Mi sono allontanata
e ho fatto una frittata.
Ho detto “Adesso torno”
ed è da più di un anno
che non vedo mia figlia…
Chissà se mi somiglia?
Forse non è normale
ma io non ci sto male.
Lavoro quando posso,
son cuoca e ballerina
e per tenermi il posto
trascuro la bambina.
Ancora non invecchio.
Per vergogna o disgusto
rifuggo dallo specchio
e cerco l’uomo giusto.
Mi cerco un fidanzato
che si voglia accollare
i debiti, il passato
e una bimba da cullare.
Tanto è nel seggiolone,
non sembra intelligente,
se manca un genitore
non si accorge di niente.
Tanto non ha importanza,
tanto non ha memoria.
Sto fuori dalla stanza
e dalla nostra storia.
E penso a te
Io non torno e penso a te
È Natale e penso a te
Non telefono e intanto penso a te
Non ti parlo e penso a te
Non ti abbraccio e penso a te
Non ti curo mai la febbre e penso a te…
“E adesso voglio chiederti
pensarmi a cosa vale.
Io preferisco perderti.
Forse fa meno male”.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche:
Filastrocca del matrimonio combinato, Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma. Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Filastrocca dell'adolescente adottato
Filastrocca del Natale all'improvviso
Filastrocca dell'udienza si va beh...
Filastrocca di chi arriva per mare
Filastrocca della cattiva coscienza
Filastrocca della mamma brasiliana
Filastrocca della pelle dei minori, Filastrocca dell'indigesto
Filastrocca delle occasioni mancate
Filastrocca del padre a luci rosse
Filastrocca della mamma che non vuole stare senza
Canzone dei bambini che aspettano
La Filastrocca delle lacrime e dei naufragi
Filastrocca per una ragazzina triste
Filastrocca delle infinite doglie
Filastrocca un po’ meccanica di un bambino ipercinetico
Filastrocca del padre invertebrato