- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Metodi & Teorie
Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori di tre università statunitensi, gli adolescenti esposti alla violenza rappresentata alla televisione e nei film, e ad alti livelli di conflittualità familiare, sono più propensi ad assumere comportamenti aggressivi.
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Metodi & Teorie
È molto difficile parlare del suicidio di un genitore. A questo evento è associato uno stigma tanto forte che i giovani i cui genitori si sono tolti la vita, devono rivolgersi a degli estranei, per esempio persone che incontrano su internet, per riuscire a confidarsi e a far trapelare il loro dolore.
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Genitorialità
Tutti si arrabbiano, a volte, ragazzi e adulti. La rabbia è un'emozione che può variare da una leggera irritazione a una moderata arrabbiatura, fino alla rabbia vera e propria. La rabbia di un figlio spesso fa sentire a disagio, quindi può provocare una tendenza naturale a smorzarla, tentando di modificare la situazione del ragazzo in modo tale che la sua rabbia svanisca.
- Scritto da Elena Buccoliero
- Categoria: Giustizia minorile
Il progetto di legge per riformare l’affido condiviso, presentato dal senatore Pillon, prevede come obbligatoria per tutte le coppie la mediazione. Una condizione che non può essere applicata nei casi di violenza, afferma la Convenzione di Istanbul (approvata dal Consiglio d’Europa e ratificata nel nostro paese nel 2013) e concorda chiunque abbia a che fare con la violenza di genere. Ma il testo in discussione sembra ignorarlo.
Su questo progetto di legge sono state lanciate diverse petizioni, sia a favore sia contro. Tra queste ultime segnalo quella promossa da D.I.RE., la rete nazionale dei centri antiviolenza: https://www.change.org/p/il-ddl-pillon-su-separazione-e-affido-va-ritirato-giuseppeconteit-luigidimaio-alfonsobonafede-matteosalvinimi
Questo senator Pillon
è davvero un burlon.
- Scritto da Barbara Volpi
- Categoria: Fermo immagine
Che internet abbia alterato ed espanso i confini generazionali lo sapevamo già, ma presi dal rimbalzo accusatorio del rispecchiamento di colpe e accuse tra genitori e figli, tra adulti e nuove leve, corriamo il rischio di perdere di mano aspetti dinamici e strutturali che generano e logorano la terra dei perché.
Partiamo da una considerazione ormai onnipresente nell’ infiltrazione digitale nelle nostre vite che mette in primo piano come oggi, se lo desideriamo, riusciamo a sapere tutto e di tutti. Con un semplice touch, basta immettere l’informazione [sia esso un nome o un cognome o un immagine] nello Sherlock Holmes googliano e riusciamo a scovare qualcosa, a trovare almeno un indizio [vuoi anche che esso sia assenza totale di informazioni che denotano nel gergo adolescenziale scarsa popolarità] per orientare la ricerca su aspetti particolari di quel o quei personaggi, sui luoghi da essi frequentati, sulle immagini che hanno diffuso in rete, nella capillarità di eventi e nessi che il web lega in modo indissolubile nell’arte che le è più usuale, ovvero quella di connettere.
Lo sanno bene gli adolescenti che nella diffusione e nell’inseguimento di selfie, video e storie su Instagram seguono in fila, come tanti piccoli indiani Sioux, le tante orme tracciate dal gruppo adolescenziale nella poliedrica vastità di un territorio che cambia in modo repentino scenari, ambienti, clima.
I genitori pre-digitali d’altra parte, sanno bene quanto il gruppo in adolescenza sia compatto e solidale soprattutto per far forza e struttura alla contrapposizione con l’adulto, punto di riferimento e per questo di scontro e critica nel momento in cui si confronta con il desiderio/timore di abbattere, mettere alla prova, sperimentare in modo rocambolesco il polo di appoggio, o il trampolino di lancio, che spinge in alto e permette finalmente di provare a spiccare il volo finalmente da soli. Processo naturale, dinamicamente ricercato per il giro di boa verso i lidi della quotidianità adulta, ricercata, bramata e criticata quando si è dall’altra parte.
C’è un però nel web, lo sappiamo e lo abbiamo ripetuto più volte, la via d’ingresso ci appare sempre chiara ma gli effetti del nostro agire digitale nell’ingranaggio mediatico possiamo captarli soltanto nel ritorno nelle nostre vite reali. In questo caso il gruppo adolescenziale perde la sua compattezza fisica di argine e fortezza chiusa e si espande nel gioco degli specchi e dei riflessi mediatici dove tutto può essere amplificato, caricato e espanso prendendosi beffa degli argini consolidati, del tempo e dello spazio.
Nella cassa di risonanza digitale anche il confronto/scontro tra genitori e figli, assume toni alti e si carica di voci fuori campo che immettono ulteriore confusione, noti stonate, alla già di per sé difficile traversata dell’autonomia e dello svincolo generazionale dei bambini ormai divenuti grandi, e dei grandi che si trovano alle prese con l’arduo bilancio di essere stati bravi e corretti genitori.
Genitori e figli a confronto che trovano nel web uno spazio in cui riconoscersi, aggrapparsi e compattarsi creando gruppi di appartenenza apparentemente distinti ma talmente evanescenti che, nelle connessioni digitali, si legano a vicenda e si aggrovigliano sommando confusione alla confusione, logorando confini generazionali e orientando la critica e il giudizio su parametri nuovi che vengono diffusi, gridati, urlati nelle pagine web.
Facebook prima era territorio adolescenziale ora è principalmente terreno adulto e per tale motivo diventa per i giovani la motivazione principale per direzionarsi su un social diverso, in questo caso Instagram, nel quale si parla principalmente con il loro slang iconico e rappresentativo per trasmettere ciò che si pensa, chi si è, dove si sta andando e cosa si sta facendo.
Adolescenti che partono, adulti che seguono e nelle peregrinazioni mediatiche alcuni di loro, compattandosi in gruppi con caratteristiche di appartenenza similari, ritrovano un loro fare adolescenziale e perdono di vista il loro ruolo educativo e formativo che dovrebbe rimanere tale anche sotto le spinte del vento di ribellione e distacco, nel quale il giudizio e critica è nella messa a verifica del ruolo genitoriale piuttosto che su comportamenti di regressione.
Nei discorsi dei ragazzi, a scuola, nei gruppi, negli stessi social, sta emergendo sempre più con maggiore chiarezza quanto i figli rimangano sbigottiti dai comportamenti poco educativi dei genitori che li imitano nelle pubblicazioni di selfie e immagini ritoccate in cui emerge in modo preponderante l’allontanamento del loro essere rivolti a loro e la centratura nel ritrovare aspetti del loro stesso sé giovanile ormai lontano.
Nel momento in cui mi espongo e l’invito ad esporsi nel web assume toni esponenziali, mi metto nelle condizioni di essere osservato, a volte compreso altre giudicato, in un proliferare di like ma anche di commenti negativi, derisioni, rispetto ad una forma che mostro e che ingloba un contenuto che ha difficoltà ad essere visto e il più delle volte, soprattutto per gli adolescenti viene celato. Occhi puntati questa volta sul gruppo, che segue, giudica fornisce indicazioni e nuovi linguaggi, che forse per la prima volta nella storia, il gruppo degli adulti tende ad emulare e far propri.
Quanti di noi, hanno cambiato l’immagine del profilo WhatsApp per comunicare a qualcuno un proprio stato d’animo o un messaggio criptato come gli adolescenti sono ormai soliti fare? Quanti altri hanno controllato i profili di amici per sbirciare nelle loro vite? Quanti gruppi classe sono stati creati per agevolare le comunicazioni tra genitori e quanti vengono invasi da conversazioni fuori luogo e fuori tempo? Forma di genitori che seguono e che si perdono nel narcisismo social dell’apparire agli occhi degli altri come un buon e, permettetemi di dirlo, moderno e simpatico genitore perdendo di vista l’obiettivo primario della protezione dei propri figli.
Giudizio che dilaga nel gruppo di adulti che, criticano, giudicano la fortezza adolescenziale per ritrovarsi spesso nel web ad emulare gli adolescenti alla ricerca spasmodica di un proprio spazio proiettivo nel quale ci si dimentica, per un po’, delle problematiche che ci sono in casa, al lavoro, nei rapporti siano essi amicali, coniugali, familiari o con i propri figli adolescenti che sgomitano per proteggere il loro spazio vitale fino a divenire grilli parlanti, generazionalmente invertiti, nel tentativo di riportare mamma e papà nell’abito valoriale che dovrebbero indossare nel loro ruolo educativo, anche nel momento dello scontro/riscontro di quanto seminato nel loro percorso di crescita.
Fermiamoci un attimo:
Il nostro ruolo educativo non finisce con l’adolescenza dei nostri figli, ed anzi questo è un momento clue per mettere alla prova e verificare quanto si è costruito nella traiettoria di sviluppo del bambino, mantenendo consolidati gli argini di un confine genitoriale che contiene, protegge ed è, nonostante gli scontri e le critiche, ancora carico di direttive e autorevolezza.
John Bowlby il padre della teoria dell’attaccamento amava ripetere che il ruolo della base sicura in adolescenza è quello di attesa, ma non è per questo meno vitale. Non riempiamo questa attesa di narcisismi mediatici, che logoreranno la nostra capacità critica, ma manteniamo lo sguardo dritto sui passi di svincolo dei nostri figli pronti ad accoglierli se cadranno e a spingerli avanti se tentenneranno rafforzando il confine educativo di valore e sano senso del giudizio.
BUONA ATTESA
E
COSTRUTTIVO SCONTRO!
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- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Vittime di violenza
A 12 anni, Julien stringe la gola di sua madre, con una corda, la colpisce. La minaccia con martello e coltelli. Melodie, dapprima dolce e cortese, a un certo punto ha iniziato a picchiare il padre e a rubargli soldi. Un diciassettenne, Florent, ha cosparso di benzina sua madre e l’ha minacciata con un accendino. Julien, Mélodie, Florent e gli altri.
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Genitorialità
Una nuova nuova ricerca, pubblicata sul Journal of Adolescent Health, indica che un ragazzo su cinque tra i nove e i diciassette anni si troverà a vedere online materiale indesiderato a contenuto sessuale. Lo studio ha anche rilevato che un adolescente su nove viene fatto oggetto di richieste online indesiderate.
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Genitorialità
I ragazzi fanno esperienza della depressione in modo più pesante e per periodi di tempo molto più lunghi di quanto i loro genitori siano consapevoli. Alla base di questa sottovalutazione, ci sono diverse ragioni, incluso lo stigma della malattia mentale, e gli adolescenti non sono disponibili a parlarne e a chiedere aiuto, in quanto incolpano se stessi di sentirsi depressi e non vogliono turbare i genitori.
- Scritto da Elena Buccoliero
- Categoria: Esperienze & Educazioni
Ognuno di noi porta nel cuore alcuni insegnanti più di altri. Pietro Bellasi è stato un professore amatissimo da generazioni di studenti e un grande uomo di cultura. Se n’è andato poche settimane fa. Questo ricordo è per lui.
Una filastrocca
fatalmente scocca
per te che avevi il gusto
delle rime al posto giusto.
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Metodi & Teorie
Una maggiore propensione al consumo di alcol e sigarette, le assenze scolastiche e anche una improvvisa e inspiegabile tendenza all'isolamento sociale, potrebbero essere provocati negli adolescenti da dolori muscolari e, in particolare, dal mal dischiena.