Prendi due gemelli un po’ svogliati e furbetti, con dei genitori un tantino assillanti che minacciano di separarli e mandarli in collegio. Metti che i due ragazzi li prendano sul serio, temano di essere allontanati e, avendo notizia di come funzionano gli allontanamenti dei minori, inventino maltrattamenti inesistenti al solo scopo di avere la meglio.
Ve lo racconta la Filastrocca dei bastardi.
(“Commissario sa l’Armando / era proprio mio gemello / ma io ci volevo bene / come fosse mio fratello”, E. Jannacci)
Siamo stati dei bugiardi
o se volete dei bastardi.
Io ho dipinto un genitore
da film dell'orrore.
Senza un battito di ciglia
io ho descritto una famiglia
dove un litigio banale
può spedirti all'ospedale.
E se abbiamo tutti i denti
pur vivendo tra i tormenti
è perché, tra noi gemelli,
siamo come due fratelli.
Se ti mandano in collegio
io gli faccio qualche sfregio.
Se ci stai una settimana
dico che mamma è una puttana.
Se ti chiudono in convitto
dico al babbo: “Sei fritto”.
Se s'inventano la comunità
li spedisco all'aldilà.
Siam gemelli tanto uniti
e perciò li abbiam traditi.
Siam due anime in un nido
di lui solo mi fido.
Tutto corre e tutto passa...
ma non soffiarmi la ragazza!
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche