L’affido funziona a meraviglia, i nonni sono giovani, teneri e capaci. Meno male che ci sono, mentre la mamma cerca di riprendersi dalla malattia. Questo non risparmia il bambino dalla rabbia di non averla accanto.
Con te sono arrabbiato
mamma, brutta e cattiva.
Perciò non ti ho abbracciato.
Prima o poi arriva
il tempo dedicato
alle grandi spiegazioni.
Ora sono arrabbiato
e non sento ragioni.
Certo che sto bene
e a volte il tempo vola
perché ho giornate piene
anche se non c’è scuola.
Noi qui stiamo coi nonni
e io li amo tanto
ma tu perché non torni?
Non lo sai che ho pianto?
Mi dicono che hai preso
una strana malattia.
Io non ho ben compreso
però, portami via.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche