Era un amore proibito?
Lo crede davvero?
Io non l’ho intuito.
Mi sembrava sincero.
Niente a paragone
dell’uomo che in passato
per più di una stagione
mi ha violentato.
Io ero ragazzina
lui era di famiglia
e la mamma, indovina?,
non ha creduto a sua figlia.
Per anni e anni allora
son stata allontanata
ma quando è giunta l’ora
da lei sono tornata.
“Adesso ho 18 anni!
Adesso sono grande!
Voglio guarire i danni
far tutte le mie domande”.
Poi è venuto spontaneo
abitandoci insieme,
un po’ più che coetaneo,
volergli bene.
Lui stava con mia madre
era il suo ragazzo.
Doveva essermi padre?
Di me sembrava pazzo.
Era tutto un cercarmi
nel buio e di nascosto
per riuscire ad amarmi
e io l’ho corrisposto.
Mia madre l’ha imparato
che ero al quarto figlio
e allora lo ha cacciato
con grande scompiglio.
Lui sembrava sincero
e io gli ho creduto
anche se a dire il vero
non ha riconosciuto
nessuno dei suoi figli
e, adesso lo ammetto,
cercare nascondigli
era il suo diletto.
Mi aveva anche spronata
tra le braccia di un altro.
Con lui ero sposata
ma quando è nato il quarto
lui che era un tipo chiuso
per quanto mi amasse
sentendosi deluso
è passato alle minacce.
E quanto era geloso!
E quanto era violento!
Vivevo sempre al chiuso
tra vergogna e tormento.
Non si ferma l’amore.
Lui lo vedevo lo stesso.
Mi si è spaccato il cuore
il giorno che, quel fesso,
invece di impegnarsi
per il nostro futuro
ha deciso di sposarsi
e tra noi ha messo un muro.
Ha sposato mia madre,
già, lei lo ha ripreso.
Dovrebbe fare il padre?
Tu, giudice, hai compreso?
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche