Siamo nella piccola città di periferia di Haley negli USA. Le prime inquadrature mostrano una festa sul fiume, dove tutti gli abitanti della comunità sembrano attendere il lancio dei fuochi di artificio.
Sguardi verso l’alto, silenzio, un accendino che non accende la fiamma, sono segnali che lasciano presagire che qualcosa sta per accadere.
Stacco e cambio di scena, tutti gli adolescenti di Haley si preparano e si vestono con l’abito più elegante, per quello che sembra essere “il giorno più importante della loro vita”, come dice una delle ragazze alle sue due amiche, tutte vestite di bianco con merletti e piccoli bouquet da polso.
Chi esce in skateboard, chi a piedi, chi in bici o in auto, chi da solo, e chi in gruppo, di soli maschi, sole femmine o misti. C’è eccitazione nell’aria, curiosità e nervosismo, in questa sorta di pellegrinaggio che attraversa in lungo e in largo Haley, guidati da un insolito e misterioso destino. Tutti diretti alla rosticceria locale Monty’s, dove c’è chi ordina le patatine, chi un hamburger, chi un panino al prosciutto, divorati in rigoroso silenzio.
C’è chi aspetta, chi mangia, chi ride e chi balla. Poi, la selezione, pollice su o pollice verso a seconda della scelta, e si formano le coppiette che aprono le danze. Balli lenti e balli veloci, finché tutti euforici si avviano verso casa, scomparendo all’orizzonte.
“Ham on Rye” è l’opera prima del regista e produttore indipendente Tyler Taormina di Los Angeles, che ha iniziato la propria carriera girando episodi pilota per il web e sviluppando programmi televisivi per bambini per la Tom Lynch Company. È passato poi alla regia con svariati video musicali per varie band del genere “noise-rock” della scena di Los Angeles. Da allora Tyler ha iniziato a ritagliarsi il proprio percorso nel cinema, sperimentando le possibilità di un cast di grandi dimensioni.
“Ham on Rye”, presentato nella sezione Cineasti del presente del Locarno Film Festival 2019, è stato girato nella valle di San Fernando, durante una calda estate a Los Angeles. Le riprese sono durate sedici giorni, gestendo un cast di grandi dimensioni (oltre cento persone, un ast numeroso senza un protagonista), in trasferta attraverso più di sessanta location, con un budget molto ridotto. Dopo un anno di preparazione molto intensa, la produzione è riuscita a gestire tutto ciò che era stato previsto, con oltre ventiquattro ore di girato in un totale di cinquecento shots. Una curiosità: con le voci “città” e “Haley”, Google trova solo con una cittadina fantasma di nome Haley.
Sono moltissime le pellicole che hanno al centro della loro trama il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, basti pensare tra gli altri a: “Manuel” (2017) di Dario Albertini, “A testa alta” (2015) di Emmanuel Bercot, “Noi siamo infinito” (The Perks of Being a Wallflower, 2012) di Stephen Chbosky, “La classe” (Entre les murs, 2008) di Laurent Cantet, fino al cult “Stand by me - Ricordo di un’estate” (1986) di Rob Reiner, solo per citarne alcuni.
Ma a differenza dei titoli citati, l’opera prima di Tyler Taormina è intrisa di ricerca estetica, immagini suggestive e surreali. Riesce a trasformare ciò che è familiare in qualcosa di inquietante, prendendo spunto da opere famose di grandi registi del cinema americano come “American Graffiti” di George Lucas e “Twin Peaks” di David Lynch, dando vita ad un “coming of age” diviso in due parti: nella prima dominano le atmosfere sognanti e spensierate dei teen movie, dove un ruolo di primo piano lo gioca la fotografia di Carson Lund, mentre nella seconda metà del film i toni si fanno più cupi e malinconici.
In un luogo fuori dal tempo (come l’universalità del tema trattato), uno strano rito di passaggio nella rosticceria locale, in cui a morsi di hamburger e patatine si svolge una sorta di psichedelico ballo di fine anno, una cerimonia surreale tra cibo, danza e atti romantici, che segnerà il destino di una generazione di ragazze e di ragazzi adolescenti, che determinerà il corso delle loro vite per sempre: qualcuna/o di loro infatti lascerà la città, mentre altre/i saranno condannate/i a restare e a ritrovarsi da adulti alla festa sul fiume, in attesa dei fuochi d’artificio.
Recensione pubblicata dal sito del Tribunale per i Minorenni di Milano
che ospita le recensioni di Joseph Moyersoen