In Italia il processo penale minorile è molto bello. A volerlo fare bene, è una possibilità di liberazione da lacci, fughe, maschere, traumi, dolori troppo grandi da portare e stupide presunzioni d’onnipotenza.
Questa filastrocca è dedicata ai buoni giudici che ho avuto la possibilità di affiancare in dibattimento.
Stimolante
l’appropriatezza
delle tue domande
che spezza
la retorica della liturgia.
Si può usare la magia
intrattenere
far finta di sapere
assolvere e condannare
per farsi guardare.
O starli a sentire
per tirarli fuori,
non per irretire
ma per volerli migliori.
C’è un rispetto profondo
un’attenzione di padre
mentre porti in fondo
questo giudicare.
Il processo è un atto
colmo di speranza.
Rimane, il resto,
fuori dalla stanza.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche