Tra il 26 e il 27.2.15, in una casa di Milano, Aurora, 9 mesi, è morta di fame.
Non è un caso isolato. Da una rapida ricerca in rete: a Seul, 2010, una bimba di 3 mesi ha la stessa sorte perché i genitori erano impegnati a nutrire la figlia virtuale; negli Stati Uniti, 2015, una bambina di 5 anni, alla morte per denutrizione pesava 11 chili; ancora USA, Natale 2014, una neonata di 22 giorni muore di fame mentre la mamma e il compagno sono al ristorante.
Una bambina è morta di inedia
Su questo nessun dubbio: “tragedia”
I genitori non erano indigenti
Indecenti Incoscienti Carenti
Accidenti Agenti Assenti
Lo stesso giorno hanno acquistato un’automobile
Qui prova la rima con “ignobile”
Aurora aveva nove mesi
Evitare: Difesi, Compresi.
Il cranio era un po’ schiacciato
Immobilizzato Abbandonato Mai Accarezzato
Aveva anche le piaghe da decubito
Che cosa posso dire? Non ne dubito.
Nel frigorifero c’eran scarafaggi
Tenta con Assaggi oppure Formaggi
Aurora è morta di fame
Ciarpame Letame Catrame
La Commissione Giustizia del Senato dovrà a breve pronunciarsi sull'abolizione dei Tribunali per i Minorenni compresa nella cosiddetta "Riforma Orlando". Ubiminor e Cukerì sono molto preoccupati perché questa riforma avrebbe effetti devastanti sulla specializzazione dei Giudici chiamati a decidere su tutto ciò che riguarda bambini e adolescenti. Per questo sosteniamo la petizione che chiede ai Senatori di stralciare dal DDL tutti gli articoli sui Minori, e di occuparsene in una Legge "ad hoc" con più cura, e con maggiore condivisione con gli "Attori" della Giustizia Minorile: https://www.change.org/p/ |
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Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche