Quando parliamo di sfide, nel gergo comune, facciamo spesso riferimento a quei rischi che, se affrontati con il giusto approccio, possono rivelarsi potenziali opportunità.
Nell'ambito educativo e pedagogico, quando parliamo di sfide, facciamo riferimento al continuo mettersi in gioco.
Gli attori presi in causa, all'interno di questo particolare momento di crescita e di condivisione, sono: il soggetto educando da un lato e l'educatore dall'altro.
Quando usiamo il termine educatore, facciamo riferimento a quella figura professionale dotata di particolari competenze e capacità comunicative, relazionali, empatiche e di gestione.
Uno degli obiettivi principali di questa figura, dev'essere quello di creare un clima di totale fiducia e comprensione, tale da garantire all'educando la possibilità di aprirsi ed esternare quello che è il proprio vissuto emotivo.
Avere uno sguardo di apertura e soprattutto un atteggiamento non giudicante, è sicuramente il primo passo da compiere per poter entrare gradualmente e gentilmente, nell'interiorità dell'altro.
Spesso, errore comune e frequente nella vita di tutti noi, è proprio il giudicare prima di conoscere una persona, giungendo a conclusioni affrettate, spesso discordanti rispetto a quella che è la realtà. Ecco che, nella relazione educatore-educando, la probabilità che si verifichi tale fenomeno, deve cercare di essere pari a zero.
All’interno della relazione educativa è importante volgere lo sguardo, anche, verso quelle che sono le parole non dette, verso i silenzi.
Sarà solo nel momento in cui si crea un clima di fiducia, che il soggetto educando darà all'educatore, la possibilità di scardinare quelli che sono gli intrecci emotivi che lo bloccano, permettendo in tal modo di essere guidato lungo il cammino di rinascita, verso una vita altra, si legata al passato ma con lo sguardo volto verso il futuro.
Dietro la professione dell'educatore e del pedagogista, oltre a esserci tanto studio e tanta pratica, c'è tanta emotività, tanta consapevolezza e soprattutto tanto amore verso quello che è l’essere umano considerato nella sua totalità.
Avere quindi un'apertura mentale e soprattutto mostrare rispetto verso l'altro, oltre a essere una competenza educativo-pedagogica è soprattutto una competenza umana.
Tutti noi, nel nostro piccolo, ogni giorno possiamo fare la differenza.
La parola educare, infatti, deriva da ex-ducere che, nel suo duplice significato, rimanda al concetto del "portare fuori".
È proprio in questo modo che il far emergere, il portar fuori, dà la possibilità all'incontro educativo di contribuire alla realizzazione di una vita altra, ricca di nuove consapevolezze e vittorie, sia per l’educando che per l’educatore.
I cambiamenti, ai quali siamo continuamente sottoposti, non fanno altro che far perdere l’orientamento, la bussola, inducendo ciascuno verso la continua ricerca di punti di riferimento che in realtà sono solo illusori ed estemporanei.
Attraverso il processo educativo, il singolo viene guidato verso quella che è la propria essenza, spesso prigioniera all’interno di labirinti cognitivi ed emotivi, difficili da percorrere.
Ed ecco come la figura dell’educatore, anche in questo caso, assume un ruolo fondamentale. Perché se è vero che il suo compito è suggerire la strada da percorrere, è anche vero che spetta solo e soltanto all’educando, decidere se intraprenderla o meno.
L’educatore pertanto non va a sostituirsi all’educando, ma va ad illuminare e a scovare quelle che sono le potenzialità, nascoste e latenti, di cui spesso il singolo non è consapevole.
Ed ecco quindi come le sfide educative, si rivelano delle vere e proprie sfide di vita quotidiana.