Per alcuni uomini picchiare la moglie è un modo per soddisfare le attese della comunità. Dimostrano così di essere veri uomini. Assumono un atteggiamento risentito se vengono fermati, adirati di non poter “educare la moglie secondo i propri metodi”.
Mi diceva un cugino:
“Vuoi una moglie educata?
Per andarci vicino
dai una bella lisciata”.
Continuava un fratello:
“La vuoi proprio educare?
So che è un duro fardello
ma la devi frustare”.
E perfino mio padre
venne qui da lontano:
“Ti ricordi tua madre?
Non star lì, mani in mano!”
Poi i giornali, la gente,
han trovato da dire
perché effettivamente
l’ho dovuta finire.
Mi sembrava un motivo
d’esser molto orgoglioso.
Sì, lo ammetto, dicevo:
“Come son religioso!”.
Avrò fatto la gioia
della comunità
ma so adesso la noia
di restarmene qua
a pensare ogni giorno
che ho perduto la vita
(ma io ho ancora un ritorno,
per lei è proprio finita).
Se il buon Dio approvava
che io fossi deciso
sarà mio o di mia moglie
il suo bel paradiso?
Se il buon Dio concordava
che io fossi violento
perché tutto mi aggrava
e non sono contento?
Ma non posso pensare
d’aver sbagliato tutto…
Devo ancora iniziare
a comprenderlo, il lutto.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche
Filastrocca del matrimonio combinato
Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Filastrocca dell'occhio nero di mamma
Filastrocca del giudice bizzarro
Filastrocca della mamma bambina
Filastrocca dei bambini contesi
Filastrocca della competenza minorile
Filastrocca dei gemelli di Cattolica
Filastrocca dell'adolescente adottato
Filastrocca del Natale all'improvviso
Filastrocca dell'udienza si va beh...
Filastrocca di chi arriva per mare
Filastrocca della cattiva coscienza
Filastrocca della mamma brasiliana
Filastrocca della pelle dei minori
Filastrocca delle occasioni mancate
Filastrocca del padre a luci rosse
Filastrocca della mamma che non vuole stare senza
Canzone dei bambini che aspettano
La Filastrocca delle lacrime e dei naufragi
Filastrocca per una ragazzina triste
Filastrocca delle infinite doglie
Filastrocca un po’ meccanica di un bambino ipercinetico
Filastrocca del padre invertebrato
Filastrocca della mamma che non c'è
Filastrocca della paura del vuoto
Filastrocca della mamma in gabbia
Filastrocca del padre sconsolato
Filastrocca della mamma a sua insaputa
Filastrocca di un bambino postale