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La didattica a distanza e in presenza, come gestire lo stress
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Per salvare i ragazzi dalla vita di strada serve un nuovo patto sociale
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Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA), ha concluso il suo incarico lunedì 12 ottobre e ha ripreso il suo ruolo organico come magistrato. Dopo quattro anni di incarico non rinnovabile conclusosi il 28 aprile, Albano ha continuato a ricoprire le sue funzioni in regime di prorogatio, per assicurare la continuità del suo ruolo. L’Autorità garante è fondamentale per dare voce ai bambini, soprattutto quello più vulnerabili e assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti delle persone di minore età, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali tra cui in primis la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’auspicio è che i presidenti di Camera e Senato nominino il prima possibile il nuovo Garante, per garantire che i diritti dei bambini e ragazzi vengano pienamente tutelati ed attuati, visto soprattutto il momento storico che sta vivendo il nostro Paese, segnato dalla pandemia di COVID-19. La pandemia ha portato con sé ripercussioni sociali ed economiche, che hanno aggravato situazioni precarie preesistenti. Questo non fa che mettere ancora di più in evidenza, l’importanza di questa figura di garanzia.
La nomina di una nuova Autorità garante era stata già sollecitata anche dalle 100 associazioni aderenti al Gruppo CRC (Gruppo di lavoro per la Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e viene nuovamente richiesta con urgenza tramite lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato. Il Gruppo CRC auspica che venga dato assoluto rilievo alle caratteristiche “di notoria indipendenza, indiscussa moralità e di specifiche e comprovate professionalità, competenza ed esperienza nel campo dei diritti delle persone di minore età nonché delle problematiche familiari ed educative di promozione e tutela delle persone di minore età”, che l’art. 2 della Legge istitutiva n.112/2011 attribuisce a tale figura e che le stesse Osservazioni conclusive indirizzate all’Italia nel 2019 dal Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia, hanno evidenziato. Inoltre, il Gruppo CRC evidenzia l’importanza del ruolo dell’ AGIA nel percorso di approvazione del nuovo Piano Nazionale Infanzia in corso di redazione da parte dell’Osservatorio nazionale infanzia e Adolescenza e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in cui sarà fondamentale dedicare la debita attenzione alle persone di minore età, a partire dal loro diritto all’educazione.
Il Gruppo CRC auspica quindi di poter riportare all’opinione pubblica, nel prossimo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC), la cui pubblicazione è prevista per il prossimo 20 novembre, l’avvenuta nomina della nuova Autorità.
Per approfondimenti si veda la sezione del sito dedicata agli Istituti di garanzia a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza
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Disturbi specifici di apprendimento ed emozioni sperimentate
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La scuola non va lasciata sola
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L’estate 2020 sta finendo e l’autunno, con le sue incognite, sta per iniziare.
Da un lato, la speranza, con l’inizio del nuovo anno scolastico, si è riaccesa; dall’altro lato, il timore della ripresa dei contagi e di quel che accadrà quando cesseranno le garanzie previste dalla legislazione di emergenza, contribuiscono a alimentare un clima di incertezza e un senso di precarietà.
Il riverbero della condizione emergenziale sulle famiglie, in particolare sui nuclei familiari più fragili per ragioni economiche, sociali, sanitarie (o per tutte queste ragioni), non ha tardato a farsi sentire, con un aumento del disagio nelle relazioni. Questo si è manifestato con diverse modalità: dalla crescita dei casi di maltrattamento in famiglia, all’accentuazione del disagio psichico, con esposizione dei soggetti più deboli a situazioni di pregiudizio.
Il tutto in una situazione in cui, a causa del lockdown, i presidi a tutela della famiglia e dei bambini, in primis la scuola, ma anche le varie agenzie sociali come le parrocchie, le associazioni sportive e i Servizi di Territorio (sociali, educativi, psicologici, di NPI, nonché sanitari in genere), hanno sostanzialmente cessato di operare, se non con modalità “da remoto”. Tali modalità, certamente, vengono incontro alla necessità di non lasciare del tutto scoperte aree di fondamentale importanza per il Paese – come l’istruzione, l’educazione e la protezione dell’infanzia – ma sicuramente non possono sostituire la presenza, il senso di comunità, la condivisione e la percezione diretta di eventuali problematiche.
Nel corso dell’estate, peraltro, la cronaca ha segnalato il caso di due bambini, in tenerissima età, morti in maniera traumatica. Si è appreso che le famiglie di entrambi i minori erano conosciute dai Servizi sociali e sanitari. Eppure la situazione di evidente pregiudizio in cui i bambini versavano non aveva fatto scattare quel tipo di preoccupazione idonea a mettere in atto interventi di tutela e protezione che, in determinate circostanze, devono avere riguardo esclusivamente al minore coinvolto.
In questo periodo, poi, è molto alta l’attenzione dell’opinione pubblica sugli effetti dell’allontanamento dei minori dal loro nucleo familiare, in specie quando l’allontanamento viene attuato dai Servizi per l’infanzia ai sensi dell’art. 403 Cod. Civ.
La risonanza emotiva delle ragioni dei genitori dei bambini coinvolti, amplificata dai media, specialmente dopo l’avvio di inchieste giudiziarie – che a breve porteranno a giudizio i soggetti ritenuti responsabili di allontanamenti non giustificati da motivi di evidente pregiudizio – contribuisce ad alimentare un clima di diffidenza nei confronti dei possibili interventi dei Servizi. Ciò implica un timore, da parte dei singoli operatori dei Servizi, di esporsi a possibili denunce o esposizioni mediatiche, ormai sempre più frequenti, visto anche il ruolo che ormai i social media svolgono nella formazione dell’opinione pubblica.
Noi, come UNCM, siamo vivaci assertori del più rigoroso rispetto della normativa vigente e della necessaria implementazione della normativa, la quale non garantisce tuttora un sufficiente e immediato controllo dell’Autorità Giudiziaria sulle decisioni amministrative dei Servizi di Territorio. Riteniamo necessaria e imprescindibile una modifica dell’art. 403 Cod. Civ. attraverso l’introduzione di una procedura che garantisca in tempi celerissimi una forma di controllo giurisdizionale, e dunque un immediato l’intervento del Giudice, il
quale provveda alla convocazione dei familiari del minore allontanato, in una situazione di perfetto contraddittorio, ossia con la piena conoscenza (salvo le situazioni di segreto istruttorio) dei fatti e comportamenti loro addebitati e che hanno giustificato l’agire dei Servizi.
Purtuttavia, riteniamo che il focus dell’intervento dei Servizi e della magistratura debba rimanere il bambino. Ci sono situazioni in cui allontanare un bambino dalla sua famiglia risulta indispensabile anche prima che vengano accertate responsabilità penali o condizioni dei genitori inadeguate per ragioni sanitarie, di dipendenze, o simili. Il traumatico decesso dei due minori di cui si è occupata la cronaca dell’estate appena trascorsa, ci dice un’ovvia verità: se i due bambini fossero stati temporaneamente allontanati dalla loro famiglia di origine e posti in condizione di sicurezza, anche consentendo il mantenimento delle relazioni con i genitori, oggi sarebbero vivi.
La politica, di fronte ad un tema scomodo, come quello della tutela dell’infanzia, ha preferito tacere. Rarissime sono state le voci, anche giornalistiche, che hanno evidenziato il paradosso di un’opinione pubblica sempre pronta a scagliarsi contro assistenti sociali che portano via i bambini, ma che non pare interrogarsi su cosa accade quando tale intervento manchi, a favore di bambini che poi, in famiglia, perdono la vita.
In questo clima, l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori suscita, sul piano politico, qualche perplessità.
Ci interroghiamo sul significato di una tale commissione che, con le competenze declinate all’art. 3 della legge istitutiva (Legge 29 luglio 2020, n.107) sembra voler attuare: una verifica dell’operato dell’Autorità Giudiziaria (numero dei provvedimenti emessi ai sensi degli artt. 330, 332 e 333 Cod. Civ. e loro attuazione), una verifica del ruolo dei Servizi sociali, anche all’interno del processo, una verifica della temporaneità dell’affidamento, del rispetto dei requisiti strutturali, organizzativi e delle situazioni di incompatibilità all’interno delle comunità di tipo familiare.
Si tratta di competenza che appartengono all’Autorità Giudiziaria che non per nulla è strutturata su più gradi di giudizio o a quella amministrativa, peraltro regionale visto il rinvio dell’art. 117 della Costituzione.
Le comunità di tipo familiare, che costituiscono una delle forma con cui, grazie a una legislazione autenticamente riformatrice e coraggiosa, si è superata l’istituzionalizzazione dei minori privi di un ambiente familiare idoneo, sono dunque oggi - dopo tutte le polemiche già scatenate contro gli affidamenti etero-familiari - sotto la lente d’ingrandimento della politica. Quest’ultima, invece di preoccuparsi di implementare quei servizi per il sostegno alle famiglie, che richiedono risorse e attenzione (si pensi alla domiciliarità degli interventi socio-sanitari, al coinvolgimento delle famiglie nei progetti di prevenzione dell’istituzionalizzazione, quali P.I.P.P.I.), in una condizione di campagna elettorale permanente, preferisce seguire il pensiero dominante con un’opzione sicuramente meno impegnativa sul piano economico e culturale, ma di dubbia efficacia qualora l’obiettivo sia la reale tutela dell’infanzia e degli strumenti idonei a sostenerla.
Milano 21 settembre 2020
Il Direttivo Unione Nazionale Camere Minorili
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Gentilissimi,
con grande piacere condividiamo con Voi il breve video documentario che racconta la tre giorni promossa dall'associazione Agevolando (in collaborazione con Cnca e il contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali) a Roma in preparazione all'incontro dei ragazzi e delle ragazze in Parlamento al quale anche voi avete contribuito e partecipato. Era presente, con nostra grande soddisfazione, anche il Presidente della Camera Roberto Fico.
Si intitola "Non si diventa adulti a 18 anni e un giorno", che è la sintesi delle Raccomandazioni che in quell'occasione i ragazzi hanno scelto di presentare alle istituzioni, ai decisori politici, ai professionisti e ai giornalisti presenti. Il video è stato realizzato da Ryan Harris, regista e anche lui giovane care leaver. Qui la scheda tecnica del video.
In questo articolo potete trovare maggiori informazioni sul video: https://www.agevolando.org/notizie/non-si-diventa-adulti-a-18-anni-e-un-giorno-i-care-leaver-in-parlamento-nel-video-di-ryan-harris
E qui il video pubblicato anche su Facebook: https://www.facebook.com/associazioneagevolando/videos/648296119445478/
E IgTV: https://www.instagram.com/tv/CFh_WbyiMp7/
È sempre per noi una grande emozione poter ascoltare la voce potente e coraggiosa dei ragazzi care leaver e questo video raccoglie tanto del lavoro di advocacy fatto in questi anni anche insieme a voi.
Speriamo vorrete darne diffusione anche attraverso i Vostri canali informativi istituzionali per dare visibilità a un tema di cui purtroppo ancora troppo poco si parla e, sin da ora, Vi ringraziamo per la Vostra attenzione e per il Vostro lavoro.
Silvia Sanchini
Ass. Agevolando
347 1660060
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Figli adolescenti: l’importanza della figura paterna
https://www.universomamma.it/
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Rientro a scuola: la normalità “differente” e la necessità di gestire il vissuto emotivo degli studenti
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15 settembre, Torino. La Giornata internazionale della democrazia è stata istituita l’8 settembre 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione A/RES/62/7 e viene celebrata il 15 settembre di ogni anno. L’Ordine Assistenti sociali piemontese celebra l’importante momento, ricordando che il processo di professionalizzazione degli assistenti sociali è strettamente intrecciato con il processo di democratizzazione. È chiaro il legame tra assistenti sociali e stato democratico, richiamato anche nell’art. 5 del Codice Deontologico dell’assistente sociale: “L’assistente sociale fa propri i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Riconosce il valore, la dignità intrinseca e l’unicità di tutte le persone e ne promuove i diritti civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali così come previsti nelle disposizioni e nelle Convenzioni internazionali.”
Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) afferma: “La figura dell’assistente sociale si è sviluppata in Italia, negli anni complicati e carichi di speranza del secondo dopoguerra, e la sua storia si è intrecciata indissolubilmente con quella della giovane democrazia italiana. Sono ancora tanti i problemi che attanagliano il nostro Paese e che impediscono il pieno godimento di diritti fondamentale e la partecipazione attiva alla vita democratica da parte di tutti i cittadini”.
Gli assistenti sociali denunciano la scarsità di dialogo tra società civile e classe politica, elemento fondante delle vere democrazie e impulso necessario per le politiche, anche sociali.
Prosegue Barbara Rosina: “Il drammatico contesto storico nel quale si trova il nostro paese, generato dall’emergenza sanitaria, evidenzia non solo l’importanza del dialogo tra società civile e classe politica ma anche quanto esso debba avere un’influenza reale sulle decisioni politiche. Gli assistenti Sociali del Piemonte già in passato hanno offerto la propria disponibilità alla collaborazione e al dialogo con tutte le forze politiche e la Giornata Internazionale della Democrazia è l’occasione per ribadire la nostra volontà di far parte di un processo partecipativo che rinforzi la nostra comunità sociale con scelte politiche che assicurino un uguale accesso alle opportunità e al godimento dei diritti affinché nessuno resti indietro”
Paola Vaio (consigliere Ordine Assistenti Sociali del Piemonte e assistente sociale presso un servizio sociale territoriale) interviene: “Le persone in difficoltà che accedono al sistema dei servizi socio-sanitari vivono sulla loro pelle la non piena realizzazione dei diritti. In particolare sono ancora tante le barriere che impediscono ai cittadini un accesso completo all'informazione, alla comunicazione, alla cultura, all'educazione, alla vita sociale, lavorativa, ricreativa e politica. Il nostro osservatorio è concretamente calato nel tessuto sociale e può essere un valore aggiunto per l’azione della nostra classe politica chiamata a risolvere tanti e diversificati problemi generati da pandemia che e ha messo in luce dure e profonde disuguaglianze nella nostra società e sta ulteriormente esacerbando le disparità esistenti; la risposta da parte delle politiche pubbliche è fondamentale per garantire equità, giustizia sociale.”
Il recente rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile 2020 mostra che “prima della pandemia COVID -19, i progressi erano irregolari e non si era sulla buona strada per raggiungere gli Obiettivi entro il 2030. Ora, a causa del COVID-19, una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti sta minacciando vite e mezzi di sussistenza, rendendo il raggiungimento degli obiettivi ancora più impegnativo. All'inizio di giugno, il bilancio delle vittime aveva superato le 400.000 persone e continuava a salire, quasi nessun Paese risparmiato. I sistemi sanitari di molti paesi sono arrivati all'orlo del collasso. La sussistenza di metà della forza lavoro globale è stata gravemente colpita. Più di 1,6 miliardi di studenti non vanno a scuola e decine di milioni di persone vengono respinte nella povertà estrema e nella fame, cancellando i modesti progressi compiuti negli ultimi anni.”
“L’evoluzione della situazione – conclude Barbara Rosina – è stata costantemente monitorata anche dal Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali. Di grande interesse, per tutta la comunità professionale, è il “Vademecum – Servizio Sociale professionale e post pandemia”, un documento di supporto degli assistenti sociali nell’azione professionale quotidiana in queste nuove fasi dell’emergenza sanitaria dovuta a Covid 19 prodotto dal CNOAS, con il contributo di AassNAS, ASProC, Asit, SocISS, SoStoSS, SUNAS, organismi di rappresentanza, a diverso titolo, della professione. I professionisti assistenti sociali sono stati e sono, e saranno ancora, chiamati ad essere parte attiva e generativa in un quadro fortemente instabile e con sviluppi incerti. In tale contesto è indispensabile per il nostro Ordine da un lato riprendere un dialogo di confronto, serio e strutturato, con la Regione Piemonte a garanzia della massima coesione sociale, di fronte alla sfida dell'emergenza, su tutto il territorio regionale, e dall'altro valorizzare l'esperienza maturata dai professionisti stessi. Condividiamo le parole di Liu Zhenmin, Sottosegretario generale per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, quando sostiene che occorre rafforzare e unire gli sforzi per non lasciare indietro nessuno e per forgiare i percorsi di trasformazione necessari per creare un mondo più vivibile.”
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751