Puoi far finta di niente, questo è normale,
cieco muto e sordo per quel che vale
purché tu non sia... Irrituale.
Puoi perfino fare il pesce in barile
farti trasportare nel bene e nel male
ma evita di essere... Irrituale.
E ora non mi fare quella un po' speciale
il giudice che ascolta, quasi ospitale,
perché sarebbe proprio... Irrituale.
Evita l’azzardo in questo carnevale
dove da un giorno all’altro sei sul giornale.
Non ti conviene essere... Irrituale.
Lo vedi?, mi costringi a stigmatizzare.
Tu rispondi alla gente, è inusuale.
È un fatto nettamente... Irrituale.
Questa canzoncina l'ho dovuta inventare
perché io sono il Capo e ve lo devo inculcare
a te e alla tua masnada... Irrituale.
Voi siete moscerini e volete volare
ma ricordate sempre che vi posso schiacciare.
Dove volete andare? È irrituale.
Il potere è mio e lo vorrei urlare
io non sbaglio mai e se sbaglio è veniale
e certo io non sono... Irrituale.
Perciò io vi travolgo e me ne posso infischiare
vedete per lo meno di non fiatare
perché anche il fiato è vivo, e perciò... Irrituale
Cosa vi credete di rappresentare
dall’alto del mio scranno ogni scherzo vale,
e anche se non è umana e nemmeno normale
la mia tracotanza comunque prevale
con questa intelligenza desolatamente banale
ma il diritto sono io: questo… è il rituale.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche