Allora vi presento
la controriforma.
Assieme al mio spavento
accresce e prende forma
il dubbio che si tratti
dell'uragano Orlando.
Tutti noi qui distrutti,
lui col telecomando
distrugge, rade al suolo
e non ricostruisce.
Se sia ignoranza o dolo
proprio non si capisce.
Le regole del gioco
si cambian raramente
rifletterci un poco
sarebbe conveniente.
Bisogna andarci dentro
fino alle conseguenze
cercare il baricentro
tra tutte le esigenze.
I deboli per primi
però non hanno voce.
Se parlo dei bambini
il pensiero è atroce.
Lo scrivono Garanti,
avvocati e professori
l'han detto tutti quanti
che per i minori
è importante ascoltare.
E anche la politica
lo dovrebbe imparare
partendo dalla pratica.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche