È probabile che nell’infanzia sia stato abusato dal padre. Nessuno l’aveva provato, lui bambino è stato ritenuto un testimone non attendibile. Sulla soglia della maggiore età ha commesso reati violenti e ha una propensione preoccupante verso i ragazzini. La messa alla prova che è stata tentata, purtroppo non è andata a buon fine.
Non puoi restituirmi
il bambino che ero
anche se vuoi capirmi
e sembri sincero.
Io neppure ricordo
che cosa mi è successo.
Mio padre è un ingordo
non chiedeva il permesso.
Si ventila un abuso
chissà che cosa è stato.
Mi sento confuso
e ho dimenticato
ma c’è chi non dimentica
qui, dentro al mio cervello
e a sorpresa si vendica
proprio sul più bello.
Ci volevo provare
a scansare la condanna
ma non so contrastare
il “Me” che mi comanda.
Mio padre è un perverso.
Nessuno l’ha provato.
Io non sono diverso
l’incubo è rovesciato.
Impossibile arginarlo
e zero alternative.
La mia strada è imitarlo.
Forse si sopravvive.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche