Quando bruciano i maltrattamenti i ragazzi lo chiedono: portami dovunque ma non farmi tornare a casa. Dopo qualche mese di allontanamento si pongono i problemi veri, i conflitti interni, i sensi di colpa. Meglio ritornare nella violenza, sentendosi parte di una famiglia, o restarsene fuori, con un buon prezzo di solitudine?
Filastrocca della costola rotta
è stata proprio una bella botta
Quella botta me l'ha data papà
e per questo mi trovo qua
Qua mi han messa per mia richiesta
di scappare da casa e basta
Basta solo di ritornare
sono pronta a rinnegare
Rinnegare ogni mia parola
per sentirmi un po' meno sola
Sola qua non ci voglio stare
ho bisogno di riabbracciare
Riabbracciare la mia famiglia
dove posso sentirmi figlia
Figlia ugualmente di amore e violenza
ma non posso più stare senza
Senza le botte non conosco amore.
Che facciamo Vostro Onore?
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche