Il solito intreccio: la cultura, la legge. Qualche volta la giustizia interviene a fermare violenze e mancanze e chi fino a quel momento è stato la parte debole e remissiva acquisisce potere, trova finalmente la propria realizzazione. Quasi che i momenti peggiori siano ora benedetti.
Il matrimonio ribaltato come un guanto
e per me, araba e donna, è stato un vanto.
Io lo sapevo d'aver sposato un codardo
ma poi c'è stato l'alcol, c'è stato il gioco d'azzardo.
Ve lo assicuro, non è stato divertente
capire che oramai non avevamo niente.
Però mi fu spontaneo presentargli il ricatto
che poi, a pensarci bene, era una presa d'atto.
Se prima m’imponeva ogni sua decisione
ora mi ha messo in mano anche l'amministrazione.
Non me ne importa niente se è lui l’uomo:
ogni giorno che passa deve chiedermi perdono.
Così le nostre figlie hanno potuto vedere
com'è una donna araba che raggiunge il potere.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche