Mutismo selettivo? Esordio psicotico? Banale ribellione adolescenziale? Risposta a violenze mai rilevate? Rivincita per essere rimasta nel Paese d’origine, bambina, mentre mamma, papà e i fratelli già erano in Italia insieme – o magari per essersene dovuta andare?
Mostri solo le treccine
perché il volto è chinato.
Così tracci il confine
del tuo mondo arrabbiato.
Sei bella, lo diresti?
Ebano ben levigato.
Mi osservi di sottecchi
e chissà se hai ascoltato.
Hai picchiato tuo fratello
per questioni da poco
hai impugnato il coltello
e non era per gioco.
16 anni è il momento
per la rabbia più nera
e per me lo sgomento
di cercare maniera
per portarmi più accosto
rispettando il mio ruolo
e forse di nascosto
incoraggiare quel volo
che ti neghi ostinata
quasi che non ti riguardi
la spinta che è innata
d’intrecciare gli sguardi
e cercare un incontro
assaporare un momento
ricercare un confronto
e stordirsi di vento.
Sfoglio il mio abbecedario
solo così, mentalmente.
Non ho il vocabolario
per parlarti veramente.
Dolcezza, ironia,
autorità, comprensione,
accoglienza, allegria,
cercare una ragione.
Io no, non ti ho incontrata
-intendo, non veramente-
sebbene anch’io, ostinata
e, credo, lealmente
abbia cercato di te
anche soltanto la voce
quasi servisse anche a me
pensarti meno infelice.
Rimango qui disarmata
e dentro un po’ mi rivolto
per non averti sfiorata
con il sorriso o l’ascolto.
La Commissione Giustizia del Senato dovrà a breve pronunciarsi sull'abolizione dei Tribunali per i Minorenni compresa nella cosiddetta "Riforma Orlando". Ubiminor e Cukerì sono molto preoccupati perché questa riforma avrebbe effetti devastanti sulla specializzazione dei Giudici chiamati a decidere su tutto ciò che riguarda bambini e adolescenti. Per questo sosteniamo la petizione che chiede ai Senatori di stralciare dal DDL tutti gli articoli sui Minori, e di occuparsene in una Legge "ad hoc" con più cura, e con maggiore condivisione con gli "Attori" della Giustizia Minorile: https://www.change.org/p/ |
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Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche