Okay, la bigenitorialità. Okay, i legami di sangue. Purché non se ne faccia un’ideologia, perché le ideologie lasciano morti e feriti e questa non è da meno.
Alcuni bambini si allontanano da un genitore perché non riescono a perdonarlo. Ci sono ferite da rimarginare, non megafoni da impugnare. Non è una mamma cattiva a determinare l’alienazione del papà, è una sofferenza ancora aperta di cui occorre tenere conto.
Tu ascolti ma sei grande
io soltanto un bambino.
Basta con le domande.
Quando vieni vicino
mi viene mal di pancia
e ho tanta paura
che nella tua bilancia
una giustizia sicura
decida malamente
e m’imponga gli incontri
con chi, attualmente
considero tra i mostri.
Perché dovrei incontrarlo?
No, non mi piace.
Perché perdonarlo?
Lasciatemi in pace.
Lui è molto cattivo
picchiava mia madre.
Non ci vedo un motivo
per rivedere mio padre.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche