(con un pensiero a Fabrizio De Andrè)
Se saranno liti, marcondiro’ndera
Se saranno liti, marcondiro’ndà
Nel mare e sulla terra, marcondiro’ndera
Se saranno liti chi le calmerà?
Le calmerà il vicino quando capirà
Le calmerà il vicino che il telefono alzerà.
Quando è dipendenza, marcondiro’ndera
Quando è dipendenza, marcondiro’ndà
Nel babbo o nella mamma marcondiro’ndera
Quando è dipendenza chi la spezzerà?
La spezzerà la nonna che non coprirà
La spezzerà la nonna che il nipote proteggerà.
Se sarà violenza, marcondiro’ndera
Se sarà violenza, marcondiro’ndà?
Del babbo sulla mamma, marcondiro’ndera
Se sarà violenza chi lo aiuterà?
Lo salverà la mamma che non tacerà
Lo salverà la mamma che il violento denuncerà.
Quando c’è abbandono, marcondiro’ndera
Quando c’è abbandono, marcondiro’ndà
Del babbo e della mamma, marcondiro’ndera
Quando c’è abbandono chi lo colmerà?
Lo colma l’assistente quando interverrà
Lo colma l’assistente se un affido promuoverà.
Se sarà un abuso, marcondiro’ndera
Se sarà un abuso, marcondiro’ndà
Qualcuno che approfitta, marcondiro’ndera
Se ci sarà un abuso chi lo aiuterà?
Lo aiuterà la scuola che non tacerà
Lo aiuterà la scuola che il bambino segnalerà.
Quando il rischio è forte, marcondiro’ndera
Quando il rischio è forte, marcondiro’ndà.
Nel mare e sulla terra, marcondiro’ndera
Quando il rischio è forte chi tutelerà?
Può farlo il tribunale se deciderà
Può farlo il tribunale se il decreto lo emanerà.
Se saranno botte, marcondiro’ndera
Se saranno botte, marcondiro’ndà.
Del babbo o della mamma, marcondiro’ndera
Se saranno botte chi le fermerà?
Le fermerà il pediatra che lo scriverà
Le fermerà il pediatra che il referto non negherà.
Quando un bimbo è solo, marcondiro’ndera
Quando un bimbo è solo, marcondiro’ndà
Nel mare e sulla terra, marcondiro’ndera
Quando un bimbo è solo chi lo aiuterà?
Sarà ogni cittadino che si accorgerà
Sarà ogni cittadino che il bambino proteggerà.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche