Tre anni fa voleva studiare da cuoca e vivere come le sue compagne italiane. Oggi ha una faccia rom, abiti rom, polvere rom, e 7 mesi di gravidanza per un secondo cugino violento con lei fino all’ultimo giorno della loro relazione. Riflettendo davanti al giudice su questa trasformazione ammette: "Lo so, il mio progetto era fare la cuoca e vivere in una casa, ma è troppo difficile per una come me essere quella che volevo diventare. Non ci puoi riuscire quando fai questa vita qui, con queste persone qui. Devo capire che questo è il mio destino".
Filastrocca della mamma bambina
15 anni e una campina
avrò presto una bambina.
Non lo so, forse è un bambino,
so che questo è il mio destino.
Li conosco bene i gagi,
ero a scuola insieme a loro,
so che vivono negli agi
guadagnati col lavoro.
Io sognavo di cambiare,
di studiare e lavorare.
Era tutta una gran finta:
15 anni e sono incinta.
Per me uscire dal tracciato
è scalare una montagna.
Qui nessuno e' laureato
e ben pochi si guadagna
l'esistenza col sudore.
Perciò vedi, Vostro Onore:
voglio bene al mio bambino,
lo terrò sempre vicino;
voglio bene al suo futuro
e con me non è al sicuro.
Scelta facile non c'è…
Ma la scelta
tocca
a te.
Disegni di Giulia Boari
Filastrocca del matrimonio combinato, Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma. Filastrocca del giudice bizzarro
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.