Schmoelln (Germania), 22 ottobre 2016. Un giovane somalo di 17 anni, già in cura per depressione e ospitato in un centro per minori stranieri, è seduto sul davanzale di una finestra del quinto piano. Sotto di lui e dai palazzi vicini, cori di “Salta! Salta!”, altri riprendono col telefonino.
La polizia cerca di convincerlo a desistere. Inutilmente.
Saputo di un somalo
sulla finestra a tentennare
non è sembrato anomalo
incitarlo a saltare.
In fondo cosa conta
se è soltanto un ragazzo?
L’eccitazione monta
e lui è un pazzo.
C’è pure chi riprende
con il telefonino.
Il lenzuolo si stende.
È poco più che un bambino.
O quanta bella gente
-proprio non ci si crede-
che non prova più niente
che non sente e non vede.
Nella macabra danza
si trasfigura la scena.
Ormai non c’è distanza
dal circo nell’arena.
Vorrei gridare assassini
a tutti, ad uno ad uno
ma sono andati a mangiare
e ormai non c’è nessuno.
Chissà che avevi dentro
quale dolore profondo
per saltare e in un momento
disfarti del mondo
Ma lì, sul davanzale
hai conosciuto il tuo prezzo:
la tua vita non vale
puoi anche toglierti di mezzo.
Sei stato troppo solo
e hai chiuso con tutto.
C’è soltanto un lenzuolo
per abbracciarti nel lutto.
La Commissione Giustizia del Senato dovrà a breve pronunciarsi sull'abolizione dei Tribunali per i Minorenni compresa nella cosiddetta "Riforma Orlando". Ubiminor e Cukerì sono molto preoccupati perché questa riforma avrebbe effetti devastanti sulla specializzazione dei Giudici chiamati a decidere su tutto ciò che riguarda bambini e adolescenti. Per questo sosteniamo la petizione che chiede ai Senatori di stralciare dal DDL tutti gli articoli sui Minori, e di occuparsene in una Legge "ad hoc" con più cura, e con maggiore condivisione con gli "Attori" della Giustizia Minorile: https://www.change.org/p/ |
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Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche