Quello che molto spesso si è soliti pensare oggi che il mondo, così caotico e in rapido cambiamento, inevitabilmente obblighi ogni persona, ogni famiglia, ad "accelerare" il modo di pensare, il modo di vedere il mondo, senza capirne le cause e le relative conseguenze.
Quello che la società odierna fa, la cosiddetta società del "consumo" (attribuibile anche alla sfera delle relazioni sociali), è travolgere tutto e tutti, non dando il tempo di pensare, di riflettere, circa le proprie azioni e circa la possibilità di creare una progettualità.
Se questo discorso lo trasliamo all’interno di un nucleo familiare, ci accorgiamo di come una coppia di genitori, pur di stare al passo con i tempi, si affanna a lavorare, delegando a terzi, il compito di educare i propri figli.
Sicuramente ci sono le agenzie educative, adeguatamente formate, che si occuperanno di tale compito, ma opportuno sarebbe formare i genitori, affinché anch’essi possano educare, secondo un criterio affine a quello delle agenzie educative: in tal modo quella che si crea è una congruenza che si sviluppa su due rette parallele che, ad un certo momento della vita del singolo, si congiungeranno in un punto comune.
Educare, lavorare e formare il singolo con lo scopo di salvaguardare il bene comune, non farà altro che far affiorare nell’educando il desiderio di voler migliorare sé stesso e il mondo, con l’unico scopo di provare gioia.
Come ci ricorda Piero Bertolini, l’educazione al bello, di cui tanto parla, non altro si trova che in ogni cosa, in ogni situazione della vita, se solo la si vede nella giusta prospettiva, ovvero quella positiva.
Essere educatori oggi richiede tanta formazione, tanta esperienza, tanta pazienza e resilienza, essere educatori non è solo dare, ma trasformare, trasformare in buono tutto ciò che è custodito nell’educando, e soprattutto riuscendo a tirar fuori ciò che egli tiene custodito dentro di sé.
Trovare la chiave di accesso per poter entrare nel mondo del bambino o dell’adolescente, con dolcezza, gentilezza, in "punta di piedi". Essere educatori è una scelta, una missione, un dovere morale e civile che ti ripaga nel corso del tempo con sorrisi, abbracci e calore.
L’educatore, prima di essere un professionista è una persona, umana, empatica e che si presuppone abbia lavorato su di sé, prima ancora di farlo sugli altri.
Essere educatori oggi significa farsi carico dell’emotività propria e dell’utenza, significa conoscere e studiare il mondo, la società, capendo la sua evoluzione e capendo in che modo l’essere umano dovrà comportarsi per trovare il giusto equilibrio interno ed esterno.
Per essere educatori oggi ci vuole coraggio e tanta, tanta passione.