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Giovedì 27 giugno alla Casa dei Diritti di Milano la conferenza regionale: “L’accoglienza etero-familiare e il leaving care visti con gli occhi dei ragazzi e dei professionisti del settore: spunti di riflessione e sollecitazioni per i decisori” promossa da Agevolando, Cnca e SOS Villaggi dei Bambini
Milano, 25 giugno 2019
Si svolgerà giovedì 27 giugno dalle 9,30 alle 13,30, a Milano presso Casa dei Diritti del Comune di Milano in via Edmondo De Amicis, 10 la conferenza regionale dal titolo “L’accoglienza etero-familiare e il «leaving care» visti con gli occhi dei ragazzi e dei professionisti del settore: spunti di riflessione e sollecitazioni per i decisori”.
Sarà un importante momento di riflessione e restituzione degli esiti di due percorsi che – in parallelo – sono stati realizzati sul territorio regionale: il “Care Leavers Network Italia” e “Leaving Care”.
L’associazione Agevolando in collaborazione con Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) e con il contributo del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali – attraverso il progetto Care Leavers Network Italia – si è proposta di costituire e consolidare un network nazionale di ragazzi e ragazze tra i 16 e 24 anni che vivono o hanno vissuto parte della loro vita “fuori famiglia” (comunità di accoglienza, casa famiglia, affido), coinvolgendoli in un percorso di partecipazione e cittadinanza attiva che permetta di farli incontrare con le istituzioni che a vario titolo si occupano di loro, portando il loro punto di vista sui percorsi di accoglienza. In questa occasione, i ragazzi del Care Leavers Network Lombardia porteranno alle istituzioni locali le loro riflessioni.
Attraverso il progetto “Leaving care”, co-finanziato dalla Commissione Europea, SOS Villaggi dei Bambini vuole contribuire – attraverso un modulo formativo implementato quest’anno in tre città italiane – allo sviluppo delle competenze di professionisti che lavorano con giovani in uscita da percorsi di accoglienza fuori famiglia, affinché possano prepararli al meglio per una reale partecipazione ad una dignitosa vita adulta all’interno della società in cui vivono. La proposta formativa “Preparazione all’autonomia”, al centro di questo progetto, è in questo momento in fase di realizzazione in tre città italiane. In questa occasione, SOS Villaggi dei Bambini porterà ai decisori locali le istanze degli assistenti sociali e degli educatori milanesi che hanno partecipato alla formazione “Preparazione all’autonomia” del progetto “Leaving care”, con l’obiettivo di migliorare il sistema dell’accoglienza etero-familiare con un focus specifico sulla fase di uscita.
La conferenza si aprirà alle 9,30 con i saluti di Stefano Bolognini, Assessorato alle Politiche sociali, abitative e disabilità – Regione Lombardia, Federico Zullo, Associazione Agevolando e Roberta Capella, SOS Villaggi dei Bambini Italia.
A seguire Samantha Tedesco, Responsabile Area Programmi e Advocacy, di SOS Villaggi dei Bambini presenterà il Progetto Leaving Care e le raccomandazioni degli operatori e Diletta Mauri, Coordinatrice del Care Leavers Network Italia, con Nadia Agnello e i ragazzi e le ragazze del Care Leavers Network della Lombardia presenteranno le loro riflessioni sui percorsi di accoglienza e sull’uscita.
Risponderanno alle loro sollecitazioni: Stefano Benzoni, Neuropsichiatra Infantile e Psicoterapeuta, Anna Maria Caruso, Garante dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Milano, Liviana Marelli, Referente Cnca per Infanzia, Adolescenza e Famiglie, Francesca Codazzi e Maria Carbone, referenti del gruppo tutela minori e famiglia del Croas Lombardia, Silvia Zandrini, coordinatrice servizi sociali 2°liv. e specialistici settore politiche sociali - Area territorialità, Comune di Milano.
Modera Sara De Carli, giornalista di Vita non profit.
L’evento è realizzato in collaborazione con: Fondazione Casa della Carità G. Abriani, coop. Comin, coop. La Grande Casa, associazione Gruppo di Betania, Villaggio SOS di Saronno, L’Albero della vita, coop. Diapason e con il supporto di Casa dei Diritti e Commissione Europea.
Per motivi organizzativi si prega di confermare la propria presenza compilando il form a questo link: https://forms.gle/vAenBAdfFmfoSCzw9.
È stato richiesto accreditamento al Cnoas.
Per informazioni:
Nadia Agnello
Ufficio stampa:
Silvia Sanchini – 347 1660060
Marco Simonelli - 06 44160821 - 3735515109
Federica Giovannetti – 06 44160841
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L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “CLN Italia: sviluppo di welfare generativo attraverso l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva di giovani fuori dalla famiglia di origine”, ai sensi dell’articolo 72 del Codice del terzo settore, di cui al dl n.117/2017 – annualità 2017 finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e realizzato in ATS da Associazione Agevolando e CNCA (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza)
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I cittadini italiani che sono emigrati verso l'estero nel 2017 sono stati circa 115.000 (https://www.istat.it/storage/rapporto-annuale/2018/Rapportoannuale2018.pdf, pagina 175), un numero rimasto pressoché invariato rispetto al 2016. Inoltre, dal 2013 al 2016 sono molto aumentati gli emigranti con alto livello di istruzione, ovvero almeno laureati, che sono passati da 19.000 a 25.000 unità all'anno. A dispetto della grande attenzione mediatica normalmente riservata ai flussi migratori in entrata, poca attenzione è dedicata a quelli in uscita, che raccontano una generazione in evidente difficoltà, che cerca di costruirsi un futuro al di fuori del proprio Paese. L'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna vuole dare attenzione a quegli aspetti psicologici e sociali che rendono difficoltoso ripartire da zero, lontano dalle proprie origini, in particolar modo se questa è una scelta non libera, forzata dalla necessità di lavoro.
Chi lascia i luoghi di provenienza vive comunque sentimenti di perdita e abbandono: partire è un’esperienza psicologica complessa. Chi parte lascia la propria casa, intesa non solo come oggetto fisico ma anche come spazio in cui si sono costruite reti relazionali che danno alla persona senso e sostegno per la propria vita individuale.
“Per molti, una volta lasciato il proprio luogo d'origine, anche dopo essersi stabiliti altrove, rimane un senso costante di estraneità: ci si può sentire un po' stranieri faticando a comprendere fino in fondo la nuova cultura e si vivono sentimenti di ambivalenza. È possibile che la nuova esperienza trasformi la propria cultura al punto tale che non si riesca più a sentirsi a casa né nel Paese che accoglie né nel Paese da cui si viene. Il percorso di ricostruzione del senso di appartenenza, fattore di protezione fondamentale per il ben-essere della persona, è spesso lungo oltre che difficile”, commenta Anna Ancona, Presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna.
Un altro aspetto da considerare è quello delle aspettative di chi parte: a volte ci si illude che in breve tempo si risolveranno tutti i problemi, con un'occupazione stabile e nuove amicizie. Eppure le difficoltà di vivere all'estero sono reali. Se anche il lavoro trova risposte immediate, comunque permane la difficoltà di costruire nuove reti di relazioni soddisfacenti. Le difficoltà possono essere tali che l'intero progetto esistenziale della persona può rischiare di fallire.
“Di fatto i nostri giovani migranti spesso sono acculturati, parlano la lingua del Paese in cui si trasferiscono e sono motivati dal bisogno maturo di costruire la propria vita in autonomia, anche economica, emancipandosi dalla famiglia d’origine. Ciò che può fare chi resta in Italia è continuare a dare sostegno ai propri cari, cercare di far sentire la propria presenza, mantenendo i contatti. E se dovesse accadere che il tentativo all'estero non va a buon fine - per ragioni varie: difficoltà di inserimento sociale o economico o anche solo per nostalgia - è fondamentale aiutare il ritorno”, aggiunge la Presidente.
In ogni caso, che si decida di espatriare, di tornare o di restare, un elemento che fa la differenza, per rispondere a una situazione di disagio, è il proprio grado di resilienza, concetto psicologico che indica la capacità di far fronte a un problema reagendo in maniera positiva, provando a riorganizzarsi. La capacità di rimanere aperti alle novità e superare le difficoltà è indispensabile per riuscire a cogliere le opportunità che si presentano. Tale capacità - la resilienza, appunto - può essere acquisita e migliorata, anche con interventi di sostegno psicologico mirati. Partire, come tornare, può comportare un impegno psicologico non da poco, tuttavia una riorganizzazione personale del genere può anche produrre una crescita.
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna
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20 giugno, Torino. Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione del 50° anniversario della Convenzione relativa allo status di rifugiato del 1951.
La giornata mondiale vuole far conoscere una realtà che secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) coinvolge oltre 70,8 milioni di individui nel mondo. Secondo il rapporto Global Trends nel 2018 le persone costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di conflitti, guerre o persecuzioni sono 25,9 milioni; 3,5 milioni tra richiedenti asilo e persone che hanno ottenuto altre forme di protezione internazionale, 41,3 milioni di persone sono sfollati in aree interne al proprio Paese di origine anche per cause collegata a disastri ambientali, siccità, calamità naturali.
Sul tema rifugiati e diritti, in occasione della celebrazione mondiale, gli assistenti sociali piemontesi si schierano pubblicamente a favore della tutela delle persone coinvolte e del sistema di protezione.
“Stiamo parlando - afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) - di persone che sono costrette a lasciare la casa, gli affetti, tutto ciò che era la propria quotidianità per salvarsi da guerre e/o da persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche. Storie di sofferenze, di umiliazioni, di separazioni, donne uomini e bambini che rischiano la vita per attraversare il Mediterraneo e realizzare le proprie speranze, i propri sogni. Persone i cui diritti sembrano sgretolarsi ogni giorno di più”.
“Siamo in attesa - aggiunge Daniela Simone (Consigliera Ordine Assistente Sociale del Piemonte, ex funzionario della Regione Piemonte) - di vedere quale posizione assumerà la Corte costituzionale in merito al ricorso al decreto sicurezza presentato da alcune regioni e a conferma di un clima sempre più esasperato nel quale si proclama la non volontà di accogliere e di salvare le persone in mare, stiamo assistendo al ritiro del ricorso da parte di alcune Regioni. Le recenti dichiarazioni del neo assessore alla sicurezza e immigrazione della Regione Piemonte Fabrizio Ricca fanno comprendere quale sia la necessità di impegno di ciascuno nel comprendere quale sarà la futura programmazione della Giunta Piemontese in merito alla questione dei migranti”.
“Sembra di essere di fronte a mondi separati: parallelamente alla volontà di smantellamento del sistema di accoglienza e dell’abolizione di ogni percorso di inclusione decisi nella norma - conclude Rosina - vi sono infatti significative esperienze della società civile che in questi anni, in tantissimi territori piemontesi, ha manifestato solidarietà e vicinanza ai richiedenti asilo. Sappiamo che le comunità locali sono capaci di attivarsi per facilitare l’accoglienza e l’inclusione dei nuovi cittadini nel tessuto sociale, pochi giorni fa, è stata avviata una campagna mediatica con l’hashtag #IOACCOLGO, per dare luce alle tante esperienze positive, che costituiscono una realtà parallela rispetto a quella raccontata sui mass media o durante alcune propagande politiche, caratterizzate da solidarietà e da umanità. A tale campagna ci associamo come professionisti segnalando come oggi ci sia la necessità dell’attivazione in prima persona a tutela dei diritti”.
Per celebrare la Giornata, l’UNHCR ha lanciato la campagna #WithRefugees che durerà fino al 19 settembre con diversi eventi di sensibilizzazione.
L’Ordine assistenti sociali regionale vuole fare proprio questo invito: dalla parte dei diritti, dalla parte della nostra Carta costituzionale.
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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Presentati a Milano i contenuti dell’ultimo rapporto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza curato dal Gruppo CRC. Critica l’esigibilità del diritto allo studio e all’educazione per i minori con disabilità. Le proposte del CNCA Lombardia alle istituzioni.
In Lombardia, i minori che vivono in condizione di povertà relativa rappresentano il 14% dei residenti. Seppure inferiore di 7,5 punti alla media nazionale si tratta di elemento e questione rilevante e da non sottovalutare, così come non va sottovalutato che i minori a rischio povertà ed esclusione sociale in Lombardia sono il 22,8%. In regione permane critica l’esigibilità del diritto allo studio e all’educazione per i bambini e i ragazzi con disabilità e sono tuttora evidenti importanti difformità territoriali nell’offerta di servizi di tutela della salute, in particolare per maternità e prima infanzia. La Lombardia, inoltre, è la seconda regione italiana, per numero di presenze di minorenni migranti soli: sono il 7,8% del totale delle presenze (973 nel 2018).
È quanto emerge dal rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia: i dati regione per regione 2018” curato dal Gruppo CRC, presentato a Milano lo scorso 13 giugno nell’ambito di un evento organizzato dal CNCA Lombardia a nome e in collaborazione con le altre organizzazione del network CRC.
La pubblicazione restituisce una fotografia su base territoriale /regionale realizzata a partire dai dati disponibili dalle fonti ufficiali disaggregati su scala regionale con particolare riferimento a: dati demografici; ambiente familiare e misure alternative; educazione, gioco e attività culturali; salute, disabilità e servizi di base; povertà e protezione.
Tuttavia, permane la necessità di acquisire informazioni e dati elaborati con maggior precisione e dettaglio relativamente alla condizione deiminorenni nella nostra Regione, con particolare riferimento a bambini e ragazzi fuori famiglia e alle misure di accoglienza e tutela adottate (affido e comunità residenziale), ai bambini e ragazzi con disabilità e alla garanzia di esigibilità del diritto all’educazione, allo studio, al gioco, alla socializzazione.
“Il CNCA Lombardia e le organizzazioni lombarde del gruppo CRC si impegnano a mantenere alta l’attenzione, affinché le politiche e le azioni delle istituzioni sempre più coerenti e rispettose dei diritti dei bambini e dei ragazzi e delle loro famiglie. -concluede Liviana Marelli, responsabile infanzia e adolescenza del CNCA Lombardia-. Garantiamo inoltre il nostro impegno a collaborare con gli enti preposti per co-costruire luoghi del confronto e della sussidiarietà”.
La mattinata è stata una buona occasione per rendere evidente lo “stato di salute” delle politiche sociali, sociosanitarie e sanitarie in Lombardia, per sottolineare gli aspetti ancora critici e, soprattutto, presentare alle istituzioni le raccomandazioni e le proposte elaborate dal gruppo CRC.
Necessità e garanzia di luoghi integrati, strutturali e stabili, che garantiscano integrazione delle politiche e delle risorse a livello sociale, sanitario, educativo al fine di garantire regia unitaria tra gli Assessorati preposti superando ogni settorializzazione, frantumazione, vuoti, sovrapposizioni e per garantire luoghi stabili di confronto quale espressione concreta di sussidiarietà e co-costruzione delle politiche e delle risposte nel superiore interesse dei minorenni e delle loro famiglie.
Convocazione del “tavolo tutela” per monitoraggio linee guida tutela e istituzione tavolo regionale affido.
Garanzia di misure di sostegno per le adozioni complesse (adolescenti e bambini/ragazzi con disabilità).
Istituire un Osservatorio regionale della salute in età evolutiva che monitori in modo sistematico e continuo lo stato di salute della popolazione pediatrica e adolescenziale in Regione Lombardia.
Istituire un Osservatorio regionale della disabilità che monitori in modo sistematico e continuo i bisogni delle persone con disabilità e le politiche di welfare a partire fascia 0-6 anni che comprenda analisi sull’accesso ai servizi educativi, domiciliari, riabilitativi e abilitativi, culturali e sportivi, alle misure alternative alla famiglia.
Assumere l’impegno di ridurre le disuguaglianze territoriali nei livelli assistenziali delle prestazioni e dei servizi forniti ai cittadini minorenni (e alle loro famiglie) in Regione Lombardia.
Produrre un rapporto annuale che informi gli operatori e i cittadini lombardi sui bisogni ancora inevasi e le iniziative di risposta messe in atto.
Farsi parte attiva per garantire la piena attuazione della legge n.47/2017 per il sostegno dei diritti dei minorenni migranti soli. Garantire il diritto all’ascolto (anche attraverso l’implementazione delle presenze di mediatori culturali) in tutte le diverse fasi e strutture di accoglienza e accompagnamento; favorire la pratica dell’affido familiare; favorire percorsi di formazione appropriate alle aspirazioni dei ragazzi; garantire politiche di accompagnamento/sostegno all’autonomia; garantire un’adeguata formazione per i tutori volontari.
Accelerare l’integrazione del Registro nazionale degli studenti con i Registri Regionali per identificare tutti i ragazzi in età dell’obbligo che non frequentano la scuola o impegnati in formazione professionale o in apprendistato; promuovere e sviluppare la qualità della formazione professionale per migliorare le competenze dei ragazzi e giovani adulti, specialmente quelli che lasciano la scuola.
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25 aprile: dalla Liberazione i valori di umanità sui quali si fonda la costruzione di comunità accoglienti.
Le mille storie di resistenza e di testimonianza degli aderenti al CNCA Lombardia
Milano, 18 aprile 2019 - Si avvicinano le celebrazioni del 25 aprile in un anno in cui la solidarietà, principio costituzionale, viene messa in discussione e svilita. Il Coordinamento Lombardo Comunità di Accoglienza ribadisce l'impegno delle 37 organizzazioni aderenti, dei 2mila soci e dei 1.800 lavoratori nel portare a compimento la propria missione di solidarietà verso gli oltre 120mila cittadini lombardi ai quali rivolge i propri servizi attraverso 450 strutture sul territorio.
Ecco le parole del presidente del CNCA Lombardia, Paolo Cattaneo:
"Resistenza e Cittadinanza" era il titolo dell’assemblea nazionale del CNCA del giugno 2006. Sono passati 13 anni da allora, ma il tema dei diritti e delle responsabilità, per la costruzione di comunità accoglienti, è sempre più centrale.
Il nostro futuro di Paese, di società, di organizzazioni che hanno a cuore la vita delle persone, la cura delle relazioni, la dignità del lavoro si fonda sui valori di umanità espressi dalla nostra carta costituzionale, frutto e spinta della lotta di Liberazione che le nostre madri e i nostri padri hanno saputo regalarci.
Un dono che teniamo caro e che trasmettiamo alle nuove generazioni, attraverso la testimonianza diretta e attraverso la raccolta delle mille storie di resistenza, che ci giungano dall’Africa come da Rogoredo, da Roma come da Calolziocorte, da un bimbo accolto in comunità come da un giovane impegnato in una startup.
Questo l'invito che il CNCA Lombardia invia a tutti i cittadini e che diviene monito alle istituzioni nelle sue diverse forme.
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Il consiglio dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna desidera chiarire la propria posizione sul tema del counseling e informare la cittadinanza, al fine di tutelarla al meglio. La persona che necessita di un intervento psicologico professionalmente qualificato, infatti, rischia di trovarsi esposta all’operato di altre figure, come i counselor o i coach, che possono occuparsi soltanto di ambiti limitrofi a quello psicologico e non prevedono la garanzia di un controllo anche deontologico istituito per legge sul loro operato, come invece è previsto per gli psicologi regolarmente iscritti all’albo.
Va chiarito che il counseling - che letteralmente significa semplicemente “consulenza” - si configura come consulenza prettamente psicologica quando è un processo finalizzato ad aiutare a risolvere un problema di disagio o malessere o a prendere una decisione in un arco di tempo breve e delimitato. Può essere rivolto a una singola persona, ma anche a famiglie, comunità, enti, ecc. Comprende tutte le attività caratterizzanti il lavoro dello psicologo, come l’ascolto, la definizione del problema, la valutazione e l’empowerment necessari alla formulazione dell’eventuale, successiva, diagnosi o all’individuazione delle cause che determinano la problematica presentata.
Lo psicologo si pone l’obiettivo di sostenere, motivare, abilitare o riabilitare il soggetto, all’interno della propria rete affettiva, relazionale e valoriale, al fine anche di esplorare difficoltà relative a processi evolutivi o involutivi, fasi di transizione e stati di crisi anche legati ai cicli di vita, rinforzando capacità di scelta, di problem solving o di cambiamento. In tutti questi contesti, quindi, è importante che i cittadini si rivolgano a professionisti specializzati, al fine di tutelare al meglio la loro salute.
Per l’estrema delicatezza degli ambiti in cui ci si trova ad agire, è evidente che un cattivo intervento di counseling non è neutro e senza effetti, ma è dannoso e può anche essere molto pericoloso per la salute e il benessere delle persone. Lo psicologo affronta un percorso formativo lungo e qualitativamente adeguato, che non si esaurisce con il conseguimento del diploma di laurea. Per poter esercitare la professione occorre, oltre alla laurea magistrale in psicologia, effettuare un tirocinio della durata di un anno, sostenere un esame di Stato e iscriversi all’albo.
L’Ordine sottolinea che il counseling teso alla cura del benessere personale e alla promozione dell’equilibrio tra sé e l’ambiente circostante, anche dove non ci siano situazioni patologiche, sia di pertinenza della professione di psicologo, che con la legge 3/2018 è stata inoltre riconosciuta definitivamente quale professione sanitaria, ricordando la famosa definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: "La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un'assenza di malattia o di infermità".
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19 marzo, Torino. Dentro la cornice del Teatro Nuovo, si celebrerà la Giornata Mondiale del Servizio Sociale 2019, promossa dalle organizzazioni internazionali ed individuata nel terzo martedì di marzo di ogni anno. Il titolo di quest’anno è “Promuovere l’importanza delle relazioni umane” e nella giornata si vuole porre l’attenzione sulla necessità di ulteriori azioni a salvaguardia di modelli relazionali sereni e consapevoli.
Il Consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte ha organizzato l’importante iniziativa in collaborazione e con la partecipazione dell’Università degli Studi di Torino, dell’Università del Piemonte Orientale, con il patrocinio della Società italiana di Servizio Sociale (SOCISS) e del Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali che parteciperà all’evento torinese con un rappresentante.
Il programma individuato per la celebrazione della giornata nella nostra Regione prevede un approfondimento in prospettiva interdisciplinare sui temi del servizio sociale anti-oppressivo: gli assistenti sociali piemontesi ritengono non rinviabile, in un’epoca caratterizzata da deficit democratico, la riflessione sulle strategie - in atto e in divenire - utili a dare voce agli oppressi.
Forniranno chiavi di lettura teoriche e metteranno in luce questioni aperte relatori esperti: Elena Allegri (docente di Sociologia e Servizio Sociale - Università del Piemonte Orientale), Norma De Piccoli (docente di psicologia sociale e psicologia di comunità - Università degli Studi di Torino), Irene Dionisio (direttrice Lovers Film Festival, regista), Barbara Fantino (responsabile area disabili, Unione Net Settimo), Elisa Fornero (assistente sociale del Progetto Neutravel), Laura Ghedini (assistente sociale CSSV), Gioacchino Orlando (assistente sociale - associazione Quore), Daniela Ostano (assistente sociale ASL Città di Torino), Claudio Pedrelli (Consiglio nazionale Assistenti sociali), Cristiana Pregno (assistente sociale), Luca Romano (assistente sociale e Presidente OOP Piemonte AsProc), Federico Sabatini (docente di linguistica inglese - Università degli Studi di Torino), Francesca Zaltron (docente di Sociologia dei processi di integrazione sociale - Università del Piemonte Orientale). Le università saranno inoltre presenti con Roberto Albano (presidente CdS Servizio Sociale - Università degli Studi di Torino) e Anna Rosa Favretto (presidente CdS Servizio Sociale e Politiche sociali - Università del Piemonte Orientale). La Regione Piemonte sarà presente attraverso la voce di Monica Cerutti (assessora ai Diritti) e Augusto Ferrari (assessore alle Politiche Sociali).
Prima delle conclusioni, a cura del Consiglio nazionale e del Consiglio regionale, sarà messo in scena lo spettacolo teatrale “Figlie dell’epoca – Storie di (alcune) donne della grande guerra”, con l’attrice Roberta Bigiarelli.
Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistente sociale Piemonte) precisa il senso dell’iniziativa: «Gli oppressi sono tutti coloro che si sentono privati della libertà di essere chi sono, si sentono sopraffatti, messi a tacere, non riconosciuti, vittime di soprusi, che sono privi – o privati – di diritti riconosciuti. Il 19 marzo si parlerà di bambini, membri della comunità LGBTQI, persone con disabilità, persone con una malattia, per proporre solo alcuni tra gli esempi possibili. Interessante la sollecitazione della professoressa De Piccoli, quando afferma che “siamo dinnanzi ad una contrazione dell’io personale e anche professionale”. Si rifletterà su quanto i ruoli sociali e professionali possano risultare schiacciati da una imperante burocratizzazione delle istituzioni e organizzazioni, da una legislazione e una normativa che rischiano di ridurre le professioni a meri esecutori di protocolli standardizzati, da un sentire collettivo che sembra escludere l’altro nelle sue caratteristiche e peculiarità. Siamo quindi tutti potenziali vittime dell’oppressione. Cosa fare quindi?».
«Dobbiamo assumerci alcuni obblighi, anche di carattere etico, - dichiara Rosina - per essere cittadini consapevoli e professionisti competenti. Innanzitutto per contribuire a contrastare i fenomeni di apatia e disaffezione alla politica e alle istituzioni dando sostegno e linfa a movimenti sociali di protesta, quali quello femminista, ambientale e pacifista. Non bisogna concorrere, neanche inconsapevolmente, a supportare dinamiche sociali, culturali ed economiche che creano povertà, emarginazione, disuguaglianza. Occorre riconoscere che la relazionalità non può essere reputata opzionale o poco importante, e riflettere su come viene agito il potere nelle relazioni di aiuto».
«Gli assistenti sociali - conclude Rosina - sono continuamente impegnati, all'interno delle proprie organizzazioni, in un’attività di sensibilizzazione sul significato del tempo: dobbiamo ristabilire il senso ed il valore del tempo dell'ascolto e dell'accoglienza. In assenza del giusto tempo, del riconoscimento delle competenze, si rischia di sostituirsi alle persone, depotenziando le loro capacità e riducendo l’autodeterminazione e, quindi, agendo in ottica oppressiva».
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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La Giornata Internazionale della Donna, in Italia comunemente conosciuta come Festa della Donna, ha compiuto nel 2009 il suo primo centenario. La prima Giornata Nazionale della Donna fu festeggiata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti, su invito del Partito Socialista Americano, che aveva designato questa data in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che nel 1908 avevano rivendicato migliori condizioni di lavoro. L’anno successivo la ricorrenza arrivò anche nel Vecchio Continente: in occasione del Congresso di Copenaghen, si decise di istituire la Giornata Internazionale della Donna, per promuovere i diritti delle donne e contribuire alla campagna in favore del suffragio universale.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte prende parola per ricordare la forte connotazione politica della Giornata.
«In un’epoca storica – afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) – in cui si stanno facendo passi indietro rispetto al ruolo delle donne, alla violenza di genere, alle responsabilità genitoriali, occorre presidiare con più attenzione e rinforzare le azioni volte a contrastare l’uso di modelli solo apparentemente neutri. Solo per fare un esempio tra i tanti possibili, in fatto di misure di conciliazione bisogna considerare quale sia il loro impatto sui ruoli di genere e non solamente valutare la loro efficacia nel far fronte a necessità contingenti. Alcuni studi dicono chiaramente che una maggiore condivisione dei compiti di cura in famiglia produce un guadagno di salute per le donne del 26%».
Carmela Francesca Longobardi, consigliere dell’Ordine regionale nonché coautrice del romanzo “Non sono come tu mi vuoi” che racconta una storia di violenza di genere, dichiara: «Siamo dinnanzi ad una ri-genderizzazione dei ruoli maschili e femminili, ad un ritorno a ruoli sessuali di tipo tradizionale. Ed è anche per questo che è importante che lo Stato assuma una visione liberale, la sola capace di restituire dignità alle persone e alle loro scelte. Come esplicitato da Carofiglio in “La manomissione delle parole”, dire No è un atto di ribellione molto potente e per nulla violento. È una ribellione del pensiero, il punto di partenza di un cambiamento che nasce dal rifiuto di uno stato di fatto, di una condizione nella quale non ci si riconosce più. Come professionisti dell’aiuto e come donne, impariamo ad assumere la posizione del ‘no’».
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751