(il papà)
Beh, lo sappiamo come sono le bambine
così smorfiose con le loro tettine.
Mia figlia no, non faceva differenza
e anche questo ha una sua valenza.
Lei mi cercava insistentemente
mi raggiungeva sul letto di frequente
e voleva giocare al dottore
con me che sono il suo genitore.
Non per questo potete biasimarla:
è mia figlia e continuo ad amarla.
Sua madre poi le teneva bordone
e ci lasciava da soli nel lettone.
tanto da me non voleva attenzione
e per me era una desolazione.
Come può stare un uomo senza sesso
e rimanere quietamente se stesso?
Mi è parsa proprio una bella scoperta
andare incontro a mia figlia, alla sua offerta.
In qualche modo dovevo rifarmi.
Non per questo potete condannarmi.
Questa filastrocca, che ha per tema la violenza sessuale sui bambini all’interno della famiglia, può essere letta separatamente ma anche in collegamento alla precedente Filastrocca del gioco sporco e alle prossime, che fanno riferimento ad una stessa situazione.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche