Il pensiero è al duplice omicidio di Pontelangorino (Ferrara) commesso da due minorenni nei primi giorni di gennaio 2017.
Fantasie…
Tira il laccio.
Non so, se so quel che faccio.
Prima del laccio il sacco.
Io godo a darvi scacco.
Prima del sacco l’ascia.
E lui vi sfigura la faccia.
E prima dell’ascia il sogno
dove ti aggiusti col mondo.
E prima del sogno il pensiero.
Io c’ero, non so, forse c’ero.
Lo ascolto salire le scale.
Non so, se mi farà male.
Le scale le prende un amico.
Non parlo, e se parlo non dico.
Non dico, ma è condivisione
Lo aspetto con eccitazione.
Il sangue tagliato a metà
- non scorre, per voi, la pietà -
mi lascia esposto alla notte
che è nera del nero che inghiotte.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche