Ciao assistente, sono Alì
e non voglio stare qui.
Sta accadendo un pandemonio!
Mamma dice: “Sei un demonio”
Lei lo pensa seriamente
e mi picchia di frequente.
Se mi agito un pochino
viene col peperoncino,
me lo passa sopra agli occhi
o mi aggredisce a morsi.
La faccenda è molto seria.
La mia terra è la Nigeria.
Son venuto qui da poco
mi aspettavo fosse un gioco.
Dopo anni di distacco
dalla mamma, ecco il suo attacco.
Lei che quasi non conosco
mi combatte come un mostro.
Io non voglio stare là
Meglio la comunità.
(Questa filastrocca è dedicata ad un bambino nigeriano di 12 anni che, ricongiunto alla mamma in Italia dopo 10 anni di distacco, un giorno ha bussato alla porta dei servizi sociali chiedendo di essere allontanato a causa dei maltrattamenti subiti).
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche:
Filastrocca del matrimonio combinato, Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma. Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Filastrocca dell'adolescente adottato
Filastrocca del Natale all'improvviso
Filastrocca dell'udienza si va beh...
Filastrocca di chi arriva per mare
Filastrocca della cattiva coscienza
Filastrocca della mamma brasiliana
Filastrocca della pelle dei minori, Filastrocca dell'indigesto
Filastrocca delle occasioni mancate
Filastrocca del padre a luci rosse