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Il 28 settembre si celebra l’International Right to Know Day, ovvero una giornata di consapevolezza sul diritto alla conoscenza, stabilita dalla Conferenza generale dell’UNESCO in seguito alle pressioni dei sostenitori dei diritti civili internazionali i quali, durante una conferenza tenutasi il 28 settembre 2002 a Sofia in Bulgaria, hanno sollecitato una maggiore trasparenza nell’informazione al fine di migliorare la libertà degli standard divulgativi. Sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto all’accesso alle informazioni è anche uno degli obiettivi dell’Ordine degli Assistenti Sociali in quanto la comunità professionale riconosce il diritto alla conoscenza e al sapere come principi fondamentali e irrinunciabili dell’essere umano.
Afferma Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte): “Avere accesso alle informazioni è un diritto universale che è alle fondamenta della nostra libertà di espressione perché è il presupposto di una piena partecipazione come cittadini alla vita democratica. La giornata internazionale del diritto alla conoscenza è una importante occasione per ricordare quanto sia urgente e indispensabile che anche in Italia vi siano norme che garantiscano la libertà di accesso ai dati”.
Nel contesto italiano, l’unico strumento di accesso alle informazioni era la Legge n. 241 del 1990. Con l’approvazione del Decreto Trasparenza da parte del Consiglio dei Ministri nel marzo 2013 (33/2013), l’Italia iniziava a estendere il diritto dei cittadini ad accedere alle informazioni detenute dalle Pubbliche Amministrazioni. Il Decreto Trasparenza non sanciva però “l’accesso generalizzato” che avrebbe dovuto garantire a chiunque di chiedere qualsiasi documento.
Il diritto di accesso all’informazione è regolato da norme conosciute internazionalmente come “Freedom of Information Acts” (FOIA). Il primo FOIA in Italia è stato emanato con il Decreto Legislativo n. 97 del 25 maggio 2016 che ha riordinato la disciplina riguardante la diffusione delle informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Secondo il “Right to Information Rating”, la graduatoria internazionale dell’accesso alle informazioni stilata in base all’analisi delle leggi sulla trasparenza di oltre cento Paesi, l’Italia è passata dall’essere tra i dieci peggiori Paesi alla 55esima posizione.
Francesca Belmonte, Consigliera Segretario dell’Ordine regionale, precisa: “La visione del Croas Piemonte è far sì che gli iscritti diventino agenti stessi di trasparenza. Attraverso le comunicazioni a mezzo mail, PEC e tramite la pubblicazione dei post sul gruppo chiuso Facebook, l’obiettivo del Croas Piemonte è costruire un sapere condiviso e comune grazie all’accesso libero, trasparente e gratuito alle informazioni inerenti l’Albo, la formazione continua e l’azione professionale”.
L’Associazione “Diritto di Sapere” ha condotto un monitoraggio sull’applicazione del Foia italiano, al fine di analizzare come le amministrazioni rispondono alle richieste di accesso. I risultati sono stati pubblicati nel report “Ignoranza di Stato”, titolo che fa trapelare il quadro generale in materia di accesso alle informazioni detenute dalle Pubbliche Amministrazioni italiane. A fronte dei principali dati emersi, in particolare in riferimento alla percentuale dei silenzi amministrativi (73%) e dei dinieghi illegittimi (35%), il titolo “Ignoranza di Stato” non potrebbe essere più appropriato. Tuttavia, per quanto allarmante, il quadro che emerge dal monitoraggio dà anche una speranza di miglioramento, a detta dell’Associazione “Diritto di Sapere” perché, se il Foia italiano viene applicato con meno discrezionalità da parte delle amministrazioni, potrebbe davvero contribuire a rendere l’Italia un po’ più trasparente. A tal fine però, pare necessario un investimento che garantisca un’adeguata formazione dei dipendenti pubblici, requisito basilare per la corretta applicazione e per il rispetto degli obblighi sanciti dal Foia – ovvero le tempistiche di 30 giorni, le motivazioni di diniego, indicazioni sulle modalità con cui inviare una richiesta di accesso.
Rosina conclude “Un miglioramento della norma è auspicabile in quanto è necessario formare i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni a promuovere il diritto d’accesso alle informazioni, ricevere reclami sulla gestione delle richieste e valutare sanzioni se necessario per garantire il rispetto della norma. L’attenzione dell’Ordine Assistenti sociali del Piemonte, riconoscendo l’importanza di tale aspetto, da diversi anni investe sulla massima diffusione delle informazioni a beneficio degli iscritti e dei cittadini che alla professione si rivolgono”.
Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass media/ tel. 333.4896751
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Come e perché si diventa bulli: uno studio cerca spiegazioni
https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2019/09/22/chi-e-il-bullo-ecco-come-sta-cambiando-il-suo-identikit
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500 adolescenti all’anno tentano il suicidio. Perché?
https://www.donnamoderna.com/news/societa/adolescenti-suicidio-cause
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Burnout genitoriale: quali le conseguenze per il genitore e per il bambino
https://www.stateofmind.it/2019/09/burnout-genitoriale/
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Un corpo in mille pixel. Il vissuto del corpo, Cyberbullismo e Sexinting in adolescenza
http://velletrilife.blogspot.com/2019/08/un-corpo-in-mille-pixel-il-vissuto-del.html
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Per l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna è fondamentale riflettere su alcuni assunti di base - non sempre espliciti e consapevoli - che condizionano la relazione di coppia e di conseguenza la definizione di compiti e responsabilità alla nascita di un figlio. Uno dei primi passi è opporsi allo stereotipo che da sempre impone all’uomo il ruolo di colui che deve “portare il pane a casa”, e fare riferimento al concetto di genitorialità piuttosto che a quello di maternità. Stereotipi di questo tipo si possono superare psicologicamente e culturalmente, anche con il supporto di cambiamenti normativi.
A questo proposito, bisogna notare che il parlamento europeo ha recentemente approvato la direttiva 2019/1158 (http://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20190402IPR34670/lavoro-e-famiglia-nuove-regole-ue-su-congedo-parentale-e-di-paternita) che prevede dieci giorni lavorativi di congedo di paternità retribuito alla nascita (attualmente in Italia i giorni sono cinque, legge n. 145 del 30/12/18), più il diritto individuale a due mesi di congedo parentale non trasferibile e retribuito nei primi anni di vita del figlio. L’Italia, come gli altri Stati membri, dovrà adeguarsi.
Il congedo di paternità è il diritto che dovrebbe far vivere pienamente la propria identità di genitore al padre. Diritto che, per essere esercitato, presuppone l’acquisizione di un nuovo modello di pensiero che superi pregiudizi discriminanti. In una società in cui gli uomini e le donne si possono realizzare sia all’interno che all’esterno della famiglia non si può prescindere dal concetto di parità in tutti i campi - come da principio fondamentale dell’Unione Europea, art. 3 TUE, e art. 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - e dalla parità tra madre e padre.
Tale parità, che qui va intesa come diritto di entrambi i genitori a porsi come esempi di persone realizzate, anche tramite una relazione affettiva e educativa diretta nei confronti dei figli, comporta l’accettazione concreta della “bi-genitorialità”. Concetto da interpretarsi come processo dinamico interattivo che inizia nel momento in cui una coppia pensa di avere un figlio e si realizza con la sua nascita, permettendo alla coppia di diventare genitori. Persone capaci di prendersi cura e di rispondere in modo sufficientemente adeguato ai bisogni fisici e affettivo-psicologici dei bambini, condividendo responsabilità, soddisfazioni e piaceri. È indispensabile trasmettere ai figli che, pur avendo la stessa dignità, lo stesso valore e i medesimi diritti, mamma e papà salvaguardano le proprie differenze, che sono preziose. I piccoli sperimentano così che entrambi i genitori hanno caratteristiche proprie, uniche, specifiche e ciò permette loro di strutturare due punti di riferimento diversi, complementari e rassicuranti.
Il coinvolgimento del padre nello sviluppo dei figli, soprattutto nei primi mesi di vita, è essenziale per il loro sviluppo emotivo. Una ricerca dell'università di Oxford (https://bmjopen.bmj.com/content/6/11/e012034), pubblicata nel novembre 2016, che ha preso in esame 10.440 bambini dai primi mesi di vita fino ai 9-11 anni, ha evidenziato quanto sia fondamentale la relazione con il padre per lo sviluppo psicologico e per l’acquisizione di comportamenti positivi nei bambini. La ricerca dimostra che il valore dei congedi di paternità si manifesta non solo per il contributo al lavoro di cura, ma anche in termini relazionali, affettivi ed educativi.
I padri che sperimentano il congedo spesso manifestano un maggiore desiderio di passare più tempo con i figli, sviluppano capacità di accudimento e senso di responsabilità che li fa essere co-genitori attivi. Diventano più attenti alle necessità della madre e non semplicemente i suoi “aiutanti”. Il loro coinvolgimento nel ruolo di cura e accudimento - che presuppone da parte delle madri la disponibilità psicologica a delegare serenamente parte del proprio ruolo e funzione culturalmente determinati - può evitare sentimenti di frustrazione, gelosia e rabbia che potrebbero mettere in crisi la coppia.
La condivisione paritaria dell’impegno diventa quindi una sorta di gioco di squadra che aiuta la relazione e favorisce la complicità, facendo sentire protagonisti entrambi i genitori nei nuovi equilibri che necessariamente si vanno a costruire. Il figlio così si potrà confrontare con una situazione familiare basata su responsabilità, fiducia, compartecipazione e aiuto reciproco.
L’utilizzo del congedo di paternità, in alternativa a quello di maternità, nella parte che rimarrà trasferibile, può inoltre consentire alle madri di potersi dedicare anche a se stesse e al proprio lavoro: permette di far convivere il ruolo domestico con quello sociale, supportate non solo psicologicamente ma anche nella pratica dal partner. La madre in questa situazione di condivisione e sostegno è facilitata a trovare la giusta dimensione per il benessere della famiglia e di se stessa.
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna
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31, agosto. Si celebra oggi la Giornata internazionale della solidarietà, istituita dall'Onu nel 2005 per sensibilizzare le persone al tema e, al contempo, stimolare azioni di sostegno e collaborazione nei confronti di chi vive situazioni di disagio.
Il tema della solidarietà è richiamato anche all’art. 2 della Costituzione, quale principio posto tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico, tanto da essere solennemente riconosciuto e garantito, insieme ai diritti inviolabili dell’uomo, come base della convivenza sociale. In occasione della Giornata, l’Ordine Assistenti sociali del Piemonte interviene per ricordare che la solidarietà si realizza in un processo che muta e si evolve costantemente in quanto correlato ai tempi storici, economici e politici.
«Ricordare e riconoscere nel contesto socio politico attuale - afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) - che i diritti umani sono “inviolabili” è fondamentale. Così come è prioritario dare valore alla solidarietà, senza distinzioni di età, di sesso, di religione, di condizione sociale ed economica. Diritti e solidarietà se sono strettamente connessi definiscono ed influenzano la convivenza sociale e lo sviluppo della persona umana a vantaggio di sistemi democratici».
«All’interno di servizi depotenziati, - precisa Simona Passanante (consigliera Ordine assistenti sociali Piemonte) - con risorse spesso scarse e non sempre adeguate, si collocano gli assistenti sociali, impegnati tra le altre cose nel farsi promotori del processo di solidarietà. Centrale è la funzione svolta dai professionisti dell’aiuto come attivatori/ri-attivatori di reti sociali, esperti e co-costruttori di comunità. Da non dimenticare sono le tante iniziative locali non istituzionali, dell’associazionismo, che intervengono in aiuto di chi “fa fatica a stare dentro al sistema”. Le istituzioni e le organizzazioni di servizio sociale, al fianco delle reti informali, devono avere il compito di “alimentare” - con più forza - il sistema di relazioni e di esperienze, generatrici di competenze e conoscenze, che unisce le persone tra loro».
Secondo Rosina ciò rappresenta una sfida: «Tutti noi siamo impegnati a interpretare e promuovere una forma rinnovata di solidarietà tra pari, di vicinanza, al fine di fronteggiare le vulnerabilità frutto dei cambiamenti e delle grandi incertezze del tempo presente. Sfida questa che ci fa ritenere imprescindibile sollecitare, laddove necessario, la politica e le istituzioni affinché al centro delle politiche sociali ci sia attenzione alle fragilità ma anche alle risorse che possono essere espresse dalle nostre comunità».
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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Per battere il bullismo serve una squadra
https://www.ilfriuli.it/articolo/salute-e-benessere/per-battere-il-bullismo-serve-una-squadra/12/203635
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La rete “#5buoneragioni” condivide le raccomandazioni dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. E sull’Inchiesta Bibbiano: «La politica non strumentalizzi un caso. Non vanno messe in discussione le misure di accoglienza e tutela che restano necessarie»
Milano 31 luglio 2019 - «Sottoscriviamo in pieno le raccomandazioni sul sistema della tutela minorile formulate dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Si tratta di richieste che le organizzazioni che accolgono in affido familiare o in comunità bambini e ragazzi temporaneamente allontanati dalla propria famiglia d’origine avanzano da anni, ma che finora sono rimaste inascoltate». La rete “#5buoneragioni” commenta così la conferenza stampa tenuta ieri dalla Garante Filomena Albano.
«Da tempo chiediamo al legislatore un intervento strutturale per colmare le criticità del sistema. Ci associamo quindi alle sollecitazioni venute oggi dalla Garante e sproniamo le Istituzioni a recepire le raccomandazioni dell’Autorità».
Tra le misure da introdurre subito si sottolinea la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, strumento indispensabile per garantire l’esigibilità dei diritti per tutti i minorenni presenti a qualunque titolo sul territorio italiano e l’omogeneità del servizio in tutte le Regioni. Al legislatore le organizzazioni chiedono poi di istituire banche dati uniche (per minorenni, strutture di accoglienza e affidatari) e di garantire al minorenne la nomina del curatore speciale.
La rete “#5buoneragioni” torna a ribadire l’urgenza di convocare subito l’Osservatorio Nazionale Infanzia e Adolescenza per la definizione di un nuovo Piano Nazionale Infanzia. Allo stesso modo, sollecita Regioni e Comuni a recepire al più presto le linee di indirizzo messe a punto dal Ministero del Lavoro in materia di affido familiare e accoglienza residenziale per minorenni.
Per contrastare possibili illeciti – il cui accertamento resta di competenza esclusiva della Magistratura – secondo le organizzazioni occorre definire in modo puntuale e coordinato criteri e obiettivi delle azioni di controllo sulle strutture di accoglienza a partire dalle funzioni istituzionali già previste dalla norme (Procura per i minorenni, Regioni e Comuni).
«Non servono misure spot introdotte sull’onda emotiva di un caso», dicono le organizzazioni richiamando l’inchiesta sui presunti affidi illeciti che ha coinvolto il Comune di Bibbiano. «Condanniamo in modo assoluto qualunque reato verrà accertato dalla magistratura, ma rifiutiamo generalizzazioni e strumentalizzazioni. A rischio viene messo un intero sistema – quello dell’accoglienza e della protezione – che resta necessario e grazie al quale ogni anno quasi 27mila bambini e ragazzi vulnerabili trovano accoglienza», concludono.
La rete “#5buoneragioni” è costituita da Agevolando, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia (Cismai), Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (CNCM), Progetto Famiglia e SOS Villaggi dei Bambini. Insieme rappresentano centinaia di strutture d’accoglienza in Italia e migliaia di ragazzi e ragazze cresciuti in un contesto di accoglienza diverso dalla famiglia d’origine.
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La mindfulness nella ricostruzione dello stile di attaccamento madre-figlio
https://www.stateofmind.it/2019/07/mindfulness-attaccamento/