A 18 anni si diventa adulti.
Davvero?
Giuridicamente certo, ma nella vita vera un giorno in più cambia poco. E se non si ha una famiglia alle spalle e si è arrivati fin lì con l’aiuto di adulti che non erano i genitori (leggi affidatari, leggi educatori di comunità) il compleanno fatidico diventa una meta e una forca al medesimo tempo.
Queste rime sono dedicate a una ragazza in particolare, ma sono anche un pensiero di gratitudine per quella bellissima realtà che è l’associazione nazionale Agevolando, composta da “ex” fuori famiglia. Per info, www.agevolando.org
Lo sai com’è sentirsi
in piedi sulla soglia
immalinconirsi
e bruciare dalla voglia
per quella indipendenza
che solo a immaginarla
perde consistenza
ma vorresti imitarla?
Sei quasi maggiorenne
te lo senti già addosso
ma il passaggio non è indenne
e ti domandi: posso?
Posso davvero osare
pensare che è finita
vivere, lavorare
e fare la mia vita?
Mi avete accompagnata
perché sono sola.
Mi sono ribellata
ma adesso il tempo vola.
Mi vien la tremarella
soltanto a pensarci.
La libertà è bella
tutto sta ad arrivarci.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche