(la mamma)
Concetta Immacolata
maestra di religione
donna assai timorata
di scelta reputazione.
Mia figlia ha 11 anni
suo padre qualcuno in più.
Ho sempre taciuto i danni
per il nome di Gesù.
A volte lei ansimava
come una cagna in calore.
Il Male la possedeva?
Che accade, mio buon Signore?
Poi l'uomo si sa è rapace
e io chiudevo la porta.
Non pensavo fosse capace…
E non me ne sono accorta.
Ho avuto qualche sospetto
il giorno che la bambina
del babbo mi ha proprio detto:
“Mi tocca la passerina”.
L'ho portata da suo papà
(è stato un brutto sogno):
“Ripeti quella cosa là”.
Solo a pensarci mi vergogno.
La bimba l'ha ribadito
e io ho fatto buon viso
davanti a mio marito
sperando nel paradiso.
Per giorni e per mesi ancora
c’è stata la convivenza
pregando Nostra Signora
per la sua benevolenza.
I bimbi hanno fantasia
non lo potevo sfasciare
il matrimonio, Madonna mia,
prima di accertare.
E poi mi è crollato tutto
all'incidente probatorio.
È stato talmente brutto
che subito all'oratorio
ho chiesto perdono a Dio
di tutte le malefatte
del povero uomo mio
e delle sue disfatte.
Adesso ho capito bene.
Adesso mi rendo conto.
Più niente mi trattiene
e l'avvocato è già pronto.
Qui urge separazione
Gesù mi perdonerà
e nella perdizione
non mi abbandonerà.
Questa filastrocca, che ha per tema la violenza sessuale sui bambini all’interno della famiglia, può essere letta separatamente ma anche in collegamento alle precedenti Filastrocca del gioco sporco , Filastrocca delle smorfiose e alle prossime, che fanno riferimento ad una stessa situazione.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche