Nell’estate 2017 una bambina di pochi mesi è caduta dal davanzale ed è morta nell’impatto a terra. La mamma si trovava in un’altra stanza, la zia era di spalle e la piccola giocava sul letto con il fratellino e il cuginetto di pochi anni, ma il letto era vicino alla finestra…
Buttala, buttala, la sorellina
Buttala giù questa bella bambina
Basta soltanto una spintarella
C’era una bimba, c’è una frittella
E se ora scivola a testa in giù
La sorellina non piange più
Spingi anche tu e non aver fretta
Così ti disfi della cuginetta
Buttala ora finché fa giorno
Non c’è la mamma vicina o dintorno
Buttala giù senza fare rumore
Così la zia non chiama il dottore
Stendila bene sul davanzale
Che cos’è il bene? Che cos’è il male?
Canta la ninna e spingila forte
Nessuno mai ti ha spiegato la morte.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche