Sì va beh era l’oro della mamma…
Sì va beh il denaro si guadagna…
Eh lo so, il babbo ha perso il posto…
Sì lo so ci sfrattano in agosto…
Dici, tu, che potrei cercar lavoro…
Sì, va beh, ma tanto non lo trovo…
Con quell’oro? C’ho preso l’eroina…
Sì, va beh, anche trucchi e cocaina…
Ho già smesso, la droga non mi chiama…
Sì ma adesso ho uno che mi ama…
Eh, in effetti sto sempre fuori casa…
Sì va beh, ma l’atmosfera è pesa…
Mamma piange e babbo si dispera…
Il mio lui non si è mai fatto una pera…
Mamma è depressa e ti giuro che stavolta
non è mia, non è più mia la colpa…
Ti hanno detto che lui è disoccupato?
Sì va beh, ma mica è un disgraziato…
Io la scuola ormai l’ho abbandonata…
Sì va beh, ma mi sono innamorata…
Ho interrotto anche la borsa lavoro?
Sì va beh, ero dal mio tesoro…
Sì lo so, da lui ci dormo spesso…
Faccio sesso ma incinta non ci resto…
Sì va beh, forse incinta son rimasta…
Sedici anni ma a posto con la testa…
Dai giudice, tu che mi hai ascoltata…
L’hai capito che ormai sono cambiata!?
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche:
Filastrocca del matrimonio combinato, Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma. Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Filastrocca dell'adolescente adottato
Filastrocca del Natale all'improvviso