Gli ho visto un mezzo sorriso
in sala d’aspetto.
Sembrava indeciso
era vigile e incerto.
Quando poi l’ho spogliato
sono rimasta allibita
a vederlo segnato
tanto dalla vita.
Aveva 8 anni
sembrava più piccino
non si contano i danni
sul suo corpicino.
Io l’ho visitato
qui al Pronto Soccorso.
Era stato picchiato
ustionato e morso.
Senz’altro deprivato
di cibo e di calore
non ha mai giocato
e io, che son dottore,
conosco il mio mestiere
e l’ho rassicurato
ma era dura vedere.
Una lacrima ha solcato
la mia guancia di donna
in fondo fortunata,
con l’esperienza di mamma
e la coscienza allertata.
Ho scritto il mio referto
che spero servirà.
La rabbia e lo sconcerto
non mi abbandonerà.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche