Le ho detto: “Bimba mia,
bada, non ti fidare
di chi ti porta via
e ti vuol pilotare”
ma lei si è innamorata
c’è poco da negare.
È bella e addormentata.
Chi la saprà svegliare?
Il vile sbarbatello
che possiede mia figlia.
sarà anche forte e bello
ma… guai a chi se lo piglia!
L’avvolge nelle spire
come fosse un serpente.
Gliel’ho voluto dire,
purtroppo non mi sente.
È che lui non lavora
e lei è minorenne,
dovrebbe andare a scuola.
Quei due non fanno niente.
Li ho mantenuti io
– cosa potevo fare? –
sperando, in cuor mio,
di poterla aiutare.
In più nutro il sospetto
che lui sia un violento
ma non ne sono certo,
e intanto mi tormento.
“Sai babbo sono incinta”
m’ha detto un brutto giorno
e io ho fatto finta:
“Che bello, sarò nonno!”
Però io sono vecchio
conosco un po' la vita
e come in uno specchio
già vedo la partita
che giocan quei ragazzi
ancora adolescenti
e son cavalli pazzi,
del tutto incoscienti.
Lo sono stato anch'io
che l’ho tenuta buona
ma avevo un dubbio mio:
se un giorno mi abbandona?
Sua madre se n'è andata
ormai da lunghi anni,
io sì l'ho perdonata
ma questi sono i danni.
Adesso son deciso
a vincer la paura,
non farò più buon viso
di fronte alla sciagura.
Lui assorbe la sua vita
e non le lascia il fiato.
Mia figlia è trasformata.
Io sono sconsolato.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche
Filastrocca del matrimonio combinato
Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma
Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Filastrocca dell'adolescente adottato
Filastrocca del Natale all'improvviso
Filastrocca dell'udienza si va beh...
Filastrocca di chi arriva per mare
Filastrocca della cattiva coscienza
Filastrocca della mamma brasiliana
Filastrocca della pelle dei minori
Filastrocca delle occasioni mancate
Filastrocca del padre a luci rosse
Filastrocca della mamma che non vuole stare senza
Canzone dei bambini che aspettano
La Filastrocca delle lacrime e dei naufragi
Filastrocca per una ragazzina triste
Filastrocca delle infinite doglie
Filastrocca un po’ meccanica di un bambino ipercinetico
Filastrocca del padre invertebrato
Filastrocca della mamma che non c'è
Filastrocca della paura del vuoto
Filastrocca della mamma in gabbia