Hai notato quel biondino?
Qui per tutti è lo spaccino.
Porta il fumo ai suoi compagni
Con lauti guadagni
Sanno tutto gli insegnanti
Ma lo trattano coi guanti,
Occhi chiusi e labbra strette
Che non scattin le manette.
È venuto un genitore
A parlarne al professore
Che l’ha detto al dirigente
E a sua volta ad un agente.
C’hanno fatto un bel discorso
Che sembrava un predicozzo
E ora so che c’è una legge
E che questa ci protegge.
L’ho imparata, sì, in teoria
Come la filosofia
Perché poi niente succede
Anche la polizia non vede!
Ma io vedo quel biondino…
Sarà sempre uno spaccino?
Filastrocca del matrimonio combinato, Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma. Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.