- Scritto da Ubiminor
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4 ottobre 2023
Chiunque abbia meno di 18 anni è un minorenne e ha diritto a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo. Senza condizioni e senza distinzioni. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza non fa alcun distinguo: siano italiani o stranieri, maschi o femmine, con o senza documenti, i minorenni sono tutti uguali davanti al diritto internazionale, come per la nostra Costituzione e il nostro diritto interno.
Per tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti che abbiano meno di 18 anni, nessuno escluso, la stessa Convenzione, la più firmata al mondo e parte integrante del nostro diritto pubblico inviolabile di rango costituzionale, prevede un’accoglienza in affidamento in famiglia o in strutture loro dedicate, mai in promiscuità con adulti e certamente non in sezioni di centri destinati a questi ultimi, dei quali peraltro è nota la realtà di profonda inadeguatezza per un minorenne. Ogni trattamento differenziato di chi “ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni” come affermato dal Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri che il 27 settembre scorso ha approvato il Decretolegge immigrazione e sicurezza, va incontro al fortissimo rischio di produrre discriminazioni tra minorenni italiani e stranieri e di porsi in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore.
La determinazione dell’età, sulla quale il dibattito pubblico, spesso in maniera imprecisa e sommaria, si è soffermato nelle scorse settimane, ha tra i suoi scopi quello fondamentale di scongiurare il rischio che un/a minorenne venga per errore considerato/a un adulto/a. A questo tendono le procedure previste dalla L. 47/2017, attivabili soltanto in caso di fondato dubbio delle autorità sulle dichiarazioni dell’interessato, e i principi fondamentali su cui esse si basano: la presunzione di minore età, il margine di errore e l’applicazione di metodologie multidisciplinari che possono essere applicate, con gradualità e la minore invasività possibile e sempre in seguito a una puntuale, necessariamente preventiva, autorizzazione scritta e motivata della magistratura minorile. Lo scopo è scongiurare un nefando errore che possa portare un minorenne ad essere espulso o detenuto in spregio alle norme italiane, europee e internazionali.
Il testo delle norme adottate dal Consiglio dei Ministri non è ancora disponibile, né è stato condiviso con chi, nella società civile, da decenni si occupa dei migranti bambini, bambine e adolescenti che arrivano in Italia. Tali norme, stando a quanto descritto dal comunicato stampa e illustrato in conferenza stampa dal Governo, vanno in senso nettamente opposto rispetto ai principi enunciati e rischiano di minare alle fondamenta le norme esemplari della L. 47, adottate nel 2017 ad ampia maggioranza parlamentare. Se il testo confermerà l’approccio espresso nelle dichiarazioni, aspetti quali il mancato riferimento al fondato dubbio, la mancanza di previa autorizzazione scritta della magistratura minorile e del tutore, e l’applicazione di “rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici” disposti direttamente dalle forze di pubblica sicurezza, con successiva espulsione di chi, secondo questa procedura, fosse dichiarato erroneamente maggiorenne, aprono le porte a un destino rischioso e di possibili gravi violazioni dei diritti fondamentali di migliaia di potenziali minorenni, in particolare se provenienti da paesi cosiddetti “sicuri” e quindi destinati a essere sottoposti a procedure accelerate in frontiera laddove erroneamente considerati adulti.
Questo, per chiunque abbia a cuore la cura e la tutela di bambini e adolescenti, è inaccettabile.
L’Italia si è più volte distinta per l’attenzione ai minorenni, al centro della nostra civiltà e cultura giuridica, e per un generale approccio di tutela verso i piccoli e più giovani migranti, testimoniato ogni giorno da migliaia di tutori e tutrici volontarie, da famiglie affidatarie, attivisti, associazioni e da altre piccole e grandi comunità che più volte si sono strette a incoraggiare, supportare e proteggere i minori non accompagnati nei momenti più difficili.
Per la prima volta dalla sua adozione nel 2017, un Governo della Repubblica ha deciso di intaccare lo scrigno di protezione rappresentato dalla L. 47, senza peraltro chiarire quali siano i dati reali del presunto allarme, che a nessuna delle Organizzazioni firmatarie risulta, rispetto ad abusi diffusi della dichiarazione di minore età. Questo avviene, sorprendentemente, nonostante l’Italia sia stata condannata più volte dalla Corte Europea dei Diritti Umani per aver collocato minorenni migranti in centri per adulti e aver condotto procedure di accertamento dell’età senza garanzie procedurali sufficienti.
Tutto questo ci rattrista profondamente, ci lascia attoniti. Tuttora la nostra fiducia nei principi costituzionali ci impedisce di credere che avremo a breve un testo di legge che consenta a un minore ultra16enne di permanere in un centro per adulti solo perché non italiano. E che sottoponga ragazzini e ragazzine, loro malgrado senza documenti, a esami non caratterizzati da quel rigore e da quelle garanzie che il nostro ordinamento e tutte le norme e gli standard europei e internazionali vigenti riservano a ogni minorenne in qualsiasi procedura lo riguardi.
Poiché il nostro lavoro è improntato alla fiducia e alla determinazione, ci impegneremo, in dialogo con tutte le istituzioni coinvolte, affinché ciò non avvenga. Non ne va soltanto del destino concreto di migliaia di adolescenti che già molto hanno sofferto, ma dello stesso concetto di protezione del minorenne in quanto tale nel nostro ordinamento, e quindi della tutela complessiva di chi rappresenta il futuro del paese.
Ai.Bi.
Amnesty International Italia
ASGI – Associazioni per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
Centro Astalli
CeSPI ETS
Cir Onlus – Consiglio Italiano per i rifugiati
CNCA – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
CISMAI
Cooperativa CIDAS
Cooperativa CivicoZero
Defence for Children International Italia
Emergency ONG
Oxfam Italia
INTERSOS
Salesiani per il Sociale APS
Save the Children Italia
SOS Villaggi dei Bambini
Terre des Hommes Italia
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Con riferimento alla recente approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Legge dell'8 settembre 2023 denominato "decreto Caivano"
AIMMF
associazione che opera nel settore minorile e familiare con finalità esclusivamente culturali,
ESPRIME
apprezzamento per l'interesse dimostrato al mondo minorile, rimarcando però preoccupazione per il rischio insito nell'attribuire ai soli soggetti minorenni responsabilità che al contrario attengono al mondo adulto, alle criticità dei contesti in cui sono cresciuti e alle diverse esperienze esistenziali che sono state loro garantite
RICORDA
- che la giustizia minorile penale ha come obiettivo, fissato dalla legge, accanto all'accertamento della verità, non già la sterile punizione, ma la responsabilizzazione del minore per il reato commesso e per le ingiuste conseguenze arrecate alle vittime, nel tentativo di rendere la commissione del reato e poi il processo, l'occasione di un radicale cambiamento di prospettiva da parte del ragazzo,
- che la riuscita del percorso di responsabilizzazione produce e ricostruisce benessere sociale, sia per la comunità in cui si è verificato il delitto, sia per la vittima finalmente vista come persona, sia per l'adolescente che avrà imparato a evitare determinate condotte illecite con una maturità nuova,
- che tale percorso, da sempre proposto agli imputati e sostenuto da parte degli uffici giudiziari minorili con risultati decisamente positivi, richiede però adeguate risorse di mezzi e di persone, al momento decisamente insufficienti,
SOTTOLINEA
come le soluzioni repressive abbiano nei fatti per lo più mostrato la loro inefficacia specie nei contesti maggiormente degradati, se non accompagnate da appropriati interventi di prevenzione e di analisi delle motivazioni poste a base dell'aumento delle condotte violente da parte dei minorenni, spesso descritti da molti media come i "nuovi mostri", unici responsabili delle situazioni di insicurezza dei territori.
EVIDENZIA
come la attuale situazione di violenza sia un fenomeno sociale e culturale che sembra attraversare tutti i contesti, non solo quello minorile, e che non ha confini, dal momento che è analogamente presente anche negli altri paesi europei, anche in quelli muniti di norme in prevalenza finalizzate alla punizione, con una età imputabile decisamente inferiore: in questi paesi Germania, Regno Unito, Francia -, nonostante ciò, la criminalità minorile è assai maggiore che nel nostro paese.
RAPPRESENTA
come per fronteggiare il fenomeno del disagio giovanile, che si esprime con agiti, anche assai gravi, etero diretti, ma anche con condotte autolesive, in costante e preoccupante aumento sin dalla fase preadolescenziale, occorra:
- una magistratura specializzata e attrezzata, dotata di organici adeguati, - un importante rafforzamento dei servizi sociali, sanitari ed educativi (in alcuni luoghi del paese assenti),
- un deciso investimento sulla scuola pubblica e sulle sue strutture di mezzi e di persone, per intercettare con la massima celerità situazioni di incuria, trascuratezza e abbandono
- un sensibile incremento del numero assolutamente insufficiente delle comunità educative e terapeutiche in cui collocare sia adolescenti coinvolti in vicende penali (rendendo il carcere minorile soluzione davvero residuale e temporanea), che adolescenti privi di un ambiente familiare idoneo
Tutto ciò premesso
AUSPICA
una matura e piena assunzione di responsabilità di tutte le istituzioni e del Governo finalizzata ad un deciso rafforzamento del comparto sociale, scolastico, sanitario e naturalmente giudiziario largamente inteso (con aumento di magistrati e personale negli uffici giudiziari e nei servizi ministeriali), a dimostrazione di un reale, concreto e non solo dichiarato interesse al futuro della nostra gioventù.
Roma, 14 settembre 2023
Il Segretario Generale |
Il Presidente |
Susanna Galli |
Cristina Maggia |
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