ancora di fare il suo ingresso nel mondo – aspetto questo sul quale torneremo nell’ABC-ED), ponendo molta attenzione all’utilizzo della tecnologia nella nostra quotidianità e tenendo sempre in mente l’essenza strumentale dei dispositivi digitali che per essere utilizzati con consapevolezza devono rimanere tali.
Prima di arrivare a selfie compulsivi, fissazioni dissociative sui videogiochi, screenshot che testimoniano la mancanza di fiducia nelle relazioni, stalking ossessivo sugli stati e comunicazioni indirette sull’interpretazione proiettiva di foto, like, comunicazioni, video e post dobbiamo tornare indietro nella linea del tempo (sempre temi che tratteremo in linea sequenziale nell’ABC-ED) e delineare con maggiore chiarezza e determinazione dei tasselli educativi che possono essere posti alla base di un benessere digitale inteso come fruizione consapevole e responsabile della rete.
L’azione preventiva deve tener conto del fatto che i bambini entrano a diretto contatto con la tecnologia sempre più precocemente, in modo indiretto, tramite l’osservazione degli adulti di riferimento e in modo diretto, nel momento in cui il genitore utilizza, come in questo Fermo immagine, lo smartphone o il tablet principalmente allo scopo di distrarre o calmare il bambino.
Ricordiamoci sempre, come tassello formativo dell’ED, che il problema dei dispositivi digitali- come qualsiasi altro problema educativo – non si risolve una volta per tutte, adottando filtri di navigazione o decidendo di non acquistare il cellulare per il proprio figlio.
Serve pazienza, tempo, capacità di lettura dei fenomeni, disponibilità ad affiancare il bambino, a rispecchiarne le emozioni, i vissuti interni, gli affetti vitali.
In questa linea d’azione uno dei compiti primari del genitore è quello di aiutare il bambino nella gestione dei propri stati fisici ed emotivi, così come il controllo delle proprie emozioni e del proprio comportamento che costituiscono uno dei compiti più difficili con il quale il piccolo si confronta nelle fasi precoci dello sviluppo. Ed è proprio questo il spazio di incontro che si struttura la sintonia con la figura affettiva di riferimento che ha il compito di aiutarlo a gestire le prime frustrazioni con la voce, il gesto, il tatto, la presenza affettivamente orientata nel quale l’ingresso della strumentazione tecnologica stona. Disarmonia prosodica che proprio per il suo effetto “distraente” dalla relazione, colto come opportunità nel fare, ci può tornare indietro come un boomerang nella successiva capacità di gestire le frustazioni, la noia, il conflitto, come ci testimonia il comportamento distruttivo di tanti adolescenti della net-generation.
Come abbiamo visto nel Fermo Immagine di Marco e della sua mamma Isabella, su questo terreno di incontro, in seguito alla rivoluzione digitale, si è inserito il ruolo “distraente e calmante” dei dispositivi digitali, che grazie alla loro grande attrattività sensoriale fatta di luci colorate, suoni, ed immagini, vengono troppo spesso utilizzati dai genitori per distrarre e calmare il bambino.
Ad evidenza empirica di questi agiti, sempre più oggetto di rilevazioni e osservazioni quotidiane, Kabali e colleghi (2015) hanno rilevato come il 70% dei genitori utilizzi lo strumento mobile come un’estensione della propria mano per distrarre il bambino e poter svolgere attività domestiche, il 65% per calmarlo quando fa capricci e il 29% per metterlo a letto già nel corso del primo anno di vita. Di fronte quindi ad un bambino che può essere annoiato o che si agita e si lamenta, che richiede attenzione, il dispositivo mobile assume il ruolo di soothing su una linea che va da un timing saltuario e di pochi minuti, fino a diventare una strategia con una frequenza temporale eccessiva a scapito delle interazioni faccia a faccia, indispensabili per il potenziamento della capacità emotive e relazionali del bambino.
Fermiamoci un attimo: è assolutamente necessario rispettare il timing dello sviluppo normativo dei meccanismi interni di autoregolazione, così come del processo dell’attenzione condivisa evitando accuratamente che la focalizzazione sullo smartphone o sul tablet diventino la modalità elettiva del caregiver per interagire con il bambino.
A sostegno di ciò la Società Americana di Pediatria vieta l’ingresso alla tecnologia ai bambini non prima dei 18 mesi di età per evitare che il piccolo venga catturato dall’attrattività di stimoli e suoni dello screen, correndo il rischio di inficiare la propria sintonia relazionale con il mondo esterno, di alimentare la disposizione alla chiusura, di avere problemi rispetto alla focalizzazione dell’attenzione, soprattutto congiunta.
Al contrario, grande importanza deve essere lasciata ai rituali familiari quali l’addormentamento, i pasti e il gioco condiviso, quali elementi fondanti il legame affettivo primario. Questi momenti di routine quotidiana diventano, nella ripetizione del divenire, dei momenti di aggregazione congiunta di regole e principi che consolidano il senso del sé del bambino e il suo riconoscimento affettivo all’interno del proprio nucleo familiare e soprattutto incrementano proprio quel delicato passaggio che porta dall’eteroregolazione all’autoregolazione emotiva; primo tassello della capacità di regolarsi da sè.
Vi lascio un rituale, che tutti gli Immigrati Digitali riconosceranno come memo per augurare ai vostri figli la Buona Notte.
Stella stellina
la notte si avvicina:
la fiamma traballa,
la mucca è nella stalla.
La mucca e il vitello,
la pecora e l'agnello,
la chioccia coi pulcini,
la mamma coi bambini.
Ognuno ha la sua mamma
e tutti fan la nanna.
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