Che poi, sentita la ragazza, penseresti: ora viene qui, ammette i suoi torti, chiede di riprendersi la figlia.
Questo Melina si aspetta da lui.
Invece…
Date la colpa a mia figlia
che io non ne ho nessuna.
È lei che mi spariglia
le carte e la fortuna.
Non sono un ubriacone
però, questo lo ammetto
per via della tensione
ho bevuto un goccetto.
Non sa quanti spaventi
ogni volta che scappava.
In tutti quei momenti
l’alcol mi consolava.
Mia moglie poi è bugiarda
io non l’ho mai picchiata.
Vent’anni di riguardi
come una fidanzata.
Però ho bevuto poco
però ho picchiato niente.
Io qui faccio il mio gioco.
E allora, chi mente?
La favola di Melina: la ragazza
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche