Da tempo ci scommetto
che la prevenzione
ha un solo difetto:
una cattiva reputazione.
Come fa a dimostrare
che ha colto nel segno?
Come può misurare
il frutto del suo impegno?
Quello che non succede
specialmente in famiglia
non si sa e non si vede.
È come una conchiglia
che cela perla e sabbia
tra le sue labbra strette
e questo ci fa rabbia
e spesso non permette
di sostenere i genitori
quasi che fosse un lusso
finché tuteli i minori
perché è allarme rosso.
È miope la credenza
che devi lasciar fare.
Si arriva all’emergenza
e non si può rimediare.
Bisognerebbe evitare
esitazioni e tormenti
iniziando a rilevare
davvero i mutamenti.
Facendo seriamente
anche valutazione
potremmo dimostrare
cosa fa la prevenzione.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche