per Jatta
(Gambia 1999 – Italia 2016)
Non era parte del prezzo
insegnarti a nuotare.
Eppure quello era un mezzo
da doverci pensare
di capovolgersi tutti
dal vecchio all’ultimo nato
cancellati dai flutti
come un sogno mai avverato.
A te non è successo
(esistono i miracoli?).
Ti hanno dato il permesso
di sfuggire ai tentacoli
che ti avrebbero perso
in un numero appena.
Perciò sbarchi in un verso
sei parte della scena.
Chissà cos’hai pensato
a ridere e a saltare
onde addomesticate
che non dovevi attraversare.
Chissà che cosa è stato
da questa parte del mondo
che zitto ti ha afferrato
lasciandoti sul fondo
di un mare inoffensivo
e torbido di sabbia.
Un imprevisto tardivo
che ci accende di rabbia
e sgomento a non finire
per chi ha dovuto superare
qualche inferno per subire
la tentazione del mare.
Nell’arco di pochi giorni due ragazzi sono morti in Emilia Romagna. Entrambi minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia attraversando pericoli e devastazioni, entrambi affogati in acque imprevedibili proprio quando sembrava che per loro il peggio fosse passato.
Non li ho conosciuti personalmente, amici che li hanno incontrati mi hanno trasmesso qualcosa di loro. Qui la Filastrocca per Dao
La Commissione Giustizia del Senato dovrà a breve pronunciarsi sull'abolizione dei Tribunali per i Minorenni compresa nella cosiddetta "Riforma Orlando". Ubiminor e Cukerì sono molto preoccupati perché questa riforma avrebbe effetti devastanti sulla specializzazione dei Giudici chiamati a decidere su tutto ciò che riguarda bambini e adolescenti. Per questo sosteniamo la petizione che chiede ai Senatori di stralciare dal DDL tutti gli articoli sui Minori, e di occuparsene in una Legge "ad hoc" con più cura, e con maggiore condivisione con gli "Attori" della Giustizia Minorile: https://www.change.org/p/ |
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Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche