- Scritto da Barbara Volpi
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Che l’avvento di Internet, e nello specifico dei social, abbia cambiato il nostro modo di comunicare lo sapevamo già, e soprattutto lo viviamo giorno per giorno nel qui ed ora della rincorsa whatsappiana che condensa in modo repentino il nostro fluire di pensieri e parole molto spesso “non dette”, ma trascritte nel mix enciclopedico di immagini, audio minimal, riduzioni sintattiche per stare al passo con i tempi e velocizzare/ampliare i nostri contatti alla ricerca dell’ iperconnessione costante e quantitativamente elevata che ci permette di cacciare con mano l’ombra inquietante della solitudine.
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La rivoluzione digitale, come ogni rivoluzione che voglia essere chiamata tale, ha comportato grandi stravolgimenti nel fare quotidiano, modificando abitudini, comportamenti, azioni, nessi causali, riflessioni, pensieri e questo leit motiv caratterizza ancora di più l’era digitale in un dialogo congiunto tra due realtà inizialmente distinte, di supporto l’una all’altra, che si sono integrate e modificate a vicenda in un groviglio comunicativo nel quale, frequentemente, si perde il punto di partenza e/o di aggancio, di quel filo narrativo che partendo da un La digitale ha creato e sta creando, sinfonie ed echi diversi che si riversano nel nostro quid presente nella traversata verso un futuro non molto lontano e per certi versi algoritmicamente prevedibile.
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Uno degli effetti “rimbalzo” dello tsunami virtuale, come mi piace rappresentare l’avanzamento digitale sulle nostre vite, è stato quello di trasformare la nostra capacità di scrittura e di conseguenza di lettura, generando un nuovo assioma della comunicazione in cui domina l’interpretazione soggettiva come pilastro di autenticità di un conoscere che svicola e sgomita nell’infinità delle diverse rappresentazioni/aspettative della realtà.
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Rosy, la tata pasticciona al servizio della famiglia Jetsons, i pronipoti nella versione italiana della divertente serie Tv di Hanna e Barbera, futuristica allora (1962), arcaica oggi, rappresenta l’emblema dell’era attuale: digitale/reale, fantascienza/vintage melanconici, perfetta e sincrona integrazione tra analogico e digitale in un fare sempre più interconnesso mente-corpo che i latini avevano predittivamente preventivato nella nota locuzione del mens sana in corpore sano.
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Fermo immagine INFANZIA:
Simona rientra a casa esausta ma soddisfatta della sua giornata. È riuscita a fare tutte le cose che si era programmata. La spesa per organizzare la cena di compleanno di Marco, suo marito, ha portato il cane dal veterinario per fare il rinnovo del vaccino, è riuscita a chiamare la sua amica Tiziana e anche a portare Matteo (1 anno e 1/2) al parco. Tutto fila liscio nella programmazione quotidiana e manca solo di allestire la tavola per fare una sorpresa a papà: “Matteo tesoro, vedrai che bella festa che facciamo a papo. Vieni qui vicino a me, così ti faccio vedere cosa ho comprato e mi aiuti a sistemare le cose”. Matteo dal canto suo, dopo una giornata piroettante è stanco ed affamato e inizia a fare i suoi soliti capricci serali. Allunga le braccia verso la mamma con la chiara ed inconfondibile intenzione di essere preso in braccio. Simona sa che nell’assecondarlo la sua scaletta ben cadenzata dovrebbe essere rivista e, come fa spesso la sera, prende il tablet sul tavolo, tata ideale, e apre il video preferito di Matteo che magicamente si calma e smette di frignare.
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8 del mattino: un ristretto, uno schiumato, uno in tazza piccola, uno lungo con crema di zucchero, uno con latte di soia. Rumori di fondo nel chiacchiericcio giornaliero del bar, sotto casa o vicino al lavoro, dove ognuno sceglie il suo caffè personalizzato, dose start di caffeina per dare avvio al tran tran quotidiano. Nel nostro gioco di rievocazione blocchiamo il sonoro e concentriamoci sui gesti. Mario prende in mano la tazzina fumante del suo caffè, Alessia lo osserva distrattamente e fa un cenno al barista per arrivare anche lei a compiere lo stesso gesto, ma già prima ancora che possa farlo, nel suo cervello sono “illuminati” (attivati) i suoi neuroni specchio facendole provare la sensazione che sta sperimentando, dall’altra parte del bancone, Mario.
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Chi mi legge sa che, dal mio personale punto di vista, il web inteso come spazio virtuale simil-reale (in relazione all’impossibilità di cogliere gli eventi senza la partecipazione globale di tutti i sensi), è un amplificatore del disagio e, proprio per questo, un corretto rilevatore dello stesso nel momento in cui nelle pagine www. compaiono distorsioni, caricature, fenomeni nuovi che hanno alla base un comune denominatore: web-chiave onirica per distaccarsi dalla realtà e potenziale nemico deformante un Sé vacillante in fase di maturazione e in casi estremi apparentemente maturo (nel memo-monito di un’educazione digitale, a volte molto poco considerata, nella sua valenza esemplificativa-imitativa).
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Pagine di Diario di Anna:
Caro diario,
non so quando riuscirò a rivedere Andrea. Forse il prossimo anno quando torneremo di nuovo in vacanza dai nonni. Manca una settimana alla mia partenza e al pensiero che non lo vedrò per un anno intero mi sento morire. Mi ha detto che mi scriverà e proverà a telefonarmi in qualche occasione speciale (magari al mio compleanno) e forse, dico forse, verrà a Roma qualche giorno per accompagnare la sorella a un provino di danza. Mi mancherà molto ma attenderò con pazienza il prossimo anno per rivederlo … Tra un impegno e l’altro poi un anno passa in fretta! Ci dobbiamo ancora conoscere bene ma questi giorni passati insieme mi hanno fatto capire tante cose di lui. Non vorrei sbagliarmi ma sembra che abbiamo tante cose in comune.
- Scritto da Barbara Volpi
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Il dialogo tra genitori e figli, ma anche tra vecchie e nuove generazioni, è sempre stato difficile e complicato da gestire e con l’avvento delle nuove tecnologie la sfida si è rilevata ancora più ardua.
Da una parte infatti lo svincolo adolescenziale porta i giovani a staccarsi in modo repentino dai genitori per iniziare a muovere i primi passi sul suolo dei grandi in modo a volte sfrontato, a volte timido, a volte esagerato, mentre dall’altra gli adulti, nella verifica del loro stesso percorso genitoriale, rimangono sbalorditi nell’assistere a questo distacco che assume toni e forme difficili da gestire e da comprendere.
- Scritto da Barbara Volpi
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Fermo immagine: Marina 30 anni dopo una notte insonne a calmare il piccolo Valerio di pochi giorni telefona entusiasta a Thomas, il marito, per dirgli di aver risolto i suoi problemi di comprensione dei pianti del piccolo: “Tesoro, finalmente riusciremo a dormire la notte, stai sereno. Ho scaricato un App che mi dice perché Valerio piange. Non mi sembra vero, appena torni a casa te la faccio vedere, e vediamo che cosa straordinaria hanno inventato per mamme disastro come me. Si chiama “Baby Cry Translator App” e quando Valerio piange ci fa capire per quale motivo lo fa: se ha fame, se ha il pannolino sporco, se sta male, se ha sonno o è a disagio per qualcosa: È davvero spettacolare!”
L’essere genitori, la trasformazione e la crescita che questo delicato processo identitario comporta, fatta di gesti, acquisizioni, scoperte, fallimenti, dubbi, mettono alla prova i futuri genitori, già a partire dai primi momenti di gestazione fino alla nascita del bambino, momento che rappresenta, dal punto di vista operativo, lo starting point per iniziare ad agire finalmente da mamma e papà.