“Mi sento pronto per fare il papà,non per prendere in mano la mia vita”. Lo ammette malvolentieri - preferirebbe di gran lunga essere libero, è la sua idea fissa da sempre - ma l’eroina non è stata una buona compagna e riavvicinarsi alle figlie passa per questa strada: la comunità, in un certo senso anche abbassare la testa.
Ora preparo il pranzo
(ripasso il mio romanzo)
Dopo mangiato, una paglia
(raccoglie i cocci chi sbaglia)
Poi lavo le stoviglie
(e penso alle mie figlie)
pulisco la credenza
(mantengo l’astinenza)
sto in giardino coi cani
(intanto sogno il domani)
e un’ora mi riposo
(appena esco mi sposo).
Nel pomeriggio disegno
(lo prendo come un impegno).
e copio le colline
(scalo le benzodiazepine).
Palestra, gruppo, terapia
(quanto è dura, mamma mia)
gli altri mi fanno da specchio
(e mi ritrovo già vecchio).
Mi pesa stare qua
(Vorrei la mia libertà)
Ridere, uscire, svagarmi
(è libertà anche drogarmi?).
È stato brutto, in prigione
(bere non è una soluzione)
Vorrei farcela davvero
(non so se sono sincero).
Già ora di apparecchiare
(sarò capace a cambiare?).
Domani, incontro protetto
(ci vengo, ma ci sto stretto).
Preghiera prima di dormire
e tanta voglia di uscire.
La Commissione Giustizia del Senato dovrà a breve pronunciarsi sull'abolizione dei Tribunali per i Minorenni compresa nella cosiddetta "Riforma Orlando". Ubiminor e Cukerì sono molto preoccupati perché questa riforma avrebbe effetti devastanti sulla specializzazione dei Giudici chiamati a decidere su tutto ciò che riguarda bambini e adolescenti. Per questo sosteniamo la petizione che chiede ai Senatori di stralciare dal DDL tutti gli articoli sui Minori, e di occuparsene in una Legge "ad hoc" con più cura, e con maggiore condivisione con gli "Attori" della Giustizia Minorile: https://www.change.org/p/ |
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Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche