Con un pensiero di gratitudine a Danilo Dolci: “Ognuno cresce solo se sognato”.
Si sa che ognuno cresce
solo se sognato.
A volte non riesce
a chi non è pensato
e chi abita il sogno
di un uomo in catene
può ignorare il bisogno
di sciogliere le vele.
In tanti si accontentano
e stanno sul sicuro
ma alcuni si arrovellano
per saltare oltre il muro.
Li aiuta un venticello
che soffia dove vuole
un desiderio bello
che irrompe e fa rumore
pretende libertà
illumina e accompagna.
Non è felicità
quello che si guadagna.
È sentirsi più interi
e in una gabbia più grande
che dà spazio ai pensieri
ai dubbi e alle domande.
Quel vento ha una voce.
Ti chiedon di ignorarla.
Tu ascolti e ti seduce
finisci per amarla.
Si apre una ferita
sanguinante, profonda.
Sarà nella tua vita
la vena più feconda.
C’è poco da spiegare.
Io da te imparo
che accettarsi (o provare)
è un boccone amaro.
Non sarai mai completa
però oggi vai a scuola.
Cara Elizabeta
non correre: vola!
Queste “filastrocche per una scelta difficile” sono dedicate a Elizabeta, una ragazza sinti di 16 anni che per sfuggire a un futuro già segnato ha chiesto di entrare in una comunità educativa. Più di tutto, ciò che l’ha condotta è stato il desiderio di studiare, che per lei non è promessa di denaro o prestigio ma conoscenza e scoperta. Mi parla di matrimoni combinati tra ragazzini, di alcol in eccesso, di violenza familiare, e poi: “Io sono cresciuta in un certo modo e per me queste cose sono normali, però allo stesso tempo vado a scuola e scopro che non sono normali per niente. Io amo i miei genitori, li amo moltissimo, ma non voglio vivere così”.
A lei, e a noi, auguri di un tempo migliore.
Filastrocche di una scelta difficile - Elizabeta. Lettera ai genitori
Filastrocche di una scelta difficile - La risposta della mamma
Filastrocche di una scelta difficile - La risposta del papà
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche