È giugno, si avvicina l’estate e la fine dell’anno scolastico per gli alunni di una quinta elementare fiorentina. Sullo schermo scorre l’ultimo mese di scuola della classe affiatata, insieme alle emozioni e alle paure per il futuro che li attende.
Vengono raccontati in modo naturale alcuni momenti della gita scolastica, metafora del delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza che i bambini affrontano insieme ai loro due maestri Matteo e Paolo.
Il documentario di Federico Bondi e Clemente Bicocchi, che hanno alle spalle entrambi diversi cortometraggi e documentari, nasce da un progetto sulla scuola, centrato sui protagonisti che solitamente non hanno voce: i bambini.
“Educazione affettiva”, presentato al Festival dei Popoli 2013 ma diffuso nelle sale solo due anni dopo, dà quindi voce a coloro che la scuola la vivono, la animano e a volte la subiscono, insieme alle figure di riferimento nel loro cammino di crescita: i maestri.
Anche la macchina da presa è ad altezza di bambino, così come le riprese sono girate e montate senza alcuna mediazione, giudizio, o riflessione adulta, ma semplicemente cogliendo gli sguardi, i gesti, i movimenti, i sogni e le parole dei bambini.
Giulia, un’alunna della classe, scrive in un tema sul concetto di futuro: “Penso troppo al futuro, e perciò, essendo una bambina di V elementare, il mio futuro sono le medie e il liceo. Mio babbo mi dice sempre di pensare al presente, ma io non ci riesco e non so neanche perché. In questi giorni sento dire cose che mi preoccupano, come “bocciature” … Perché a me? Perché a me? Non voglio andare nel futuro!”
Mentre Antonella, in una lezione di educazione affettiva dedicata al concetto di paura, racconta: “Ho attraversato il deserto da una sponda all’altra perché ho paura… della paura.”
Infine, sempre Giulia, sul concetto di amore dice: “Noi siamo fatti come un albero. Con l’amore dei genitori e di altre persone cresciamo, come gli alberi con l’acqua.”
Il documentario richiama due opere francesi, “La classe” di Laurent Cantet e “Essere o avere” di Nicolas Philibert, ed è stato girato nella scuola città "Pestalozzi", storico emblema della sperimentazione educativa che nel 2011 aveva lanciato l'allarme chiusura, poi fortunatamente sventato.
Rispetto allo sguardo della cinepresa che ha letteralmente pedinato i bambini nei loro giochi e nei loro piccoli contatti fisici, il regista Federico Biondi afferma trattarsi di «dettagli apparentemente insignificanti che invece insegnano a noi adulti un rispetto e una condivisione che abbiamo dimenticato».
Con l’accompagnamento delle musiche del film “Nuovo Cinema Paradiso”, in particolare del brano “Infanzia e Maturità” per gentile concessione di Ennio Morricone che ha apprezzato il progetto, Matteo e Paolo impartiscono lezioni di educazione affettiva, per aiutare i bambini ad apprendere come rapportarsi con l’altro.
Infatti, come mostra il documentario, l’educazione allo sviluppo affettivo ed emotivo dei bambini è alla base del rispetto dei diritti umani e della crescita delle persone, nonché parte integrante della loro istruzione primaria. Fare scuola significa soprattutto ascoltare, educare al rispetto di sé e degli altri e accompagnare i bambini alla conoscenza di sé stessi e del mondo, aiutandoli non solo ad acquisire gli strumenti per poter affrontare il futuro, ma anche a favorire la libertà d’espressione, la democrazia e la pace.
Si segnala infine l’ultima raccomandazione scritta dal maestro Paolo in una lettera di addio ai suoi alunni: “Dite sempre la verità che è la soluzione rivoluzionaria”.
Recensione pubblicata dal sito del Tribunale per i Minorenni di Milano,
che ospita le recensioni di Joseph Moyersoen