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Le ragioni della scelta della proroga
La decisione, adottata dal Governo nel Consiglio dei Ministri del giorno 3 luglio 2024, di prorogare di dodici mesi l'entrata in vigore della parte cd. ordinamentale della Riforma del Tribunale unico rappresenta in realtà l'unica opzione concretamente praticabile per evitare che le numerose carenze che hanno segnato sin dalla sua nascita il progetto di Riforma determinino il fallimento completo della sua attuazione e, con questo, la paralisi di un settore della giurisdizione essenziale per la tutela dei diritti fondamentali della persona e la protezione dei minorenni.
Molte delle carenze hanno una comune origine, quella derivante dalla clausola di invarianza finanziaria e dalla mancata previsione di un incremento dell'organico: è stata solo un'illusione del legislatore della legge delega 26 novembre 2021 n.206 immaginare una Riforma tanto impegnativa senza una valutazione preventiva di fattibilità organizzativa e senza deliberare alcun investimento in risorse umane e tecniche.
La necessità di investire e riprogrammare
Per questa ragione una proroga dell'attuazione, per altro di soli dodici mesi, in assenza di investimenti volti a colmare le lacune da tempo ampiamente evidenti, avrà come unico risultato quello di dilazionare le carenze e aggravarne gli effetti: ampliamento delle piante organiche delle Procure e dei Tribunali, per quanto riguarda sia i magistrati che il personale amministrativo, superamento della mancata previsione di personale per l'ufficio del processo, dotazione ed effettiva implementazione dei sistemi informativi, reperimento delle soluzioni logistiche idonee, costituiscono altrettante precondizioni per l'attuazione della Riforma, senza le quali ogni rinvio è destinato solo a differirne nel tempo il fallimento.
Gli effetti dell'attuazione della parte cd. processuale
Sono trascorsi ormai sedici mesi dall'attuazione della parte cd. processuale della Riforma: le nuove disposizioni hanno introdotto nuovi istituti e forme processuali. Hanno in buona misura modificato le forme del processo e, con queste, le modalità e le priorità del lavoro di magistrati ed avvocati, aumentando i carichi di lavoro soprattutto per l'accresciuta incidenza dei provvedimenti connotati da urgenza e di quelli che comportano gli allontanamenti dei minorenni in condizioni di rischio.
L'assenza di un sistema informatico e statistico pienamente funzionante e aggiornato non consente ora di misurare l'entità degli effetti di queste modifiche, poiché gli ultimi dati ufficiali disponibili risalgono ormai ad un anno fa. E' in ogni caso certo che nell'ultimo anno è aumentato il numero e la durata dei procedimenti pendenti ordinari, perché non proposti in forma urgente. Si tratta di un dato preoccupante perché nella materia civile della tutela dei minori ogni procedimento richiede di essere trattato con prontezza; una tendenza destinata, in assenza di correttivi, ad accrescersi nel periodo della proroga.
L'impegno dell'Aimmf e la necessità di modifiche della legge delega
Con riferimento a tutte le questioni indicate, confermiamo la nostra disponibilità ad approfondire la conoscenza degli effetti delle modifiche in atto e a collaborare nell'individuazione di soluzioni, puntuali e attuabili, per superare le criticità riscontrate e assicurare il buon funzionamento della nuova struttura giudiziaria.
In ogni caso, a nostro giudizio alcune criticità derivano da scelte non condivisibili che riguardano l'intero impianto della Riforma, che si traducono in un arretramento nel sistema delle tutele predisposte a vantaggio dei minorenni: l'abolizione della collegialità nelle decisioni riguardanti la responsabilità genitoriale, affidate ad un giudice solo, la mancanza della necessaria specializzazione dei magistrati del settore, richiesta dalla legge delega e ripetutamente disattesa dalla normazione successiva, l'estromissione dei giudici onorari, esperti in scienze umane, dai collegi civili che trattano i procedimenti sulla responsabilità genitoriale, costituiscono altrettanti errori nell 'impianto della legge delega che occorre correggere.
Roma, 5 luglio 2024
Il Segretario Generale Il Presidente
Annam •a Casaburi Claudio Cottatellucci
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Il Bando per diventare tutori di Minori stranieri non accompagnati, in scadenza il prossimo mese di giugno, è stato prorogato fino al 23 NOVEMBRE 2024.
Al seguente link è disponibile la domanda in formato pdf editabile e ogni informazione relativa al ruolo del tutore volontario
Ogni cittadino infatti che abbia almeno 25 anni di età e il diploma di scuola superiore può aderire a questo Bando compiendo un grande gesto di solidarietà.
Segreteria Garante per la tutela dei minori e delle fragilità
Via Fabio Filzi, 22 – 20124 Milano
Tel. 02.6748.6290
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Verso la Giornata Nazionale dell'Affidamento Familiare
Conferenza stampa
7 maggio 2024 - ore 11,00
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Il rapporto di Antigone sugli under 18 dietro le sbarre Intervista a Paolo Tartaglione, referente area penale minorile del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza. «Avevamo un’ottima legge, è stata spazzata via senza dibattito politico e a colpi di fiducia»
Paolo Tartaglione è un pedagogista e ha 49 anni. Presidente della cooperativa Arimo, che in Lombardia si occupa di giovani autori di reati, svolge un ruolo di consulenza per il Garante regionale dell’infanzia ed è referente dell’area penale minorile del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza. Al Cnca aderiscono 240 organizzazioni presenti in quasi tutta Italia. Con Tartaglione parliamo del settimo rapporto di Antigone, Prospettive minori.
La colpisce che il 57% dei ragazzi detenuti negli Istituti penali minorili siano stranieri?
Il dato è in aumento da qualche anno ed è molto alto. La nostra legge penale minorile parla del reato come di una richiesta di aiuto estrema. I ragazzi che accedono al penale, senza eccezioni, sono in condizioni drammatiche, fanno fatica a crescere e sollevano il problema compiendo il reato. I minori stranieri si trovano frequentemente in condizioni limite. Se prevenzione e interventi sociali sono insufficienti restano solo le risposte estreme: la psichiatria o il reato.
In questo contesto il governo è intervenuto sui minori stranieri non accompagnati raddoppiando la capienza dei centri di accoglienza e permettendo di usare anche le strutture per adulti.
Vediamo pochissima lungimiranza da parte della politica. Non so se prima ci fosse, ma ora sicuramente manca. Sia i provvedimenti legati alla gestione dei flussi migratori, sia il decreto Caivano sono destinati a estremizzare la sofferenza dei ragazzi e questo fa aumentare reati e accesso alla psichiatria. Sono misure che a breve termine soddisfano la pancia degli elettori, ma nel medio periodo creano disastri. Chiunque ha un minimo di esperienza sul campo lo sa.
Il decreto Caivano è al centro del rapporto di Antigone, che scrive: «ha effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile». Cosa sta avvenendo?
Avevamo un’ottima legge penale minorile, del 1988, scritta con riferimenti culturali eccezionali. È stato deprimente vederla spazzare via senza dibattito politico e attraverso il sistema della fiducia, in un’Aula quasi vuota. Con la conversione in legge del decreto Caivano è esploso il ricorso alla carcerazione. Portare un minore dietro le sbarre è il modo migliore per aumentare la recidiva. Più mettiamo i ragazzi in carcere più avremo reati. Ma la cosa più grave è l’aver limitato la possibilità di concedere la messa alla prova, il fiore all’occhiello del nostro sistema penale minorile, invidiato in tutto il mondo. Prima si poteva usare con qualsiasi reato, oggi no. Per esempio è esclusa in caso di rapina aggravata, che detta così sembra una cosa terribilmente pericolosa ma è frequentissima negli adolescenti.
Un esempio? Sottrarre il cellulare a un coetaneo minacciando di prenderlo a schiaffi. Tutto questo mentre anche negli istituti penali minorili è arrivato il sovraffollamento e non ci sono posti. Per eseguire le misure cautelari dalla Lombardia i ragazzi sono mandati in Puglia o Sicilia, venendo meno il diritto di stare vicino alle famiglie.
Nel rapporto si legge che «la detenzione minorile appare come un fenomeno che ha come protagonista il Meridione». Che ne pensa osservando il tema dalla Lombardia?
Non mi pare che la giustizia minorile in questi anni si sia caratterizzata per una particolare differenza di trattamento tra Nord e Sud. Sicuramente c’è un’eterna differenza di risorse. Al Nord si è fatto molto più ricorso alle comunità e meno alle carceri per questioni economiche, non culturali. La Lombardia ha collocato nelle comunità più persone di tre o quattro regioni messe assieme. In una situazione in cui le risorse sono poche è possibile che al Sud ci sia un ulteriore peggioramento.
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Pensare in grande
Al via il programma di Formazione 2024 di Agevolando, dedicato agli operatori, ai ragazzi e alle ragazze dell’universo care leavers. Un’offerta formativa ideata, progettata e realizzata proprio insieme a loro, i care leavers.
Come si diventa grandi? E come si accompagna un salto nel vuoto? Da oltre tredici anni Agevolando mette a disposizione la sua esperienza, le sue competenze e la sua attenzione per provare a rispondere a queste domande. Ma soprattutto lo fa con l’esperienza e le risposte di chi quelle domande le ha già vissute, in prima persona: i ragazzi e le ragazze cresciuti in contesti fuori famiglia. Vita vissuta al servizio di chi deve cominciare a viverla da sé. A loro e agli operatori e ai professionisti che li accompagneranno.
I 18 anni, il momento in cui per chiunque si spalanca la libertà, per un ragazzo o una ragazza cresciuti fuori famiglia - ad esempio in comunità o in casa-famiglia - è il momento del vuoto. Tecnicamente, internazionalmente, si chiamano care leavers. Nella vita, la loro, giorno per giorno, sono ragazzi e ragazze. Ragazzi e ragazze di fronte al momento in cui devi diventare grande perché i “grandi” che pensavano a te, o insieme a te, si sono dovuti fermare prima. Perché da grandi ci si arrangia. “E ora?”. Questa è la domanda di quei ragazzi e quelle ragazze diventate grandi per forza. Ora, da dieci anni, c’è anche Agevolando, che sotto a quel vuoto allunga le braccia, accoglie e accompagna. Un percorso di ascolto e di decisioni, emotivo e pratico, di paure e desideri, riscatto e definizione. Un percorso delicato, faticoso, appassionante, il cui punto di partenza è uno: la fiducia. Come raggiungerla? E come percorrerlo poi insieme? A questo aiuta a rispondere il programma di formazione di Agevolando.
Formazione per operatori e professionisti. Un sostegno deciso e gentile, attento e capace. I corsi dedicati agli operatori, a quei “grandi” che devono accompagnare all’autonomia ragazzi e ragazze, puntano alla formazione di professionisti che sappiano rapportarsi da pari e da guida, umanamente e nella pratica. Professionisti che, prima ancora delle competenze, tra i loro strumenti abbiano cuore e “orecchio”.
Tutti i corsi (—> LINK) sono modulabili a seconda delle esigenze di chi li richiede, sia in termini di durata, sia in termini di presenza fisica o da remoto.
Formazione per ragazzi e ragazze. Come diventare adulti, sapendo di poterlo fare come. I corsi, le giornate di studio e i seminari dedicati ai giovani (dai 15 ai 26 anni) (—> LINK) sono una vera e propria esplorazione del vivere quotidiano, del pensare a sè stessi e della partecipazione attiva, in prima persona. Affrontare le prime domande sull’autonomia e costruire le risposte. Che siano il pagamento online di una bolletta, cercare una stanza o - perché no - capire che per il lavoro c’è tempo, se il vero desiderio è studiare. O ancora, che diventare “adulto” significa anche far parte di una comunità attiva, partecipare, contribuire, esserci.
Il segreto è ascoltarli. Il programma di formazione di Agevolando è stato pensato, ideato, progettato e costruito insieme ai ragazzi e alle ragazze a cui l’associazione si dedica dal 2010. Proprio loro, i care leavers. O, in questo caso, gli esperti per esperienza, chi ha vissuto in prima persona quel salto nel vuoto e dunque conosce il punto di vista, le emozioni, le fragilità e i bisogni di quei momenti. Chi meglio di loro, i protagonisti delle domande a cui si lavora per trovare insieme una risposta, possono essere la bussola per orientarsi in un cammino che è prima di ogni altra cosa “ascolto”?
Il primo passo, dopo aver consultato l’area Proposta formativa su www.agevolando.org, è contattare l’associazione e raccontare le proprie necessità, le aspettative e il proprio contesto. In poco tempo sarà poi Agevolando a proporre la soluzione ideale e specifica, “sartoriale”, cucita insieme ai docenti e formatori che lavorano con l’associazione.
Per info:
www.agevolando.org
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Federico Zullo - 339 8012202
Agevolando: L’associazione in ambito formativo dal 2014 collabora con numerose Università italiane, dall’Alma Mater Studiorum di Bologna alla Ca’ Foscari di Venezia, con il CNOAS (Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali), con la Regione Emilia Romagna e altri numerosi enti e realtà distribuite sull’intero territorio nazionale.
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Buongiorno e benvenuti, dopo la importante apertura del congresso di ieri, dopo i messaggi delle istituzioni territoriali e degli autorevoli rappresentanti della politica, dell'Autorità Garante Nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, del CSM nostro organo di autogoverno, seguiti dalla profondità della" lectio magistralis" del professor Resta e infine dalla commozione suscitata dal coro dei bambini e dalla passione della loro insegnante, è con grande piacere che mi accingo a dare inizio ai lavori della seconda giornata del nostro 41 0 appuntamento AIMMF.
In una giornata fra l'altro molto importante, in cui si celebra la giornata internazionale contro la violenza alle donne e alle tante, troppe vittime, credo sia giusto dedicare un pensiero di profondo rispetto e cordoglio.
Sono tanti i pensieri che vorrei condividere con voi, ma prima di tutto mi preme rivolgere un sentito grazie:
- a tutti coloro che hanno generosamente supportato il Comitato Organizzatore e contribuito a realizzare questo evento, guidati dalla Presidente Montaruli e dalla infaticabile capacità organizzativa, dal garbo e dall'equilibrio della delegata di zona sud dott.ssa Annamaria Casaburi;
- alla Università di Matera che ci ospita in questa bella e confortevole sala e che, nella persona della sua Pro-rettrice, ha reso possibile uno stile di accoglienza certamente pregevole;
- alla Regione Basilicata che ci ha generosamente sostenuti e supportati;
- agli Enti che ci hanno offerto il loro pafrocinio e a tutti coloro che hanno materialmente contribuito alla realizzazione di questo evento;
- alle massime Istituzioni che hanno accolto con partecipazione e interesse il nostro invito;
- naturalmente ai prestigiosi relatori che ci regalano il loro tempo e la loro competenza; e infine a questa grande platea, che ha sfidato un viaggio piuttosto complicato per essere presenti e ritrovarci finalmente tutti insieme in una terra meravigliosa.
Clicca qui per leggere la relazione
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In Italia più di 800 mila bambine, bambini e adolescenti sono italiani di fatto, ma non di diritto.
In base a una legge che risale a trent’anni fa, possono ottenere la cittadinanza italiana solo quando diventano maggiorenni e dopo un complesso iter burocratico. In una fase delicata come quella della crescita, non avere la cittadinanza italiana e sentirsi diversi rispetto ai compagni di classe ha ripercussioni sia pratiche – come la possibilità di partecipare alle gite scolastiche e alle attività sportive - che psicologiche, nella maturazione del senso di appartenenza alla comunità nella quale si vive.
Tutto ciò può avere impatto negativo anche sui percorsi scolastici.Per questo, abbiamo lanciato una campagna per la cittadinanza. Con la petizione “Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia. È il momento di riconoscere i loro diritti!”, per chiedere al Parlamento italiano di riformare la legge sulla cittadinanza e consentire a bambine, bambini e adolescenti nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da piccoli, figli di genitori regolarmente residenti, di diventare italiani prima del compimento della maggiore età.
Chiediamo, inoltre, al Governo italiano di sostenere l’inclusione delle studentesse e degli studenti con background migratorio nelle scuole, potenziando l’offerta educativa a loro dedicata, soprattutto nei territori dove la concentrazione degli stessi è più alta, attraverso servizi di mediazione culturale e la costruzione di percorsi che valorizzino il pluralismo linguistico e culturale nelle scuole.
Il video della campagna è disponibile al link: https://vimeo.com/858549318/a31b44d3c3?share=copy
Per maggiori informazioni visita Rientro a scuola: il nostro nuovo report "Il mondo in una classe" | Save the Children Italia
Per aderire alla petizione Petizione bambini italiani senza cittadinanza (savethechildren.it)
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12 ottobre 2023
In occasione dell’avvio alla Camera dei Deputati dell’esame parlamentare del Decreto-legge, le organizzazioni sottolineano la propria preoccupazione per la prevista accoglienza di minori ultrasedicenni in centri per adulti e per i rischi di respingimento, trattenimento ed espulsione dei minorenni che arrivano soli nel nostro Paese e che potrebbero essere erroneamente considerati adulti per insufficienti garanzie nella procedura di accertamento dell’età.
Il DL Immigrazione e Sicurezza, sul quale inizia oggi, presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, la discussione per la conversione in Legge, desta grave preoccupazione poiché, tra le altre cose, modifica in senso peggiorativo due disposizioni della L.47/2017 sulla protezione dei minori non accompagnati. Questo l’allarme di 25 organizzazioni della società civile attive per i diritti dei minori migranti – ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Caritas Italiana, Centro Astalli, CeSPI ETS, Cir Onlus, CIES Onlus, CNCA, CISMAI, Cooperativa CIDAS, Cooperativa CivicoZero, Defence for Children International Italia, Emergency, INTERSOS, Medici del Mondo, Medici Senza Frontiere, Oxfam Italia, Refugees Welcome, Salesiani per il Sociale APS, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes Italia, UNIRE - che si appellano al Parlamento affinché agisca stralciando tali norme dal testo.
Per la prima volta dalla sua emanazione, un Governo ha deciso di intaccare il sistema di protezione per i minori non accompagnati rappresentato dalla L. 47/2017, adottata ad ampia maggioranza parlamentare e alla cui progressiva attuazione hanno contribuito in questi anni le istituzioni competenti di livello centrale e territoriale, le organizzazioni della società civile e singoli cittadini e cittadine che, come tutori e tutrici volontari, famiglie affidatarie, volontari e attivisti, sostengono ogni giorno bambini, bambine e adolescenti che arrivano soli in Italia.
Contrariamente a quanto disposto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per l’accoglienza dei minorenni soli, che deve avvenire in affidamento in famiglia o in centri loro riservati, il Decreto-legge in esame prevede che, in caso di indisponibilità di strutture dedicate, i Prefetti possano collocare i minori migranti non accompagnati ultra16enni in centri per adulti. Stiamo parlando di strutture di grandi dimensioni e prive degli standard (in termini di personale, di servizi garantiti ecc.) stabiliti per i minorenni, dove gli stessi non avranno accesso all’assistenza legale e psicologica né a corsi di lingua italiana. Una scelta, questa, che si pone in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore, oltre che rappresentare una grave discriminazione tra minorenni italiani e stranieri.
Inoltre, rispetto alla determinazione dell’età in fase di identificazione, il testo prevede una deroga alla procedura disposta dalla L.47, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, a seguito di attività di ricerca e soccorso in mare, di rintraccio alla frontiera o nelle zone di transito e di rintraccio sul territorio nazionale a seguito di ingresso avvenuto eludendo i controlli di frontiera. Si tratta di ipotesi tutt’altro che eccezionali, come abbiamo potuto vedere anche nell’ultimo periodo, nelle quali l'autorità di pubblica sicurezza potrà disporre “rilievi antropometrici o […] altri accertamenti sanitari, anche radiografici” che, in casi di particolare urgenza – non meglio definita dalla norma – potranno essere autorizzati anche oralmente dalla Procura minorile, con autorizzazione scritta soltanto successiva. Questa disposizione, peraltro, non considera necessaria l’autorizzazione scritta del tutore e neanche la sua avvenuta nomina – nonostante si tratti di accertamenti sanitari anche invasivi, come le radiografie. Inoltre, in questi casi non sarebbe necessariamente prevista la presenza di un mediatore linguistico culturale, essenziale per garantire un consenso informato della persona agli accertamenti sanitari richiesti.
Considerando che nessun metodo disponibile, neanche medico, consente la determinazione esatta dell’età, è inoltre molto preoccupante che la norma eluda il principio dell’approccio multidisciplinare, e che preveda un’eccezione alla regola secondo la quale gli accertamenti sanitari, in particolare se caratterizzati da invasività, debbano essere utilizzati soltanto se strettamente necessari e in seguito a metodi meno invasivi, quali il colloquio psico-sociale con l’interessato.
Le organizzazioni ricordano inoltre che la procedura di accertamento dovrebbe essere disposta solo in caso di “fondato dubbio” sulle dichiarazioni dell’interessato e non a libera discrezione delle forze di pubblica sicurezza, sulle quali tale ampia discrezionalità farebbe ricadere una responsabilità eccessiva, oltre che gravosa, nell’ambito dell’identificazione.
Si evidenzia infine che questa procedura, la quale rischia di rivelarsi tutt’altro che eccezionale, unita alla permanenza in centri per adulti e ai termini ristrettissimi per impugnare il verbale di polizia in cui viene dichiarata l’età – 5 giorni – può facilmente portare al respingimento, alla detenzione e alla successiva espulsione di minori dichiarati maggiorenni per errore, aprendo le porte a un destino rischioso e a possibili gravi violazioni dei loro diritti fondamentali, in particolare per i minorenni provenienti da Paesi cosiddetti “sicuri” e quindi sottoposti a procedure accelerate in frontiera qualora erroneamente considerati adulti.
Tutto questo avviene, sorprendentemente, nonostante l’Italia sia stata condannata più volte dalla Corte Europea dei diritti umani per aver collocato minorenni non accompagnati in centri per adulti e aver condotto procedure di accertamento dell’età senza garanzie procedurali sufficienti.
Per chiunque abbia a cuore i diritti dei minorenni queste modifiche normative sono inaccettabili e si fa appello al Parlamento affinché vengano eliminate dal testo durante l’iter di conversione in Legge. Ammettere deroghe al principio di equità di trattamento tra minorenni italiani e stranieri fuori famiglia rispetto all’ospitalità in affido familiare o in centri loro dedicati, e sottoporre potenziali minori a procedure che non abbiano il rigore e le garanzie necessarie per ogni procedimento che riguardi un minorenne, significa incidere non soltanto sul destino di migliaia di adolescenti migranti che hanno già alle spalle anni di viaggio e di sofferenze profonde, ma anche mettere in discussione il principio della protezione del minore in quanto tale, vigente nel nostro Ordinamento giuridico, e quindi la tenuta complessiva del sistema di tutela di chi rappresenta il futuro del Paese.