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Ricatti sessuali, stupri e femminicidi.
L'Ordine Psicologi ER su violenza di genere e come prevenirla
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Secondo gli ultimi dati disponibili dell'ISTAT il 7,5% delle donne in Italia tra i 15 e i 65 ha subito almeno un ricatto sessuale nel corso della propria vita. Di queste, l'80,9% non è riuscito a parlarne con nessuno, con conseguenze fisiche, psicologiche e lavorative. Più in generale, un'altra indagine ISTAT (http://www.istat.it/it/archivio/161716) riporta che il 31,5% delle donne tra i 15 e i 70 anni hanno subito almeno una volta nella vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. La violenza di genere provoca sofferenza, fino ai casi di femminicidio e può causare gravissimi danni “dentro” anche quando non porta lesioni fisiche.
L'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna ribadisce che ogni coinvolgimento in attività sessuali imposte è una violenza: un'aggressione che può essere da parte di un estraneo, ma anche all’interno dell'ambiente lavorativo, del rapporto di coppia o della famiglia. La costrizione al rapporto sessuale può realizzarsi con l'uso della forza ma anche con ricatti psicologici e con l'abuso di potere. Ciò che separa un atto sessuale dalla violenza è la volontà della persona, libera da imposizioni, di praticarlo o meno: la differenza sta nella manifestazione della libertà di scelta.
I meccanismi psicologici che inducono un individuo ad agire lo stupro sono generalmente caratterizzati dal desiderio di sopraffazione dell’altro per affermare il proprio potere non solo sessuale, dal bisogno di manifestare la propria dominanza, forza e dalla necessità di vincere la paura di non valere.
L’aggressore infatti può agire per rabbia e frustrazione anche originate da rapporti problematici con donne diverse dalla vittima. La violenza manifestata in questo caso può diventare una sorta di vendetta nei confronti del genere femminile. In altri casi, lo stupro può essere uno strumento per manifestare la propria virilità ed esercitare potere su un’altra persona, per compensare anche sentimenti di vulnerabilità e impotenza. Non ci sono giustificazioni né sociali né psicologiche allo stupro, che è un crimine e come tale va punito.
"Una persona, una donna, che viene aggredita e stuprata - spiega Elisabetta Manfredini, Vicepresidente dell'Ordine Psicologi dell'Emilia-Romagna - subisce un’esperienza di disumanizzazione 'estrema', sia fisica che psichica. Nell’immediato può avvertire sentimenti ed emozioni sconvolgenti come angoscia di morte, paura di non sopravvivere, di venire uccisa, come purtroppo spesso succede. Il dolore lacerante, non solo fisico, può essere accompagnato dal senso di repulsione per la violenza che può paralizzare anche psicologicamente. La donna si può sentire poi violata, oltraggiata, sporca: una violenza così devastante frantuma il suo senso di identità, ne colpisce il pensiero e la coerenza, le risorse personali, rendendo anche difficile parlarne con qualcuno o denunciare. La vittima di stupro, danneggiata gravemente nella sua integrità personale, necessita sempre di un intervento psicologico mirato che l’accompagni se possibile per tutto il percorso di cura, che inizia dalla rivelazione/denuncia e termina con il recupero della propria soggettività."
"La prevenzione allo stupro - aggiunge Anna Ancona, Presidente dell'Ordine Psicologi dell'Emilia-Romagna - si può effettuare solo affrontando il tema della sessualità consapevole e consensuale. Incontri o conferenze sull'argomento non sono sufficienti: è assolutamente indispensabile lavorare con percorsi formativi specifici sin da giovanissimi. È necessario trasformare le condizioni e soprattutto la cultura responsabile di questi fenomeni, sensibilizzando le persone, sin da bambini, alla comprensione della sofferenza altrui e al rispetto della possibilità di autodeterminazione di ogni individuo. Sensibilizzare significa non solo riconoscere il dolore insito in uno specifico caso di violenza, ma anche insegnare a riconoscere e comprendere quegli aspetti 'accessori' presenti nel fenomeno della violenza, quegli elementi che non sono nemmeno necessariamente reati, ma fanno parte di un certo tipo di cultura. Bisogna, dunque, non solo intervenire là dove il disagio si è già manifestato, ma anche prevenire precocemente negli ambiti di aggregazione sociale, quali le scuole, le società sportive, le associazioni giovanili per costruire nuovi modi di pensare e nuove sensibilità."
Cordialmente,
Andrea Marino
cell. 3295368348
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna
a cura di Rizoma | Studio Giornalistico Associato | tel. 051 0073867
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Un emendamento per i “fuori famiglia”: sarà la volta buona?
http://www.vita.it/it/article/2017/11/14/un-emendamento-per-i-fuori-famiglia-sara-la-volta-buona/145103/
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Proseguendo nel percorso di interviste ad attori che si muovono nelle periferie della città, conversiamo con Michela Cairo della Cooperativa Sociale Arimo, realtà impegnata da anni nel reinserimento sociale e lavorativo di minori attraverso comunità che accolgono ragazzi allontanati dal nucleo familiare, giovani sottoposti a misure penali o stranieri non accompagnati. Arimo pochi giorni fa ha inaugurato un’attività per loro inedita, un caffè – biblioteca sociale, i cui innovativi metodi di gestione e pratiche di coinvolgimento partecipativo ne fanno un esperimento socio culturale unico, oltreché un luogo di diffusione e formazione culturale. “Spiazza”, questo il nome del nuovo spazio, sorge a Figino, all’estremo confine nord-ovest del Comune di Milano.
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Progetto pilota per il benessere, oltre 700 persone coinvolte in due istituti
A un anno dal lancio della sperimentazione in due istituti scolastici della regione, è pronto per essere reso pubblico il progetto pilota di affiancamento psicologico alle scuole per il miglioramento del benessere scolastico. Nato dall'impegno del Gruppo di Lavoro dell’Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna sulla Psicologia Scolastica, cui hanno partecipato anche le Università di Bologna e di Parma, il progetto ha coinvolto oltre 700 tra insegnanti, studenti e genitori nel corso dell'anno scolastico 2016/2017. L'obiettivo è favorire il benessere in molti modi, che vanno ben oltre il solo sportello d'ascolto (CIC), in linea con quanto scritto nella legge nota come "La Buona Scuola".
Strutturato appositamente per essere ripetibile anche in altri contesti scolastici, il progetto è stato messo in pratica presso il “Pascal Comandini” di Cesena e il “G. Leopardi” di Castelnuovo Rangone (MO). Alla base una impostazione che favorisce da un lato l’apprendimento e la crescita personale degli alunni, dall’altro un contesto collaborativo tra gli adulti impegnati a vario titolo nel mondo scuola, permettendo interventi di prevenzione su ogni tipo di disagio.
Lo psicologo che opera nella scuola, infatti, non si limita solamente alla "soluzione dei problemi" e alla presa in carico dei casi più difficili, ma soprattutto collabora con l’istituzione per promuovere un clima relazionale positivo in un atteggiamento di rete. Il progetto è stato infatti mirato al miglioramento e al potenziamento, dal punto di vista psicologico, di modelli educativi e didattici efficaci, in un'ottica di prevenzione e crescita del benessere. Come sottolinea Anna Ancona, la Presidente dell'Ordine degli Psicologi ER, d'altra parte, "quelle normalmente viste come situazioni emergenziali e improvvise sono spesso, in realtà, del tutto prevedibili, poiché connesse a difficoltà strutturali che possono essere individuate preventivamente, come insegna la psicologia di comunità".
Il progetto ha fatto uso di vari strumenti psicologici, dai questionari di autovalutazione, ai focus group e alle attività transdisciplinari e interclasse, fino al questionario e al confronto conclusivo. Ne è emerso un quadro dove sono le scuole stesse a esprimere la necessità di comprendere meglio sia in che cosa consista la "cittadinanza attiva e democratica" menzionata nella legge de La Buona Scuola, sia come mettere in pratica le prescrizioni che pure sono contenute nella legge.
Più nel dettaglio, il testo, (art. 7 comma d), tratta di "sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità, nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri", ma non chiarisce quale sia la definizione di questi aspetti, né come realizzarli. "Il progetto ha anche questo fine - spiega Anna Ancona - fornire alle scuole indicatori chiari, individuati ad hoc, per contribuire a rendere osservabili e misurabili queste competenze di cittadinanza attiva, valorizzando negli studenti le capacità di essere autonomi, responsabili, consapevoli dei propri e degli altrui diritti e doveri."
L'occasione per la restituzione del lavoro svolto sarà il convegno "Scuola e Psicologia: un’alleanza possibile" - aperto a psicologi, dirigenti scolastici, insegnanti e a tutti gli operatori degli istituti scolastici della regione -, che si terrà il 16 novembre dalle 14:30 presso l'Hotel Europa a Bologna. L'accesso è gratuito e per partecipare è necessaria l'iscrizione sul sito dell'Ordine.
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna
a cura di Rizoma | Studio Giornalistico Associato | tel. 0510073867
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Alcol: si può parlare di dipendenza già in adolescenza?
https://www.ok-salute.it/psiche-e-cervello/alcol-e-adolescenti-si-puo-essere-dipendenti-gia-da-giovani/
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Incontro oggi a Roma promosso dalle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti dei minorenni. Per il CNCA è intervenuta Liviana Marelli
7 novembre 2017
Minori stranieri non accompagnati:
a 6 mesi dall'approvazione della nuova legge per accoglienza e protezione,
istituzioni e organizzazioni di tutela hanno discusso
gli aspetti cruciali per la sua applicazione
A sei mesi dall'entrata in vigore dalla legge 47/2017 per l'accoglienza e la protezione dei minori stranieri non accompagnati, ActionAid, Ai.Bi., Amnesty International Italia, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, C.I.R., CNCA, Emergency, OIM, Terre des Hommes, Save the Children, UNHCR e UNICEF, organizzazioni e associazioni promotrici della legge e impegnate sul campo a sostegno dei minori soli, hanno incontrato oggi, presso la Camera dei Deputati, i rappresentati delle Istituzioni di riferimento per un confronto diretto sugli aspetti cruciali della sua attuazione.
Obiettivo dell'incontro, quello di sciogliere i nodi principali che possono ostacolare la piena, rapida e omogenea applicazione di misure che possono fare la differenza in positivo per le migliaia di minori soli giunti in Italia: 14.579 quelli sbarcati sulle nostre coste solo da gennaio 2017 al 25 ottobre scorso , più di 18.491 quelli censiti dal sistema di accoglienza italiano.
Tra partecipanti alla tavola rotonda, moderata da Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia Europa di Save the Children Italia, l'On. Marina Sereni, Vicepresidente della Camera dei Deputati, l'On. Sandra Zampa, Vicepresidente della Commissione Infanzia, Gennaro Migliore, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, Tatiana Esposito, Direttore Generale dell'Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Aly Baba Faye, Consigliere del Sottosegretario di Stato al Ministero dell'interno, Filomena Albano, Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, Matteo Biffoni, Sindaco di Prato e delegato Anci all'immigrazione, Stephane Jaquemet, Delegato dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per il Sud Europa e i rappresentanti delle associazioni del Tavolo di lavoro sui minori stranieri non accompagnati.
La discussione delle osservazioni e proposte bastate sull'esperienza concreta delle organizzazioni impegnate sul campo, ha posto in evidenza alcuni punti essenziali per garantire efficacia e omogeneità nell'applicazione della legge.
In primo luogo, si è sottolineata la necessità di un adeguato supporto nell'esercizio della propria funzione ai tantissimi tutori volontari che hanno già risposto con entusiasmo all'invito delle istituzioni e a quelli che seguiranno, insieme al necessario accompagnamento alle famiglie affidatarie, per favorire il diffondersi del coinvolgimento attivo di privati cittadini nel sostegno ai minori non accompagnati. È inoltre fondamentale garantire adeguata formazione ai tutori provvisori.
Rispetto alle primissime fasi che riguardano l'arrivo del minore non accompagnato, si è evidenziata l'urgenza di chiare norme di attuazione e di indicazioni agli organi di pubblica sicurezza rispetto alle modalità dell'identificazione ed eventuale accertamento dell'età del minore, un ambito sinora caratterizzato da prassi operative disomogenee nei diversi territori, introducendo procedure chiare che tengano in primaria considerazione il superiore interesse del minore. Si è auspicata l'emanazione del previsto Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sul primo colloquio con il minore svolto dal personale qualificato del centro di prima accoglienza e la definizione dei contenuti della cartella sociale che accompagnerà il minore lungo il suo percorso in Italia, insieme alle responsabilità di chi la compila. Inoltre, si rendono necessarie istruzioni dettagliate per le Questure sulle modalità per consentire ai minori di presentare autonomamente la richiesta di permesso di soggiorno per minore età. Deve essere anche chiarito che il permesso per minore età consente di esercitare attività lavorativa nel rispetto della normativa vigente in materia di lavoro dei minorenni, per superare l'attuale prassi disomogenea.
Riguardo invece al tema dell'accoglienza, risulta necessario il rafforzamento del sistema ordinario anche attraverso un investimento crescente di risorse sulla seconda accoglienza in capo allo Sprar, per garantire ai minori percorsi di integrazione efficaci ed omogenei in tutto il territorio nazionale. Nello stesso spirito i CAS vanno considerati luoghi di accoglienza residuali da attivare solo in caso di reale emergenza e arrivo imprevisto e sproporzionato, e va evitata del tutto la permanenza dei minorenni all'interno di strutture hotspot.
Tra i punti principali affrontati anche l'accesso all'assistenza sanitaria, all'educazione e alla tutela legale. Nel corso del confronto, è stata posta in evidenza la necessità di una effettiva e piena attuazione della norma che prevede l'iscrizione obbligatoria dei minori non accompagnati al Servizio Sanitario Nazionale anche prima del rilascio del permesso di soggiorno, con indicazioni che consentano di superare le difficoltà burocratiche derivanti dall'assenza di Codice fiscale o di un indirizzo di residenza. Allo stesso modo già nei centri di prima accoglienza va garantito ai minori l'inserimento scolastico, l'accesso alla formazione professionale e l'accompagnamento all'inserimento lavorativo, ed è essenziale che i tutori anche provvisori, il personale delle strutture di accoglienza e le altre figure di riferimento del minore informino efficacemente il minore stesso sul suo diritto di partecipare attivamente a tutti i procedimenti giudiziari e amministrativi che lo riguardano e di nominare una difesa tecnica di fiducia nei procedimenti giurisdizionali, come previsto dalla Legge.
Le organizzazioni promotrici di questa iniziativa, hanno inoltre auspicato l'istituzione di un tavolo permanente di confronto inter-istituzionale per garantire il coordinamento delle misure di attuazione e il monitoraggio sull'implementazione della legge, e che sia previsto un contatto regolare di questo tavolo con le organizzazioni e associazioni impegnate nella tutela dei minori stranieri non accompagnati.
Scarica il documento congiunto di analisi sullo stato di attuazione della legge
Per informazioni:
Ufficio stampa Save the Children
Tel 06-48070023/63/81/82
www.savethechildren.it
Ufficio stampa CNCA
cell. 3292928070
www.cnca.it
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Parlare di sessualità è «allenare a pensare e a comunicare»
https://www.romasette.it/parlare-sessualita-allenare-pensare-comunicare/