Mia figlia ha sbagliato
a cercare la luna.
Un figlio va cullato
anche nella sfortuna.
Ma lei, cervello ottuso
è voluta emigrare.
Con i bimbi ha chiuso
e via, a ricominciare.
I bimbi, nel frattempo,
col padre, buono quello!
Non c’è stato scampo.
Ha combinato un macello.
Alcol, video erotici
fame, notti fuori
hanno esiti tragici
su quattro minori.
Vengono i vicini
e viene un poliziotto
porta via i bambini
da quel luogo corrotto
ma il male è commesso
e in comunità
quello che è successo
si ripeterà.
Erano bambini
uno ha fatto violenza.
Erano bambini
e non c’è stata sentenza.
Corre, corre forte
il primo, adolescente
parla della morte
e non sente più niente.
Per questo ho voluto
il ricongiungimento
ma poi non ho saputo
calmare il suo tormento.
Lui scappa, dorme fuori
ha fin troppo denaro
incontra dei signori
e sfoggia un riso amaro.
E io che l’amo tanto
Non so cosa sperare.
Mi accorgo che il mio pianto
non lo potrà fermare.
La filastrocca appartiene a un gruppo di "Filastrocche dello sgomento e dello spiraglio", riferite a una identica situazione. Nella prima parla la madre, Nelle prossime, il ragazzo e l'educatrice.
Questo il testo introduttivo:
Dei ragazzi di strada qualche cosa sappiamo. Le fogne di Bucarest, le periferie metropolitane. È diverso averne uno davanti, sentirlo raccontare - come fosse lui il più potente - i tratti ripetuti della sua sottomissione.
Il ragazzo ha 14 anni e viene dall’Europa dell’Est. La mamma e la nonna sono la lente d’ingrandimento della nostra impotenza, lui nasconde le lacrime sotto il cerone. Più che in tante altre vicende, non è stato facile ascoltare.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche