Fermo immagine INFANZIA:
Simona rientra a casa esausta ma soddisfatta della sua giornata. È riuscita a fare tutte le cose che si era programmata. La spesa per organizzare la cena di compleanno di Marco, suo marito, ha portato il cane dal veterinario per fare il rinnovo del vaccino, è riuscita a chiamare la sua amica Tiziana e anche a portare Matteo (1 anno e 1/2) al parco. Tutto fila liscio nella programmazione quotidiana e manca solo di allestire la tavola per fare una sorpresa a papà: “Matteo tesoro, vedrai che bella festa che facciamo a papo. Vieni qui vicino a me, così ti faccio vedere cosa ho comprato e mi aiuti a sistemare le cose”. Matteo dal canto suo, dopo una giornata piroettante è stanco ed affamato e inizia a fare i suoi soliti capricci serali. Allunga le braccia verso la mamma con la chiara ed inconfondibile intenzione di essere preso in braccio. Simona sa che nell’assecondarlo la sua scaletta ben cadenzata dovrebbe essere rivista e, come fa spesso la sera, prende il tablet sul tavolo, tata ideale, e apre il video preferito di Matteo che magicamente si calma e smette di frignare.
Fermo immagine ADOLESCENZA:
Sono nervosa oggi. A scuola Lorenzo non mi ha filato per nulla. Era lì in piedi, sono passata e non si è mosso di una virgola, nemmeno mi ha guardata, ormai sono aria fritta. Per non parlare poi delle mie amiche, sono entrata in classe e sembrava avessero visto un fantasma: “Chiara che hai fatto? Stai male? Non ti sei truccata oggi?”. È come se mi fosse arrivato uno schiaffo in faccia, perché in effetti mi sentivo uno schifo, e solo dopo mi sono ricordata che, oggi, nel vestirmi in fretta e furia ho dimenticato di truccarmi. Mi sono guardata sull’App specchio del telefonino e ho visto anche io il mostro che sono. Certo nel confronto con le immagini che posto su Instagram, dopo ore di preparazione outfit, il risultato è ben diverso dalla ragazza trash che gira nel corridoio della scuola questa mattina. Ho solo un modo per recuperare: dopo quando torno a casa chiamo Vanessa e le dico di sistemarmi i capelli, truccarmi, prestarmi la sua tuta, quella nera corta, e così recuperiamo con un’immagine da sturbo. Adesso, sono più tranquilla, meglio sono invisibile ora, ma dopo vedrete quanti mi piace metterete.
Fermo immagine GENITORI:
Pensieri: L’ho letto anche su una ricerca di Groupon pubblicata qualche giorni fa. Io e Alessandro allora non siamo i soli a sentirci in colpa, siamo in parecchi a vivere questo stato d’animo (43%), nel periodo delle vacanze estive, perché mentre noi lavoriamo i nostri ragazzi sono a casa ad annoiarsi. Per non parlare della scelta che abbiamo fatto delle vacanze, chissà se saranno all’attesa delle aspettative di nostro figlio. Certo voglio pubblicare foto esemplari per far vedere a tutti che anche noi facciamo delle vacanze top, come Amedeo, che ogni volta a settembre, sembra voler vincere il premio delle vacanze più esclusive. Tour mediatico familiare che guida e calibra i circuiti dell’ostentazione.
Scene casalinghe estive: Giovanni è agitato, si sveglia la mattina e non sa cosa fare. A quel punto l’off-limit dell’uso della Play e di tutte le 'diavolerie' tecnologiche è superato. Siamo d’estate, è stato promosso in seconda media e allora quando non ci siamo, se sta più sereno in compagnia dei suoi amici alla Play va bene così. Solo che quando poi rientriamo e lo chiamiamo per cena, non arriva mai e ieri sera ha pure detto una cattiva parola al padre perché Alessandro si è innervosito e gli ha tolto di mano il Joytick. Non l’avesse mai fatto, la Play ora è chiusa nel cassetto dell’armadio, sigillata.
Gli strumenti digitali sono stati pensati e meticolosamente costruiti con l’obiettivo intrinseco di semplificare un fare quotidiano, dando un surplus di immediatezza e velocità ad azioni che necessitavano tempi di attesa ed esecutivi più lenti e prolungati. Guadagno temporale che, nella sua ideazione strutturale pre-rivoluzione digitale, era stato prefigurato per permetterci di usufruire di un tempo di maggiore qualità, soprattutto nell’ambito affettivo e relazionale delle nostre vite. Nella messa alla prova esperenziale tuttavia, l’ideazione si è scontrata spesso con una navigazione poco consapevole e coatta che rischia di portarci lontano dal porto della base sicura familiare che agisce da ancoraggio anche nelle peregrinazioni digitali. Le relazioni hanno il vantaggio di essere sempre presenti nell’hic e nunc dell’integrazione real/digital life, che mi permette di vedere se sei connesso, se sei in linea, dove sei, con chi sei, e nel caso di necessità di traghettarti nella mia stanza per chiederti consigli su come sono stato trattato al lavoro, su Giulio che non mi cercata, su cosa dare a Teo in caso di intossicazione, nel costante miraggio di poter vivere INSIEME e mai più SOLI. Non si corre più il rischio di sbagliare strada, medicina, scelta vacanziera, argomento di discussione, statistica politica, risultato della partita di calcio, perché pilotati e guidati dal confine rassicurante della casella googliana della ricerca magica che trova tutto e il contrario di tutto, in tempi rapidissimi e in visualizzazioni ordinate che tranquillizzano anche gli animi più frenetici. Si lavora meglio, anche da casa, si viaggia meglio, si ordina e predispone tutto meglio, si comprendono di più le diagnosi dei medici, fino addirittura ad anticiparle usando il Doctor Google, che ha come svantaggio una bella dosa ipocondria per tutti, e addirittura, sorpresa delle sorprese dell’Aladino digitale, sembra che anche l’ansia possa essere placata dalle nuove tecnologie.
Nell’avanzamento esperienziale della nostra fruizione digitale abbiamo scoperto, in modo casuale, per tentativi ed errori, le dendritiche ramificazioni della tecnologia che si impernia anche all’interno della gestione umorale, causando danni a lungo termine se non se ne comprendono con consapevolezza le dinamiche d’azione in termini di andata e ritorno.
Come abbiamo visto, infatti, dai Fermo Immagine appositamente sequenziali per fascia d’età (solo tre per ragioni di spazio, ma vi invito ad acuire la vista e inviarmene altri in modo da poterne discutere insieme nella sezione scambi), il digitale entra all’interno delle difficoltà di gestione quotidiana in modo perfetto, confermandosi in un camaleontico modellamento simil Barbapapiano con le esigenze di tutti, in tempi di facile ed immediata fruizione, presenza costante e velocità di soddisfacimento.
Matteo si consola vedendo il suo video preferito, e di rimando Simona riesce a sistemare la casa prima dell’arrivo del marito. Chiara placa la sua delusione, la sua ansia relazionale, dando al web e all’immagine lo start up per cancellare l’insicurezza nel contatto reale. I genitori di Giovanni alleviano il loro senso di colpa, per non essere presenti delegando l’intrattenimento e la compagnia al gioco online, e programmando nella sezione offline delle loro vite vacanze spettacolari da postare nel dubbio/incertezza/confronto del voler fare sempre meglio e di più degli altri visibilmente e caricaturalmente presenti nel Best Holiday digitale.
L’ansia scompare magicamente, nell’immediatezza dell’esecuzione digitale, che con un touch porta altrove e allontana dal sè, dato che l’essere umano non è una macchina il cui ON ci da garanzia di efficienza (se perfettamente prefigurato e monitorato), ma necessita di un software relazionale per avere garanzia di qualità e corretto funzionamento, il modellamento meccanico anche più sofisticato, risulta essere effimero, fa faville e si spegne entro breve tempo se agisce su un terreno diverso da quello per cui è stato programmato.
L’immediatezza dell’illusoria tranquillità e pacificazione viene ampiamente pagata nell’utilizzo sbagliato di quello che non può e non deve mai essere un ansiolitico digitale, ma bensì può concepirsi in una linea di gradualità e consapevolezza adulta, come momento di svago e distrazione temporaneo e/o utile ausilio, mantenendo sempre e costantemente l’ancoraggio con l’esterno/realtà.
Dosi minime nel tempo, insieme ai genitori, mai per placare l’ansia, che illusoriamente scompare brevemente nell’utilizzo inconsapevole dei circuiti web-mediati, per ritrovarsi amplificata o trasformata nel lungo termine, con effetti collaterali devastanti in termini di dissociazione, dipendenza, compulsione, ossessione, odio, vittimismo, luce rifrangente che prende forma e si delinea dall’ipertrofia visiva compensatrice dell’assenza del canale sensoriale tattile. Insomma le scorciatoie emotive web-mediate hanno un caro prezzo in un ritorno boomerang che amplifica e deforma l’iniziale reset umorale.
Nell’inconsapevolezza di un’educazione digitale che ancora fatica ad essere scorta e a diffondersi a livello capillare, Simona delegando il tablet a pacificatore di stati d’animo ansiogeni, difficili da gestire da soli per un bambino di 1 anno e ½ che richiede spontaneamente aiuto, nel riconoscimento di un corretto e sano dialogo relazionale, compie un errore (ovviamente riparabile) nella linea educativa della genitorialità digitale. A tale proposito, ricordiamo l’esclusione della tecnologia a bambini di età inferiore ai 2 anni, momento in cui il bambino, sotto la guida affettivamente direttiva del genitore, impara ad autoregolarsi e a gestire momenti di disagio. Simona “perde tempo” nella programmazione sequenziale dell’organizzazione della cena ne guadagna nella linea evolutiva in termini di benessere affettivo e relazionale del suo bambino e della sua famiglia.
Anche Chiara nella trasformazione da bruco a farfalla, commette un errore placando la sua ansia relazionale nella delega della costruzione Forma ad un’onnipotenza narcisistica che la estrania ed allontana da sé se non viene riempita dalla Sostanza identitaria che cerca le relazioni reali e non le fugge/sfida dietro la difesa di uno schermo, solo apparentemente infrangibile.
I genitori di Giovanni invece, come Simona, delegano alle strumentazioni tecnologiche la gestione del disagio, questa volta rappresentato in termini di colpa, per poi trovarsi invischiati nella consolidata lotta tra genitori/figli nello svincolo/volo adolescenziale, nel quale il digitale si insinua come amplificatore delle difficoltà relazionali.
Ma si sa, gli errori in termini psicologici, una volta scorti possono essere riparati.
Fermiamoci un attimo:
Si ha bisogno e si cercano relazioni e affetti per imparare a gestire stati d’animo e difficoltà, non schermi rifrangenti che amplificano, distorcono, si frantumano nel tempo se si delega ad uni strumento, anaffettivo per sua costituzione, la gestione di stati affettivi. L’immediatezza digitale non tiene banco nella gestione emotiva e in termini di costi/benefici gli effetti deleteri si ripagano nella linea evolutiva del tempo che altera i circuiti cerebrali, che per loro costituzione biologica e strutturale hanno bisogno di pazienza, attenzione, lentezza, cura, ripetizione e protezione per svilupparsi in modo salutare. Partiamo dalle relazioni per costruire il nostro ansiolitico naturale che in caso di bisogno può essere assunto in una dose massiccia di scambio con l’altro, che regola, placa, condivide affettivamente con noi e ci calma. Lo sapevamo già dagli esperimenti di Harlow con le scimmiette e, forse, nell’euforia della rivoluzione digitale ce ne siamo dimenticati ma nella consapevolezza delle potenzialità della rete possiamo rinfrescarci la memoria vedendo insieme questo filmato: https://www.youtube.com/watch?v=WCpdvQYCAhs
Del resto l’attaccamento è la conferma del nostro bisogno di cura e protezione in caso di bisogno e necessità (Bowlby docet).
Partiamo dall’incipit allora e riformuliamo i nostri Fermo Immagine insieme per ristruttarare pensieri e azione concreta:
Fermo immagine INFANZIA: Simona …….
Fermo immagine ADOLESCENZA: Chiara……
Fermo immagine GENITORI: Genitori di Giovanni….
BUONA RIPARAZIONE!
© Riproduzione Vietata