A 13 anni m'han fidanzata
perché il futuro fosse gentile.
Così l'infanzia è terminata,
finiti i giochi giù, nel cortile.
Per mia sorella era stato uguale,
ricordo quando l'ho salutata
come ricordo il suo funerale…
(Fu poi il marito o si è ammazzata?)
Ho tre bambini e non son felice
- no, questa vita non mi appassiona -
un esorcista mi ha vista e dice
che ho un demonio e mi condiziona.
Son proprio io questa qui, che vivo?
A cosa devo quel batticuore?
Non a un marito troppo retrivo.
Forse è il demonio che fa rumore.
Grazie al demonio mi son truccata
e i miei vestiti li ho ammodernati,
quasi per vezzo mi son pensata
con i capelli al vento, accorciati.
Lei signor giudice vuol capire
che cosa cerco per stare bene;
vorrei parole per maledire
goccia su goccia di questo fiele.
Più di ogni cosa mi porta via
il non avere davanti niente
tranne inventare qualche bugia,
provare ad essere compiacente.
Per stare sola non ho denaro,
non so la lingua, non so guidare.
Perciò il lavoro diventa raro
- e poi chissà se lo vorrei fare?
Non posso vivere senza i figli
solo di questo sono sicura.
Checché si dica di uccelli e gigli
il mio futuro mi fa paura.
Dico "mi picchia" e mi date retta
ma non è vero, ne son cosciente.
È che la gabbia è sempre più stretta.
E se esco fuori non sono niente.
Ci sono luoghi e tempi dove il matrimonio precoce e forzato è considerato accettabile. Così è avvenuto anche nel nostro Paese fino a qualche decennio fa. Queste pratiche noi le incontriamo ancora attraverso la storia di tante donne che entrano in Italia insieme alle loro famiglie e dopo anni di infelicità chiedono aiuto, esiliate in una vita in cui non si riconoscono.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche
Filastrocca del matrimonio combinato
Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma
Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Filastrocca dell'adolescente adottato
Filastrocca del Natale all'improvviso
Filastrocca dell'udienza si va beh...
Filastrocca di chi arriva per mare
Filastrocca della cattiva coscienza
Filastrocca della mamma brasiliana
Filastrocca della pelle dei minori
Filastrocca delle occasioni mancate
Filastrocca del padre a luci rosse
Filastrocca della mamma che non vuole stare senza
Canzone dei bambini che aspettano
La Filastrocca delle lacrime e dei naufragi
Filastrocca per una ragazzina triste
Filastrocca delle infinite doglie
Filastrocca un po’ meccanica di un bambino ipercinetico
Filastrocca del padre invertebrato
Filastrocca della mamma che non c'è
Filastrocca della paura del vuoto