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Un suicidio non è un hashtag (e un algoritmo non salverà la vita dei giovani)
https://www.tempi.it/un-suicidio-non-e-un-hashtag-e-un-algoritmo-non-salvera-la-vita-dei-giovani/
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La povertà educativa e i comportamenti a rischio dei giovani
http://www.vallesabbianews.it/notizie-it/La-povert%C3%A0-educativa-e-i-comportamenti-a-rischio-dei-giovani-51445.html
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Considerazioni a margine della situazione dell’insegnante di scuola primariaConsiderazioni a margine della situazione dell’insegnante di scuola primaria(nel Pavese) sanzionata dalla Dirigente scolastica perché aveva segnalato unasua allieva ripetutamente maltrattata.
Innanzitutto il nostro plauso all’insegnante, che si è dimostrata attenta ai propri alunni, accettando la sfida e i rischi di un ascolto difficile, e "sentendo" cose che altri avrebbero voluto tenere nascoste…
Non possiamo nascondere, però, che leggere questa notizia ci ha lasciato davvero attoniti. Sì, perché questa vicenda ha davvero dell’incredibile: non solo questa insegnante non è stata supportata e coadiuvata nel fare il suo DOVERE, cioè quello di “segnalare per tutelare” 1 la sua piccola alunna, ma quando - dopo l’ennesima richiesta di aiuto inascoltata e insabbiata – ha proceduto lei direttamente a rivolgersi all’Autorità Giudiziaria , è stata sanzionata dalla dirigente scolastica!
Se le cose sono davvero andate come narra la cronaca giornalistica, c’è da sperare che l’Amministrazione scolastica in primis, e la Magistratura poi, non solo facciano ritirare il provvedimento preso contro questa maestra, MA sanzionino – e auspichiamo pesantemente! – la dirigente scolastica, che ha omesso di fare ciò che era suo dovere fare e poi ha sanzionato la maestra che, invece, il suo dovere lo aveva compiuto fino in fondo In base alle leggi vigenti, tutti i cittadini possono segnalare situazioni di presunto maltrattamento/abuso sui minori alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni; la SEGNALAZIONE diventa invece OBBLIGATORIA, in base all’art. 9 della legge n. 184/1983, per «i pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio, gli esercenti un servizio di pubblica necessità che debbono riferire al più presto al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del luogo in cui il minore si trova sulle condizioni di ogni minore in situazione di abbandono di cui vengano a conoscenza in ragione del proprio ufficio».
1 Ricordiamo che le "Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni al di fuori della famiglia d'origine" (dicembre 2017), ribadiscono: "Gli insegnanti debbono essere preparati, attraverso una formazione dedicata ed efficace, a cogliere i segnali di disagio, malessere, sofferenza di questi alunni e a muoversi per intervenire, avendo sempre presente che “segnalare per tutelare” è un preciso dovere di tutti coloro che operano con i minorenni" (III - L'importanza della formazione).
L’obbligo della segnalazione riguarda quindi, fra gli altri, gli operatori dei servizi socio-sanitari, i medici, i capi di istituto e i docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Deve essere ben chiaro che il legislatore non ha inteso trasformare queste figure professionali in "delatori". La segnalazione (e va ribadito che di “segnalazione” si tratta e non di “denuncia”) è stata prevista per tutelare i minorenni. Non possiamo dimenticare, infatti, che vi sono bambini e ragazzi che subiscono, giorno dopo giorno, maltrattamenti e/o abusi da parte dei loro familiari: si tratta di situazioni gravissime, spesso impensabili ma purtroppo reali, che richiedono il tempestivo intervento di tutti coloro che ne vengono a conoscenza, per segnalarle al più presto all’Autorità giudiziaria competente.
Gli operatori, che ottemperano a questo obbligo di legge, non devono essere considerati quindi, come qualcuno ha affermato, «ladri di bambini»: grazie al loro intervento puntuale e tempestivo,possono essere portate all’attenzione dei magistrati minorili le drammatiche condizioni di tanti minori, rompendo quel muro di silenzio e di omertà che spesso li circonda. Quante volte, dopo la segnalazione, si scopre che erano in tanti (parenti, vicini,..) a sapere e a tacere! Ogni adulto dovrebbe vigilare su chi è più debole, impedire che gli venga fatto del male, e non lasciarlo solo. A maggior ragione, questo è uno dei compiti della scuola, di una scuola che cerca punti di incontro, stabilisce relazioni e non si accontenta di "passare un sapere".
Va anche aggiunto che la segnalazione determina semplicemente l’avvio da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni degli accertamenti sulla condizione reale del minore. Tali indagini possono poi portare il Tribunale per i minorenni a prendere i provvedimenti occorrenti: emanazione di precise prescrizioni ai genitori, affidamento familiare, etc. Solo qualora dagli accertamenti risulti che il minore versa in situazione di privazione di assistenza materiale e morale, il Tribunale per i minorenni deve procedere alla dichiarazione di adottabilità.
Si verificano, però, ancora adesso, ritardi oppure omissioni nelle segnalazioni da parte di responsabili di comunità nei riguardi di minori che non hanno rapporti con i loro familiari. Inoltre, alcuni operatori, soprattutto quelli afferenti ai Servizi relativi alla psichiatria e alle tossicodipendenze, tendono, anche di fronte a situazioni ormai del tutto deteriorate, a considerare il bambino come strumento di “recupero” dei genitori: spesso, però, si tratta di speranze inconsistenti, destinate purtroppo ad un sicuro al fallimento!
È vero che occorre prioritariamente lavorare perché i bimbi possano restare nella loro famiglia d’origine, ma è anche vero che, dietro ad un minore maltrattato o abusato non sempre si nasconde un genitore “mostro”, ma una famiglia in grave crisi: ogni situazione va approfondita, valutando realisticamente – senza pregiudizi ideologici – le concrete possibilità di recupero dei genitori, individuando modalità di intervento adeguate e puntuali verifiche. A seconda della gravità delle situazioni si dovrebbe provvedere all’inserimento dei bambini in comunità (per periodi brevi) o in famiglie affidatarie (per periodi più lunghi), per consentire al/ai genitore/i di recuperare le proprie energie e poter così riassumere il ruolo genitoriale.
È evidente, però, che quando il rapporto è irrimediabilmente compromesso e il minore è totalmente privo di assistenza morale e materiale, è necessario il tempestivo allontanamento e la segnalazione della situazione, da parte dei Servizi, ai Giudici, per l’eventuale apertura della procedura di adottabilità. Ricordiamo che, con l’entrata in vigore del cosiddetto giusto processo, i genitori e/o i parenti che hanno avuto rapporti significativi col minore e il minore stesso sono assistiti da un avvocato, fin dall’inizio dei procedimenti, sia quelli riguardanti la limitazione o decadenza della responsabilità genitoriale, sia quelli per l’eventuale dichiarazione dello stato di adottabilità.
Torino, 29 ottobre 2019
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Le cattive abitudini degli adolescenti italiani: saltano la colazione e mangiano poca frutta e verdura. Allertasul binge drinking
https://ilfattoalimentare.it/cattive-abitudini-adolescenti.html
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Neet, i dati allarmanti sui giovani italiani che non studiano e non cercano lavoro. L’Unicef: «Per aiutarli leistituzioni devono cambiare»
https://www.open.online/2019/10/11/neet-i-dati-allarmanti-sui-giovani-italiani-che-non-studiano-e-non-cercano-lavoro-lunicef-per-aiutarli-le-istituzioni-devono-cambiare-lintervista/
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Sexting tra adolescenti: rischi e pericoli. Il parere degli esperti Anna Oliverio Ferraris e Fabrizio Quattrini
https://www.stateofmind.it/2019/10/sexting-adolescenti-intervista/
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Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale (Mental Health Day), istituita nel 1992 dalla Federazione mondiale per la salute mentale (WFMH) e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Ogni anno l’OMS sceglie un tema da trattare in questa giornata: quest’anno il tema scelto è la prevenzione dei suicidi; la Giornata è sostenuta dall’OMS, dall’International Association for Suicide Prevention e dalla United for Global Mental Health.
Accogliendo l’invito della campagna #40seconds che invita a fermarsi per 40 secondi e fare qualcosa, scrivere, condividere un’idea, un pensiero in grado di sensibilizzare, l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte ricorda come nella gestione della malattia mentale il primo passo per co-costruire il processo di cura avviene quando le persone con una patologia “riescono a farsi sentire”: riprendere in mano la propria vita nonostante la malattia, scegliere, essere cittadini nella società consentono una migliore qualità di vita. Da qualche anno si parla di un paradigma della salute mentale definito “recovery”, concetto ormai entrato con forza nelle politiche e nei documenti ufficiali, anche dell’Oms (dalla Mental Health Declaration di Helsinki 2005 al nuovo Action Plan europeo 2013-2020). In tale orientamento, vicino al pensiero che ha attraversato il nostro paese negli anni della deistituzionalizzazione, si spinge a rimettere al centro dei percorsi le esperienze soggettive delle persone con malattia mentale restituendo un’identità positiva e la speranza di potersi realizzare nonostante le problematiche sanitarie.
Alberto De Michelis, Consigliere Ordine assistenti sociali e assistente sociale presso un Centro di Salute Mentale, afferma: “La recovery ha una dimensione sociale e politica. Le persone con un disturbo mentale non migliorano se sono sole, se non hanno contatti sociali, risorse umane, culturali e materiali che le aiutino a ristabilire un equilibrio personale. I servizi dovrebbero essere un perno fondamentale nell’accompagnare le persone ad attivare e utilizzare le proprie risorse e quelle esterne, per ristabilire uno stato di benessere. La recovery deve essere letta come un diritto e guadagnare una dimensione politica: servono servizi che garantiscano un percorso di cura adeguato alle esigenze della persona, relazioni di aiuto che si basino sulla reciprocità e in spirito di “coproduzione”, risorse economiche per favorire inserimenti nella società, politiche sociali e culturali che contrastino lo stigma e la discriminazione.”
“Stiamo parlando - sottolinea Rosina - della necessità che i servizi di salute mentale promuovano attivamente l’inclusione sociale, sostenendo i pazienti nel definire autonomamente bisogni, obiettivi e ambizioni future, sapendo ascoltare ed includere i familiari per una piena realizzazione delle potenzialità ed aspirazioni, anche laddove il disturbo mentale sia grave e persistente. Crediamo fermamente che un approccio inclusivo consentirebbe un miglioramento dei contesti e potrebbe concorrere alla prevenzione del suicidio ma occorre attenzione alle reali possibilità di intervento di servizi di salute mentale spesso ridotti nella presenza di tutte le figure professionali necessarie, dei fondi per operare nell’ambito della prevenzione, della cura e della riabilitazione”.
Conclude Rosina: “possiamo ritrovare nella storia della psichiatria italiana strategie, ancora oggi adottabili dagli assistenti sociali e dagli operatori della salute mentale, per portare avanti progetti finalizzati ad attività di promozione della salute, benessere e recovery con l’obiettivo di avvicinare i luoghi di cura ai contesti di vita. Ma nulla possono le istituzioni se ciascuno di noi crede di non essere importante, nel suo piccolo e quotidiano, e non si ferma #40secondi per comprendere come non abbandonare persone che soffrono di una malattia mentale e le loro famiglie”.
L’Ordine Assistente Sociali del Piemonte, per voce della sua Presidente, “richiama ad assumersi l’impegno di concorrere alla costruzione di occasioni di incontro e di dialogo affinché “nessuno sia lasciato solo”: occorre una attenzione continua, nella quotidianità, non solo alle persone con malattia mentale, spesso lasciate sole insieme alle loro famiglie, ma anche al sistema dei servizi di salute mentale ad ai professionisti, non sempre in grado, per le citate difficoltà del sistema, di far fronte alla complessità ed alla crescente vulnerabilità. Sottolineiamo ancora una volta che la responsabilità di fermarsi a riflettere sulla malattia mentale e le sue conseguenze, deve essere attribuita alla società nel suo complesso, alle associazioni di cittadini, alle forze politiche e ai singoli professionisti. Solo superando le contrapposizioni, spesso ideologiche, è possibile lavorare nella consapevolezza che la malattia ha un effetto a catena che incide su famiglie, amici, colleghi, comunità e società.”
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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Coinvolgimenti analitici con gli adolescenti. Sessualità, genere e sovversione
https://www.stateofmind.it/2019/09/coinvolgimenti-analitici-recensione/
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Il 10 ottobre ricorre la Giornata Nazionale della Psicologia, quest’anno dedicata ai diritti umani universali. L'evento principale dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna - in aggiunta a numerose altre iniziative e alla disponibilità di studi aperti con visita gratuita - sarà venerdì 18 ottobre 2019 dalle ore 16:30, presso l'Oratorio San Filippo Neri, in via Manzoni 5, Bologna: una tavola rotonda a ingresso libero coordinata dalla Presidente dell'Ordine ER, Anna Ancona, sul tema “La Psicologia e i Diritti Umani Universali”. Tra gli interventi "Psicologia e diritti delle persone di minore età" di Clede Maria Garavini, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Regione Emilia-Romagna, e "Diritti dei migranti e impatto psicosociale delle migrazioni" di Antonella Postorino, membro italiano della commissione “Crisis, Disaster and Trauma Psychology” – EFPA.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani cita in apertura: “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. I diritti umani si basano sul principio del rispetto della dignità umana, espressione del valore della persona con le sue caratteristiche specifiche e irrinunciabili di identità e di diversità nell’uguaglianza e nella libertà. Tali diritti si pongono dunque a difesa della salute e del benessere bio-psico-sociale di tutte le persone di ogni età e genere.
Le discipline psicologiche e sociali sono necessariamente coinvolte nel garantire il rispetto della persona, di ogni persona. La psicologia, in particolare, è una disciplina essenziale per contribuire alla rimozione degli impedimenti al pieno sviluppo di ogni essere umano, come da articolo 3 della Costituzione Italiana, e per la cura, lì dove i diritti sono stati violati.
È universalmente recepito il concetto che la violazione dei diritti genera conseguenze negative, malessere e traumi, sia fisici che psicologici, che possono ripercuotersi su tutta la comunità sociale tramandandosi anche alle generazioni successive. La psicologia si evidenzia così sia in relazione alla salute psicologica, proponendosi come promotrice di cultura dei diritti e della loro salvaguardia, sia come “riparazione del danno”, cura delle lacerazioni esistenziali prodotte dalle violazioni dei diritti.
L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna da tempo ha messo in campo azioni per promuovere la cultura del rispetto della persona nella sua unicità, garantendone anche opportunità pari ed eque, combattendo ogni forma di discriminazione e di uso della violenza. La cultura psicologica è uno strumento indispensabile per comprendere la complessità della realtà sociale, per superare le semplificazioni alla base di pregiudizi e stereotipi che spesso creano paure e malessere, sia sui singoli che sulla comunità, generando negazione, limitazione e violazione dei diritti umani. Un impegno istituzionale costante per quello che potrebbe essere riassunto, dal punto di vista psicologico, come il "diritto al benessere bio-psico-sociale".
Non va dimenticato che benessere e salute mentale sono strettamente connessi. Proprio per questo il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi scelse la data del 10 ottobre per la Giornata Nazionale della Psicologia proprio per la sua coincidenza con la Giornata mondiale della salute mentale promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Secondo il Rapporto sulla salute mentale 2016 (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2731_allegato.pdf), le persone con problemi di salute mentale assistite nel 2016 dai servizi specialistici (escluse la Valle d'Aosta e la provincia di Bolzano, di cui mancano i dati) sono 807.035, e di queste 310.031 hanno avuto un contatto con i servizi di salute mentale per la prima volta nella vita. Gli psicologi e gli psicoterapeuti sono, oltre agli psichiatri, i professionisti d'elezione per curare la salute mentale della cittadinanza: le iniziative che si svolgono lungo tutto il mese di ottobre hanno la funzione di sottolineare il ruolo degli specialisti e la loro importanza.
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna
a cura di Rizoma | Studio Giornalistico Associato
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